Peacelink: ecco il nostro piano B per Taranto
TARANTO
– "Il mercato dell’acciaio è in fase recessiva ed è caratterizzato da
un eccesso di capacità produttiva di 300 milioni di tonnellate di
acciaio annue. Di fronte a questo scenario lo stabilimento siderurgico
Ilva sarà sconvolto da un’ondata di crisi che ha portato già altre acciaierie alla chiusura.
Per questo è necessario approntare un piano B per ridare futuro ai
lavoratori e alle loro famiglie". Lo sostiene il presidente di Peacelink
Taranto Alessandro Marescotti, che ha illustrato alla commissione
Sviluppo del Consiglio comunale di Taranto "come è possibile
riconvertire l'economia locale attraverso fondi europei".
"Il punto di partenza oggi per uscire dalla gravissima situazione a cui ha portato questa politica miope e colpevole - aggiunge – dovrebbe essere quella di una riconversione verso uno sviluppo sostenibile, attraverso il riconoscimento di Taranto come area di 'Crisi industriale complessà".
Il "Piano B per Taranto" non può prescindere, aggiunge Marescotti, "dalla bonifica dei terreni e dalla messa in sicurezza della falda che, se non attuata oggi, costerà molto di più in futuro e, che se non eseguita in tempi rapidi, rischia di compromettere ogni sviluppo futuro di una importante area". Per la copertura finanziaria si rimanda ai "fondi europei per la conversione e il rilancio delle attività economiche".
Nel periodo 2014-2020, ricorda Marescotti, l’Europa "metterà a disposizione dei fondi proprio per le aree di crisi industriale".
"Il punto di partenza oggi per uscire dalla gravissima situazione a cui ha portato questa politica miope e colpevole - aggiunge – dovrebbe essere quella di una riconversione verso uno sviluppo sostenibile, attraverso il riconoscimento di Taranto come area di 'Crisi industriale complessà".
Il "Piano B per Taranto" non può prescindere, aggiunge Marescotti, "dalla bonifica dei terreni e dalla messa in sicurezza della falda che, se non attuata oggi, costerà molto di più in futuro e, che se non eseguita in tempi rapidi, rischia di compromettere ogni sviluppo futuro di una importante area". Per la copertura finanziaria si rimanda ai "fondi europei per la conversione e il rilancio delle attività economiche".
Nel periodo 2014-2020, ricorda Marescotti, l’Europa "metterà a disposizione dei fondi proprio per le aree di crisi industriale".
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