sabato 25 maggio 2013

Martedì sera 28 sarà a disposizione il testo completo del provvedimento Todisco - ore 18 c/o Slai cobas via Rintone, 22 - in occasione della presentazione analisi "Impero Riva".


Enrico Riva
Un sequestro preventivo per 8 miliardi e 100 milioni di euro sui beni della Riva Fire spa, che controlla l'Ilva spa e quindi il siderurgico di Taranto, e 16 indagati per reati ambientali, tra cui Emilio Riva, i figli Nicola e Fabio, gli ex direttori dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'attuale presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante... e quindi il gip ha disposto i sigilli su beni per questa cifra affidandone la custodia ad un amministratore: Mario Tagarelli, ex presidente dell'Ordine commercialisti di Taranto...

La produzione non si tocca
Il sequestro scattato oggi va a incidere sui beni della Riva Fire, società capogruppo dei Riva, e non sul siderurgico di Taranto che prosegue quindi la sua attività e mantiene i suoi 11mila posti di lavoro diretti. Sul punto il procuratore Sebastio è stato netto ed esplicito: "La produzione non si tocca"... "Se ci saranno sequestri nei confronti dell'Ilva spa - ha precisato il procuratore - saranno fatti solo in una misura marginale e residuale e solo qualora attraverso i beni di Riva Fire non si arrivasse alla capienza degli 8 miliardi e 100 milioni. Ma in ogni caso questi eventuali sequestri nei confronti di Ilva riguarderanno soltanto beni che non attengono la produzione, quindi nè impianti, nè macchine, nè prodotti, nè materie prime".
Perchè 8 miliardi
La cifra indicata nel provvedimento del gip deriva dalla stima fatta dai periti incaricati dalla stessa autorità giudiziaria. "Il costo totale degli interventi necessari al ripristino funzionale degli impianti delle aree a caldo, quale "conditio sine qua non" per un possibile successivo risanamento ambientale, risulta stimato complessivamente dai custodi pari a 8 miliardi e 100 milioni di euro, ai quali dovrà essere aggiunto il costo per gli interventi di caratterizzazione e bonifica dei sistemi acqua-suolo soggiacenti l'area parchi minerali"...
"Così i Riva hanno tratto profitto"
Ai Riva il gip ha contestato "un ingentissimo vantaggio economico derivante dalla mancata effettuazione del complesso di opere strutturali necessarie alla completa ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto". "E' altrettanto evidente - ha scritto il gip - che il vantaggio economico si è riverberato essenzialmente sulla controllante Riva Fire spa che altrimenti avrebbe dovuto ricapitalizzare la controllata Ilva spa, utilizzando la liquidità disponibile del gruppo, ovvero esponendosi con gli istituti di credito, facendo ricorso a fidi e finanziamenti necessari, con evidenti oneri connessi". Gli indagati, per il gip, hanno commesso "gli illeciti penali non nel solo interesse della persona giuridica Ilva spa ma anche del superiore interesse della controllante Riva Fire spa". Secondo il magistrato, inoltre, "il profitto non deve assumere necessariamente natura di ricavo patrimoniale potendo essere integrato anche da un semplice risparmio nei costi di produzione".
Riflesso anche sugli ultimi incidenti mortali
"La mancata attuazione di un modello organizzativo e gestionale adeguato alla complessità aziendale... ha rappresentato concausa non trascurabile agli infortuni occorsi negli ultimi mesi che hanno comportato lesioni gravissime di un lavoratore e il decesso di altri tre operatori". E' la dura accusa che il gip ha lanciato ai Riva riferendosi agli infortuni mortali degli operai Claudio Marsella il 30 ottobre 2012, Francesco Zaccaria il 28 novembre 2012 e Ciro Moccia il 28 febbraio 2013. Secondo il magistrato nell'Ilva esiste una "situazione critica per la tutela della salute dei lavoratori aggravata dall'assente definizione di ruoli, compiti e responsabilità delle figure aziendali nell'ambito dell'organizzazione aziendale risultata del tutto carente".

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