lunedì 20 maggio 2013

per cambiare le cose a Taranto all'Ilva e in città - serve il sindacato di classe e l'organizzazione comunista

Nocivo è il capitale non la fabbrica !

Questa verità scientifica e di classe all'Ilva e in città è diventata difficile affermarla e praticarla.
La produzione per il profitto è la caratteristica fondamentale della società capitalistica. In questo  sistema i padroni, siano essi padron Riva o siano essi gestori di un impianto turistico, di una industria del pesce, hanno sempre lo scopo del massimo profitto basandolo sul massimo sfruttamento dei lavoratori e sulla riduzione dei costi per salute e sicurezza.
Senza quindi abbattere il sistema capitalista è impossibile risolvere realmente il problema di un lavoro sicuro e in sicurezza e di un territorio non devastato e inquinato.
Per abbattere il sistema capitalistico serve la rivoluzione operaia e popolare, che rovesci i governi e lo Stato capitalistico e instauri il potere operaio e popolare, attraverso il quale è possibile modificare in forma pianificata produzioni e condizioni della produzione che mettano al primo posto il benessere della maggioranza popolare della società e un lavoro, quanto più ridotto possibile, con posti di lavoro e territori liberi da pericoli e nocività per la salute e la sicurezza.
Questi concetti di buon senso, di visione concreta e scientifica della situazione a Taranto, dal riformismo ambientalista e dalla ciarlataneria 'libera e pensante'' vengono disconosciuti anche se insieme a giuste e sacrosante denunce di morti  sul lavoro e da inquinamento che colpiscono operai e popolazione, interi quartieri cittadini, donne e bambini.
Senza questi concetti base è impossibile fare una lotta vera per cambiare realmente le cose, ma soprattutto è impossibile individuare le classi sociali che in questa città hanno interesse strategico a cambiare le cose e che hanno o possono avere la forza, se organizzate, di cambiarla realmente.
Se si ragiona così si comprende che la classe operaia e gli operai Ilva non possono essere visti come vittime
e complici, nè come burattini o fantasmi. Chi li vede così guarda la superfice e non la sostanza.. è lui la vittima del pensiero borghese e riformista, è lui complice della continuità del sistema capitalista e infine è un sostenitore di idee che non corrispondono ad una analisi scientifica della realtà e di conseguenza un burattino che si fa propagandista tra le masse delle idee della borghesia e del riformismo.
Si diventa così - sia se si è in fabbrica, sia se si agisce fuori da essa - non una avanguardia della lotta per il lavoro e la salute e della trasformazione del sistema ma una retroguardia, anche se incazzata e moralista.
Per lottare in fabbrica è indispensabile l'organizzazione degli operai, questa organizzazione è il sindacato di classe, che si può organizzare e sviluppare in lotta contro il sindacato del padrone, i sindacati confederali e contro la disorganizzazzione e individualizzazione degli operai, anche di quelli che pensano che da soli, come individui, di contrastare il padrone, cosa oltre che è impossibile e illusoria, è esattamente quello che vuole il padrone; perchè contro individui anche se incazzati sà di vincere, così come i sindacati confederali sanno bene che se gli operai scelgono la protesta individuale, il monopolio della rappresentanza resta nelle loro mani.
Ma certamente non basta il sindacato per lottare contro padroni, governo e Stato dei padroni e ancor meno per costruire la forza per rovesciare il sistema, serve la rivoluzione, e la rivoluzione si può fare se le energie migliori e più avanzate della classe operaia e del popolo si organizzano in una forma superiore di organizzazione che è il partito politico della classe operaia.
Chi parla genericamente contro i partiti, confondendo la politica con la politica parlamentare e il partito con i partiti parlamentari, parla anche contro il partito che invece serve ai proletari e alle masse popolari , il partito comunista autentico, il partito rivoluzionario.
Che borghesi e piccolo borghesi di questa città non vogliano un simile partito e da sempre ne costrastino nascita e sviluppo, spesso in combutta con digos e stato, è naturale e inevitabile, ma che alcuni operai, giovani ribelli, attivi in lotte sociali e con mente critica rispetto al capitale, padroni, stato, tipo di società in cui viviamo si uniscano a questa corrente antipolitica, apolitica e antipartito è cosa sbagliata e dannosa per sè stessi e la classe; significa contribuire invece a rendere eterno il dominio del capitale e operare perchè la rivoluzione sia difficile e 'impossibile' proprio come vuole la borghesia.
Sulla base di questa linea e di questa analisi che noi lavoriamo all'Ilva e in questa città, e per questi obiettivi che esiste il circolo di proletari comunisti a Taranto. Ciò richiede spirito rivoluzionario, compattezza, tenacia
spirito aperto e volontà di impadronirsi del pensiero rivoluzionario del proletariato per applicarlo e sopratutto capacità di essere e agire controcorrente sia verso il pensiero benpensante in città, sia contro il  'pensiero che si autodefinisce 'libero e pensante'.
Questa  battaglia è indispensabile e va condotta con coerenza; per questo anche nel circolo l'azione e la discussione deve essere sempre viva e anche al nostro interno per essere uniti, bisogna delimitarsi dal pantano opportunista che ci circonda e quando alcuni compagni non perseguono con coerenza questi obiettivi e giusto che il circolo sia in grado di liberarsene e così rafforzare la propria unità e la propria battaglia.
Il circolo di proletari comunisti sta attraversando oggi nella nostra città questa fase e si opera con lo studio, la formazione con la lotta e l'organizzazzione per servire la causa della costruzione del partito comunista e del
sindacato di classe, strumenti indispensabile ai proletari e alle masse oggi per vincere la battaglia su cui sono impegnati, in particolare all'Ilva e in città.

Riproponiamo a seguire stralci di comunicati che hanno riguardato la vita interna del circolo

Il circolo di proletari comunisti Taranto è una organizzazzione seria e trasparente nel suo agire, priva di spirito di parte e settarismo, giornalmente impegnata ad attivare lotte dure e reali di operai, disoccupati, precari  contro padroni, amministrazioni comunali, stato e governo, in alternativa ai partiti parlamentari vecchi e nuovi e ai sindacati della collaborazione di classe.
Nel circolo si lotta e si studia, si attiva la critica e l'autocritica, avendo a cuore solo gli interessi di classe dei proletari e delle masse e la lotta per la rivoluzione in città, come a livello internazionale.
La militanza nel circolo è difficile, piena di oneri e pericoli, ma proprio per questo dà senso e sostanza alla dignità proletaria e comunista affossata in questi anni da falsi comunisti, riformisti demagoghi e opportunisti nella nostra città.
Per ribadire questo il circolo ha deciso di pubblicare un comunicato circa ultime sue vicende interne.

comunicato 24 aprile 2013

Nell'ultima riunione del circolo è stata presa la decisione di dimettere dal circolo due compagni, conosciuti da molti per le lotte, Benni Scripilliti e Angelo Di Pietro, dato che negli ultimi tempi non erano più attivi, adducendo motivi personali.
Abbiamo preso atto, ma non pensiamo che si tratti solo di motivi personali, anche se non sono stati addotti motivi politici di dissenso di linea.
Angelo Di Pietro dopo essere stato molto attivo nella lotta dei disoccupati, dagli inizi dell'anno  ha accettato e subito pressioni familiari ed è andato alla ricerca di un lavoro, fuori dal contesto della lotta dei disoccupati; quindi è una rinuncia e una resa quello che stà dietro i motivi personali.
Benni Scripilliti invece negli ultimi tempi ha messo in contrasto impegni di lavoro con l'impegno politico, nonostante non  lo fossero affatto ed è apparso sempre più influenzato dalle posizioni dell'opportunismo cittadino che si coagula intorno al 'comitato liberi e pensanti ', ecc.
La battaglia dei comunisti autentici e dei proletari d'avanguardia a Taranto è difficile e controcorrente e si misura con una forte e quotidiana repressione, criminalizzazione e campagne di diffamazione e isolamento. E' naturale che vi sono compagni, senza solide basi ideologiche comuniste e di classe, che possano cedere a queste campagne e che non si sentono più in grado di portare avanti questa battaglia, ma proprio per questo occorre che il circolo sia salvaguardato da simili idee e atteggiamenti.

circolo proletari comunisti taranto
pcro.red@gmail.com


A proposito del post  di mercoledi 24 aprile 
"dal circolo di proletari comunisti"

Nel circolo di proletari comunisti il mio impegno è sempre stato serio e determinato, convinto del lavoro politico e soddisfatto dei risultati concreti,anche se piccoli e parziali.Senza mai un passo indietro ,anche quando la lotta diventava   difficile e pericolosa. Lotte dure e reali ,veri assaggi di lotta di classe che danno continua forza a chi cose come  il comunismo,l'appartenenza con dignità al proletariato,la necessità di un conflitto di classe,l'esigenza della rivoluzione,l'irrinunciabilità alla violenza di classe, le ha imparate prima tra le masse,nella vita di tutti i giorni e solo successivamente studiate su ahimè troppo pochi  libri.
La mia formazione " in stretto legame con le masse " è proletaria per  appartenenza e comunista per scelta,nonostante il nome che mi  porto addosso,le mie solide basi comuniste e di classe le ho costruite con fatica ,dissentire  dalla linea di proletari comunisti mi ha allontanato dal circolo...non dal comunismo.
Fermo restando il rispetto e la stima per il direttivo e le lotte che nel tempo ha portato avanti, non posso fare a meno di evidenziare alcune cose .Mi si rimprovera di non aver addotto motivazioni politiche di dissenso di linea,ma questo non è vero perchè i contrasti, le discussioni agguerrite e le critiche accese   non sono mai mancati nelle assemblee,a partire da quel 2 agosto,quando il comitato ancora non si era costituito.Quando ho dissentito dalla linea di proletari comunisti che agiva con pregiudizio rispetto alla invasione di migliaia di cittadini e lavoratori che interrompevano giustamente il teatrino indegno dei sindacati confederali .Perchè da comunista invece sentivo l'esigenza di appoggiare e condividere attivamente quel momento di insurrezione di massa contro i sindacati asserviti.  L'aver fatto autocritica dopo, oltre a constatare una opportunità mancata, serve a noi ma non alla costruzione tattica di una lotta lunga e dura che necessariamente deve comprendere  l'unità di tutte le avanguardie e le realtà in lotta.Ogni avvenimento va considerato per ciò che è,non per chi lo propone.Ogni divisione,ogni settarismo lavora contro  la costruzione di un fronte proletario d'avanguardia capace realmente di cambiare  i rapporti di forza tra padroni e lavoratori, oppressori e oppressi, avvelenatori e avvelenati.A Taranto questo serve,non si può rimanere  immobilizzati dal settarismo,dalla competizione,dal pregiudizio.

benni scripilliti


Comunicato del circolo di proletari comnunisti 

Su questa lettera va chiarito senza ombra di dubbio che Benni ha sempre detto che non riusciva a dare attività al circolo per i problemi personali che aveva, e quindi, non può in maniera ipocrita e autogratificante legare il suo allontanamento alle posizioni politiche differenti che avrebbe sostenuto nel circolo e nella sua azione. Quando noi abbiamo detto nel comunicato che dietro quella posizione si celava anche un'influenza negativa dell'orientamento circolante del comitato liberi e pensanti, alludevamo non tanto ad una posizione politica differente, ma ad una mentalità e concezione che vede i problemi personali, che vede la città e i cittadini e che misura la politica e l'organizzazione, secondo le opinioni dominanti e il grado di conformità ad esse, che misura l'aggregazione e la validità delle idee per i numeri che attira e non per i contenuti antagonisti e comunisti che esprime, rispetto alla lotta in corso e al movimento di trasformazione dell'esistente e della vita stessa; che rende sempre di più la militanza, una militanza di opinione che partecipa a grandi eventi e manifestazioni e non costruisce invece quotidianamente organizzazione, coscienza e lotta reale là dove è difficile condurla, in fabbrica, come tra i disoccupati, nei quartieri. E' questa concezione e mentalità che fa da sfondo alla posizione attuale di Benni.
Affrontati con questa concezione, i problemi personali rendono difficile la militanza organizzata ma sono invece pienamente compatibili con l'oggettiva trasformazione di sé stessi in “liberi e pensanti”.
Benni questo non lo comprende e non lo vuole riconoscere, e parla e straparla a vuoto di “settarismo”, di “unità”, a noi che abbiamo fatto sempre della lotta al settarismo, della ricerca dell'unità nelle lotte una costante della nostra linea e azione; a noi che abbiamo dato energie e sangue a sostegno di ogni lotta e di ogni iniziativa utile ai lavoratori e alle masse anche quando non condividevamo le posizioni di chi le dirigeva; a noi che siamo a Taranto “vittime” del settarismo scientifico di opportunisti e miserabili di questa città, che, facendo loro sì i settari e gruppettari, non vogliono le nostre bandiere (mentre portano eccome le loro!), perchè non vogliono le nostre persone, la nostra lotta, la nostra irriducibile e disinteressata posizione di combattimento contro tutti i poteri forti o meno forti di questa città, contro tutte le varianti di politici, politicanti, sindacalisti e personaggi che salgono sul carro dei problemi ma al proprio servizio e sulla pelle delle masse che prima o poi sempre svendono e tradiscono. 
Tutto questo Benni lo dovrebbe sapere bene.
Quindi, parlare di “settarismo” nei nostri confronti è un insulto e una vergogna!

Siamo suscettibili a, e li abbiamo fatti e riconosciuti, errori di tattica verso il Comitato Liberi e pensanti, ma questi non hanno niente a che fare col settarismo, hanno a che fare solo ed esclusivamente con l'interpretazione sul campo di scelte di azione fatte sempre nell'esclusivo interesse di far avanzare la lotta utile e necessaria, anche quella del Comitato Liberi e pensanti quando essa è giusta – basti pensare alla posizione e unità attiva che abbiamo avuto in occasione della rivolta/occupazione operaia del 27 novembre all'Ilva, ma come in altre occasioni.
Chiaramente e giustamente, invece, abbiamo attaccato l'enorme abisso settario e umano mostrato dal Comitato LP, e che ci ha diviso da esso, in occasione della mobilitazionein fabbrica e in città per la morte di Claudio Marsella (per cui non c'è nessuna giustificazione che tenga, sia essa di critica alle “bandiere” quando si vogliono affermare solo le proprie “bandierine”, sia essa di critica ai sindacati tout court messi sullo stesso piano dei sindacati confederali, facendo così un favore ai padroni); così come il loro silenzio e assenza in occasione della tenace e importante azione del 22 marzo della Rete nazionale per la sicurezza e la salute Che dire poi del fatto che queste persone e i loro esponenti principali mai hanno sprecato un'energia o un rigo per sostenere la lotta dei disoccupati – e Benni, più di ogni altro dovrebbe sapere anche questo.
Anche quando Benni ha espresso opinioni e domande di una diversa tattica e diverso approccio verso il Comitato Liberi e pensanti,  Benni nasconde e dimentica che queste cose sono state prese in considerazione nel circolo, e allo stesso Benni è stato detto di andare a partecipare attivamente alle riunioni, iniziative pubbliche del Comitato, di intervenire, anche per verificare tutte le possibilità di un lavoro e di una battaglia comune in tutte le forme necessarie. Ma Benni a questo si è sempre sottratto (con una linea e pratica, tipica dell'estremismo opportunista: “forte” nella critica ai compagni dentro il circolo di proletari comunisti, e debole/pauroso verso l'esterno, verso il Comitato), tanto che in alcuni casi, sono stati i dirigenti del circolo che si sono messi in moto per cercare di portare avanti questo sforzo di approccio, parlando direttamente e proponendo e proponendosi in alcune iniziative dei Liberi e pensanti.
Infine, Benni dovrebbe sapere che un'organizzazione comunista non è un gruppo di amici o un centro sociale e, quindi, ha al suo interno impegno e rigore, unità e amore che è cementato solo ed esclusivamente dalla coerenza tra idee e pratica e spirito di servizio verso la classe operaia e le masse sfruttate.
Il comunismo è il programma, la teoria e l'azione del proletariato e delle masse e nessuno può dirsi “comunista” interpretando il “comunismo” alla “libera e pensante” maniera.
Il comunismo non è un'idea, o un'idea di sé, ma il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti.

Il circolo di proletari comunisti
5.5.13



 


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