Accoglienza dei profughi
si celano interessi forti
di MONICA ARCADIO
TARANTO - L'accoglienza dei profughi, purtroppo, non è solo solidarietà. L’accoglienza di chi scappa dalla guerra e dalla fame in cerca di un mondo migliore cela anche interessi molto forti. Interessi che sono di tutti. Sono dello Stato e delle associazioni che la gestiscono, oltre che delle organizzazioni criminali che lucrano sugli immigrati. Taranto, superata l’onda emotiva dei primi sbarchi e delle prime operazioni di accoglienza, non si presenta cosi solidale come all’inizio salvo la presenza costante di volontari - che ormai si contano sulla punta delle dita - impegnati nei vari, quanto improvvisati, centri di prima accoglienza del territorio.
Solo pochi giorni fa, l’associazione Salam di Martina Franca, attraverso una associazione temporanea di imprese (Ati), si è aggiudicata un bando per la gestione di una nuova struttura per gli immigrati. Pochissimi giorni fa quella struttura, nella zona industriale di Paolo VI, è stata aperta con l’impiego di dieci persone assunte con contratto di un mese, prorogabile fino a dicembre, a 500 euro al mese.
Quelli che un tempo erano volontari, volontari di fatto non lo sono più seppure per pochissime centinaia di euro. E cosi i ragazzi che, fino a qualche tempo fa, prestavano gratuitamente la loro opera al Baby Club di via delle Cheradi che ospita 70 minorenni, da tre giorni hanno abbandonato quella struttura per spostarsi al quartiere Paolo VI la cui struttura è configurata come centro di prima accoglienza.
Stando a indiscrezioni sarebbe in cantiere l’apertura di altri due centri analoghi a Taranto, le cui sedi sarebbero state individuate, ma al momento nulla di certo. Resta, però, il fatto che il fenomeno dell’immigrazione continua ad essere gestito con improvvisazione e precarietà senza offrire neppure un minimo di dignità a uomini, donne, bambini che quella dignità l’hanno perduta ancora prima di arrivare nel Belpaese.
Il Baby Club ne è l’esempio più lampante in questo momento. Ci sono settanta minorenni, e non tutti in realtà lo sono anche se così dichiarano, ospiti in una struttura totalmente inadeguata da ormai tre mesi. Avrebbero dovuto essere solo di passaggio e, invece no, ci sono rimasti lì. Non ci sono letti, soltanto materassi appoggiati a terra. Grandi e squallidi stanzoni che solo il lavoro dei volontari ha reso lievemente dignitosi e accoglienti. E in quella stessa struttura, dove i ragazzi sono stati impegnati anche in lezioni di inglese e di italiano tenute da qualcuno di buon cuore che ha trascorso nel centro le sue ferie, vengono lasciate ragazze in stato di gravidanza. Sicuramente non è la collocazione ideale, per usare un eufemismo.
Quello stesso centro è stato oggetto di diversi controlli dei funzionari dell’organizzazione umanitaria «Save The Children» che avevano riscontrato alcune irregolarità tra il numero dei ragazzi ospiti e quelli effettivamente denunciati, come già rivelato dalla Gazzetta. Non c'era un registro che monitorasse la situazione ed è stato creato con tanto di nomi e fotografie proprio dall’organizzazione mondiale che si occupa di minori. Il fenomeno migratorio non può più essere considerato come una emergenza perché ormai è una problematica con la quale anche a Taranto, anche nella nostra città, si convive quotidianamente e, per questo motivo, le istituzioni, gli organismi competenti dovrebbero pianificare un diverso approccio che consenta una collocazione diversa e più dignitosa, seppur di passaggio, per i migranti, soprattutto per i minori.
TARANTO - L'accoglienza dei profughi, purtroppo, non è solo solidarietà. L’accoglienza di chi scappa dalla guerra e dalla fame in cerca di un mondo migliore cela anche interessi molto forti. Interessi che sono di tutti. Sono dello Stato e delle associazioni che la gestiscono, oltre che delle organizzazioni criminali che lucrano sugli immigrati. Taranto, superata l’onda emotiva dei primi sbarchi e delle prime operazioni di accoglienza, non si presenta cosi solidale come all’inizio salvo la presenza costante di volontari - che ormai si contano sulla punta delle dita - impegnati nei vari, quanto improvvisati, centri di prima accoglienza del territorio.
Solo pochi giorni fa, l’associazione Salam di Martina Franca, attraverso una associazione temporanea di imprese (Ati), si è aggiudicata un bando per la gestione di una nuova struttura per gli immigrati. Pochissimi giorni fa quella struttura, nella zona industriale di Paolo VI, è stata aperta con l’impiego di dieci persone assunte con contratto di un mese, prorogabile fino a dicembre, a 500 euro al mese.
Quelli che un tempo erano volontari, volontari di fatto non lo sono più seppure per pochissime centinaia di euro. E cosi i ragazzi che, fino a qualche tempo fa, prestavano gratuitamente la loro opera al Baby Club di via delle Cheradi che ospita 70 minorenni, da tre giorni hanno abbandonato quella struttura per spostarsi al quartiere Paolo VI la cui struttura è configurata come centro di prima accoglienza.
Stando a indiscrezioni sarebbe in cantiere l’apertura di altri due centri analoghi a Taranto, le cui sedi sarebbero state individuate, ma al momento nulla di certo. Resta, però, il fatto che il fenomeno dell’immigrazione continua ad essere gestito con improvvisazione e precarietà senza offrire neppure un minimo di dignità a uomini, donne, bambini che quella dignità l’hanno perduta ancora prima di arrivare nel Belpaese.
Il Baby Club ne è l’esempio più lampante in questo momento. Ci sono settanta minorenni, e non tutti in realtà lo sono anche se così dichiarano, ospiti in una struttura totalmente inadeguata da ormai tre mesi. Avrebbero dovuto essere solo di passaggio e, invece no, ci sono rimasti lì. Non ci sono letti, soltanto materassi appoggiati a terra. Grandi e squallidi stanzoni che solo il lavoro dei volontari ha reso lievemente dignitosi e accoglienti. E in quella stessa struttura, dove i ragazzi sono stati impegnati anche in lezioni di inglese e di italiano tenute da qualcuno di buon cuore che ha trascorso nel centro le sue ferie, vengono lasciate ragazze in stato di gravidanza. Sicuramente non è la collocazione ideale, per usare un eufemismo.
Quello stesso centro è stato oggetto di diversi controlli dei funzionari dell’organizzazione umanitaria «Save The Children» che avevano riscontrato alcune irregolarità tra il numero dei ragazzi ospiti e quelli effettivamente denunciati, come già rivelato dalla Gazzetta. Non c'era un registro che monitorasse la situazione ed è stato creato con tanto di nomi e fotografie proprio dall’organizzazione mondiale che si occupa di minori. Il fenomeno migratorio non può più essere considerato come una emergenza perché ormai è una problematica con la quale anche a Taranto, anche nella nostra città, si convive quotidianamente e, per questo motivo, le istituzioni, gli organismi competenti dovrebbero pianificare un diverso approccio che consenta una collocazione diversa e più dignitosa, seppur di passaggio, per i migranti, soprattutto per i minori.
Nessun commento:
Posta un commento