Il
significato del jobs act, con al centro la cancellazione dello
Statuto dei lavoratori e dell'art. 18, è voluto dai commis del
capitale per una ragione prettamente di salvaguardia del profitto
padronale: tagliare il costo del lavoro per i padroni, dare a loro,
dando una nuova e pesante stangata ai diritti dei lavoratori, ancor
più il potere di utilizzo selvaggio della forza lavoro - quando e
dove serve - in entrata e soprattutto in uscita e chiaramente durante
il rapporto di lavoro.
Chiamano
- e se non fosse tragico sarebbe da ridere - questa riforma del
rapporto di lavoro "a tutele crescenti", lì dove una volta
arrivati (ammesso che si arrivi...) alla soglia in cui dovrebbero
"crescere" queste tutele, l'azienda si libera di quel
lavoratore senza problemi e ricomincia con le "tutele
inesistenti".
Se il
Ddl passa il capitalista farà legalmente quello che in buona parte
già fa (con qualche fastidio a volte di controlli, vertenze,
sentenze della magistratura); quindi il governo Renzi (la cui
famiglia di "truffe" è ben esperta - lasciatecelo dire...)
non sta facendo altro che innalzare a "dignità di legge"
il basso banditismo, l'andazzo truffaldino dei padroni grandi o
piccoli.
Ma
tutto questo Renzi e la sua corte lo sta facendo vestendolo di
roboanti frasi ideologiche, dell' "alto significato sociale"
che avrebbe il jobs act...; portando avanti un finto "scontro
ideologico" che cerca di coprire solo e soltanto questo basso
(ma per loro "alto") interesse del capitale e dell'Italia
capitalista che sgomita con molta difficoltà nella concorrenza sul
mercato mondiale.
Detto
questo, l'operazione politico-ideologica, però, non va
sottovalutata.
E in
questo, l'attacco allo Statuto dei lavoratori, e all'art. 18, sia pur
ormai ampiamente svuotato, mostra, più di altri punti della
controriforma, come la questione al centro sia la rideterminazione
del rapporto capitale/lavoro salariato.
Questa
"riforma" trasuda tutto il disprezzo delle condizioni dei
lavoratori, come dei giovani (mai così nominati impropriamente) come
persone, della loro fatica, delle loro disperazioni, delle loro
angosce, delle loro vite, ma viene portata avanti con un'operazione
verso l'opinione pubblica, e gli stessi lavoratori e i giovani, di
inganno, che rovescia le questioni, che vuole far passare il "male"
per "bene" e il "bene" per "male".
La
salvaguardia di residui diritti, che non sono mai per sè ma per
l'intera classe dei lavoratori attuali e futuri - basti vedere le
lotte degli anni '70 che hanno strappato diritti di cui per almeno un
paio di decenni hanno usufruito le nuove generazioni, viene chiamata
"egoismo", "ideologismo"; di contro, la riduzione
del salario e delle condizioni di lavoro al livello più basso
possibile per tutti, viene innalzata a "uguaglianza tra vecchi e
nuovi lavoratori"; la condizione ultraprecaria dei giovani - che
dalla Legge 30 in poi, da Biagi a Treu, ecc., i vari governi (siano
stati di centrosinistra o di centrodestra) hanno voluto e creato,
viene addebitata ad una sorta di corporativismo ideologico dei
lavoratori; e via di questo passo.
Dentro
il mondo del lavoro sta avvenendo quello che Marx descriveva, l'uso
dei disoccupati per ricattare gli operai, per togliere loro diritti,
per dequalificarli, per abbassare il salario di tutti, per poter
liberamente licenziare questa forza lavoro e sostituirla con quelli
che bussano alle porte delle aziende.
Addirittura
vogliono coprire l'attacco a diritti intoccabili - come le ferie, per
cui uno dovrebbe rinunciare alle sue ferie per aumentare quelle del
suo compagno di lavoro - strumentalizzando vigliaccamente il normale
senso di unità tra i lavoratori,
Ma
dietro queste false parole, appare senza orpelli la realtà nuda e
cruda, ineliminabile, dell'antagonismo di classe, da un lato la
classe dei padroni, con i loro governi, le loro leggi che per la
difesa di un pugno di persone sta portando ad un moderno schiavismo
gli operai, i lavoratori, e ha reso il lavoro un "privilegio"
e il futuro dei giovani un buco nero; dall'altra la classe dei
proletari (lavoratori, licenziati, disoccupati, giovani, donne) che
per difendere o avere un lavoro e un salario minimamente decente, per
avere una vita dignitosa per sè e per le generazioni future non ha
altra strada che liberarsi delle catene dei padroni e del loro
sistema.
Nessun commento:
Posta un commento