Da domani pubblichiamo alcuni stralci dell'istanza di trasferimento da Taranto del Processo Ilva, presentata dai legali dei Riva.
Lo scopo di questa istanza è chiaramente e bassamente quello di "pararsi il culo", fare un processo in altra città e in un altro clima per svolgerlo in modo più coperto, per manipolarlo più facilmente, per farne realmente un processo-farsa in cui i Riva e i loro complici politici e istituzionali ne escano bene.
Ma per supportare questo basso interesse, gli avvocati padronali hanno molto lavorato e si sono spesi, scrivendo ben 168 pagine. Non hanno utilizzato soprattutto norme e codicilli, hanno, invece, utilizzato tutte le argomentazioni sociali, hanno usato pro domo sua ogni manifestazione di protesta, di denuncia, di preoccupazione, hanno affrontato vari lati, compreso quello psicologico, per evidenziare il clima esistente in città dal 2012; hanno fatto una cronistoria di quanto è successo a Taranto in questi due anni.
Hanno in questo, fatto man bassa, volgendole a vantaggio proprio e a giustificazione della "legittimità" della loro richiesta di trasferimento, le stesse argomentazioni di denuncia sull'Ilva. sull'attacco all'ambiente, alla salute della popolazione di Taranto, fatte da varie forze in città.
Si può dire che il Capitale sa analizzare sè stesso e la società meglio di chiunque altro che si limiti alla sola denuncia.
Per questo è utile leggere delle parti di questa istanza.
Perchè si comprenda quello che noi diciamo da tempo: questo processo a Riva e complici è un processo politico, deve essere un processo politico, al sistema padronale, alla legge del capitale che sempre realizza i profitti sullo sfruttamento, sull'uso a suo esclusivo vantaggio dell'ambiente, sullo spazzare via ogni diritto, sia di condizioni di lavoro sia di salute e sicurezza, che diventi ostacolo alla sua esclusiva voracità; deve essere un processo al sistema politico, istituzionale che è al servizio del capitale, di cui a Taranto e nelle udienze si vede solo la punta di iceberg e solo una minima parte.
Lo scontro con gli avvocati dei Riva e soci, con gli stessi giudici di cui non ci fidiamo, non deve essere, non sarà, a colpi di leggi, codicilli, p di più o meno abilità tecnico-legali, ma deve emergere lo scontro vero, la guerra di classe in corso.
Ed è il sentore della possibilità di questo scontro che è alla base dell'istanza di trasferimento e che noi non vogliamo affatto offuscare.
Nessun commento:
Posta un commento