martedì 9 settembre 2014

3° parte dell'Istanza su trasferimento processo Ilva (le prime due parti sono state pubblicate il 6 e l'8 settembre)

Dall'Istanza

"Parte quarta: attualità e potenza condizionante, epifenomeni.
"il vissuto, le percezioni e le istanze della popolazione residente: in generale. A titolo esemplificativo: le reazioni del tessuto cittadino rispetto ad eventi incidentali episodici, quando pur confinati all'interno dello stabilimento e privi di conseguenze; le preoccupazioni dei genitori e la percezione dei bambini; la reciproca coesione della popolazione residente e dei medici presenti sul territorio nelle manifestazioni di solidarietà verso la magistratura tarantina e nelle speculati manifestazioni di ostilità verso gli strumenti normativi e amministrativi di matrice ministeriale, governativa, parlamentare e regionale... 
...da marzo 2012 a inizio maggio 2013... blocchi totali della viabilità urbana e statale, blocchi delle merci in uscita dallo stabilimento, sit in davanti al Palazzo di Giustizia, occupazione del Municipio, fiaccolate notturne, "funerali della città" - a contarle in modo approssimativo (e omettendo numerosissimi eventi meno eclatanti, ma non per questo asintomatici) - sono state almeno quattordici, con una partecipazione complessiva di oltre cinquantacinquemila partecipazioni...
... (queste reazioni) hanno prodotto sistematicamente il blocco della città, e spesso la sua "militarizzazione": con l'intervento straordinario e coordinato di Polizia, Arma dei Carabinieri e Vigili Urbani, con unità di rinforzo appositamente trasferite da Roma, con divieti di Polizia (disattesi), con sorveglianza aerea e navale di specifiche aree urbane, con periodi di "militarizzazione" del Palazzo di Giustizia e della Prefettura; e con sorveglianza speciale nei confronti dei Magistrati impegnati nella vicenda giudiziaria...
L'odio verso lo stabilimento è tale che persino gli eventi strettamente confinati all'interno del polo siderurgico, anche se privi di conseguenze, destano reazioni immediate... (e a titolo di esempio, fa riferimento a) l'incendio del 28 febbraio 2012... il guasto dell'Altoforno 5 in data 16.2.2013... ; 

(inoltre) la questione della Scuola Deledda; lo schieramento dei medici...: "i bambini di Taranto sono cadeverini che camminano e nessuno se ne accorge e nessuno se ne rende conto... Nascono con le allergie, hanno un attacco asmatico nel primo mese di vita... Ogni famiglia a Taranto ha il suo caduto... Poi aggiungiamo le malattie a carattere ansioso e depressivo perchè molta gente perde il posto di lavoro" (dalla GdM del 8.4.13)..."

E qui nell'Istanza segue la descrizione delle prese di posizione dell'Ordine dei medici e di singoli medici, della manifestazione "in camice bianco" del 7.4.13; le reazioni del territorio agli eventi processuali e istituzionali; le reazioni prima e dopo il sequestro dell'area a caldo con la diffidenza/contrasto dei cittadini con le istituzioni locali e i tavoli istituzionali.
Su questo riportiamo un pezzo che sintetizza la "reazione e percezione" del fronte padronale espresso dagli avvocati:

"... Non vi è stato un solo evento processuale o istituzionale che non abbia prodotto reazioni massicce e immediate nel tessuto sociale locale. Se da un lato parte della popolazione residente chiede univocamente l'intervento giudiziario e lo spegnimento dell'area a caldo, dall'altra la posizione dei lavoratori... assume contenuti inevitabilmente più complessi: essi percepiscono una sofferta opposizione tra l'ipotesi di chiusura dell'area a caldo da un lato e la potenziale dispersione del valore occupazionale riferibile dall'altro. Ciò non impedisce ai lavoratori di guardare in ogni caso al processo come a un auspicato evento storico, finalmente capace di incidere coattivamente sullo stabilimento (in opposizione al presunto fallimento delle Istituzioni centrali e locali), trasformandone quantomeno la storica fiosionomia...Ai fini dell'analisi che qui interessa, tali fratture non assumono altro ruolo se non quello dell'elemento innescante ulteriore, dal quale anzi promanano i momenti più delicati della storia contemporanea tarantina; tali da evocare, a fianco della figura processuale del legittimo sospetto, anche l'autonoma fattispecie del pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica..."

Abbiamo riportato tutto questo pezzo - ma nell'istanza degli avvocati di Riva ogni passaggio delle varie protesta, iniziative, denunce, viene descritto minuziosamente - perchè, sia pure nell'uso strumentale fatto dai legali ai fini sempre di avvalorare la necessità del trasferimento del processo da Taranto, questa parte mostra un fatto positivo e un fatto negativo, ma normale in questo sistema sociale in cui lo Stato deve, e lo è, sempre essere al servizio dei padroni.
Il fatto positivo è che le lotte, le manifestazioni, soprattutto le proteste fanno paura alla borghesia - questo dovrebbe far comprendere soprattutto agli operai e alle masse popolari di Taranto che è l'elevamento della lotta, l'unità tra lavoratori e la città più "inquinata" e sensibile la vera strada per imporre la difesa della salute e del lavoro contro il profitto; perchè la borghesia dietro anche ogni fruscio di lotta vede la minaccia della rivolta, della presa di coscienza dei proletari e delle masse popolari che è "il sistema stesso del capitale nocivo" e che esso va rovesciato. 
Il fatto negativo è che nelle conclusioni di questa parte dell'Istanza, nell' "evocare il pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica" di fatto si chiede allo Stato di intervenire con la repressione; cosa ad un certo punto effettivamente avvenuta, e non contro i medici o le manifestazioni degli ambientalisti, ma contro gli operai dell'Ilva, la vera possibile "minaccia" per padroni, Stato, governo. All'inizio del 2013 lo stabilimento fu consegnato alla "vigilanza" esterna e interna di polizia, carabinieri, Guardia di Finanza, Digos, che stazionarono per giorni con camionette, uomini, davanti ai cancelli e presenziavano lo stabilimento dall'interno, attuando una "militarizzazione" della fabbrica, peggio che nel fascismo, e creando un clima oggettivo di minaccia e ricatto verso gli operai. 
E mentre si facevano decreti su decreti salva-Riva, agli operai l'unico provvedimento era di dover lavorare, uscire, entrare in una fabbrica sotto controllo della polizia al servizio di Riva.

(continua)

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