una giornata di
ordinaria paura, in cui si sono diffuse, dentro e fuori lo
stabilimento,
indiscrezioni e
notizie provenienti da più fronti:
da Roma, dove si
sono incontrati i ministri Flavio Zanonato (Sviluppo Economico)
e Andrea Orlando
(Ambiente), nonché i presidenti di Puglia e Liguria, Nichi Vendola e
Claudio Burlando, e i vertici dimissionari dell’Ilva, Bruno
Ferrante (presidente) e Enrico Bondi (amministratore delegato); da
Milano, dove il consiglio di amministrazione di Riva Fire, ha
annunciato che «il sequestro (di 8,1 miliardi di euro, ndr) deciso
dai magistrati di Taranto mette a rischio la continuità aziendale»;
dall’interno dello stesso siderurgico, dove è andato a far visita
ai dipendenti Vitaliano Esposito, garante per l’applicazione
dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), lo stesso che poi
nel primo pomeriggio, incontrando, prima, i vertici territoriali
delle organizzazioni sindacali, e, poi, i giornalisti, ha detto di
aver potuto verificare, grazie ad una relazione dell’Ispra, che
l’azienda, finora, cioè in poco più di sei mesi, ha accomulato
una serie di ritardi, almeno dieci, nell’applicazione dell’Aia, e
che la stessa azienda ha, di fatto, chiesto e ottenuto dal governo
(Monti presumibilmente, ndr) di poter ritardare, sine die, la
copertura dei nastri che trasportano i minerali,
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