Come al solito, nulla di nulla; ipocrisie e condoglianze a cui di solito seguono reticenze, ostruzionismi per l'accertamento della verità e in alcuni casi anche pressioni affinchè si taccia o si coprano responsabilità. Temiamo che questo avvenga anche in questo caso.
Alle prime reazioni si sono aggiunte le dichiarazioni fatte ieri dal nuovo direttore dello Stabilimento, insediato da Gnudi, Roberto Renon, che viene da l'Enel e quindi dobbiamo pensare privo di competenze specifiche nel settore siderurgico. Tutte le nuove nomine sono scarsamente motivate per criteri, competenze e affidabilità, e pur dovendo anch'esse essere giudicate sulla base dei fatti, tuttora sembrano essere all'insegna dei 'cambi di organigramma', di nuove cordate e di interessi commerciali e finanziari, e non industriali e siderurgici, nel quadro più generale del confuso programma di vendita/svendita dell'Ilva.
Ma per restare in tema, Renon ha dichiarato che la sicurezza sul lavoro nello stabilimento sarà sempre più prioritaria, ma ha aggiunto che l'obiettivo principale è di recuperare efficienza e capacità produttiva, cose che in questa fabbrica hanno sempre significato più sfruttamento e meno sicurezza.
Poi aggiunge Renon, che sul tema della sicurezza "saremo inflessibili, anche per quanto riguarda le procedure"; intendendo però fondamentalmente i comportamenti operai, dato che Renon stesso, senza conoscere realmente nè la fabbrica nè le circostanze specifiche dell'incidente mortale di avant'ieri, già si autoassolve dichiarando "nell'incidente di giovedì gli impianti non c'entrano nulla". Con questa premessa non possiamo assolutamente credere alle "promesse" di Renon circa il carattere prioritario della sicurezza in fabbrica.
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