sabato 30 novembre 2019

NUOVO NUMERO DEL GIORNALE PROLETARI COMUNISTI - per richiederlo: pcro.red@gmail.com

E questi sarebbero i progetti alternativi alla monocultura dell'acciaio?

L’intervento pubblico, con Invitalia, è fermo al palo nella città pugliese; i suoi quattro progetti di rilancio sono tutti fermi per eccesso di burocrazia. “Il Governo studia l’ipotesi di un ingresso di Invitalia, la società del Mef per l’attrazione degli investimenti, accanto ad Arcelor Mittal per gestire l’ex Ilva. Invitalia è già presente a Taranto con diversi progetti: Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), concorso internazionale di idee per la città vecchia, sviluppo di nuove imprese, nuovo ospedale San Cataldo. Sui quattro fronti, sinora la capacità realizzativa é stata modesta per il Cis, benché il suo debutto risalga al 2015, e nulla per gli altri. Eccesso di burocrazia e procedure, ritardi delle amministrazioni locali, assenza di iniziativa del Governo e, relativamente al Cis, per oltre un anno, contenziosi al Tar“.

Punto sulla trattativa Governo/Mittal: grande confusione, l'unico punto certo sono gli esuberi

All’inizio della prossima settimana si incontreranno di nuovo il governo e Mittal.
Ora anche la stampa dei padroni - Sole 24 Ore - dice che bisogna concludere: "Il tatticismo è finora appartenuto sia al Governo sia alla famiglia Mittal e alla sua collaboratrice italiana, Lucia Morselli. Sul piano industriale dell’Ilva non si scherza più. Le due controparti devono mettersi al lavoro: per sciogliere i nodi trovando una soluzione oppure per dirsi definitivamente addio lasciando la parola soltanto agli avvocati e ai giudici, alle (certe) cause milionarie e ai (possibili) avvisi di garanzia".

E la prima cosa su cui "non si scherza" sarà naturalmente il numero di lavoratori da cacciare.
Scrive, infatti il giornale: "Il punto di partenza è l’accordo firmato da azienda e sindacati il 6 settembre 2018: ai 10.777 addetti oggi in capo ad AM Investco, andranno aggiunti, nell’agosto del 2023, i 1.912 occupati adesso in amministrazione straordinaria. In tutto fanno 12.689 persone. Un numero insostenibile per l’azienda, che ne vuole eliminare 5mila. Eliminare, appunto: questi occupati devono essere fuori dal perimetro. Le buste paga vanno cancellate".

Certo il governo si trova in una posizione imbarazzante (soprattutto dopo lo show di Conte a Taranto), ma qualsiasi soluzione in campo per gli operai vorrà dire tagli ai posti di lavoro.
Scrive sempre il giornale: "Le soluzioni: la cancellazione dell’obbligo di assunzione degli addetti ora in amministrazione straordinaria? La costituzione di una bad company, in cui fare confluire gli esuberi cronicizzando la cassintegrazione?".
Mentre per quanto riguarda le soluzioni tecniche si comincia  a parlare di una "Mini Ilva", "ci sono due opzioni: l’ossatura siderurgica formata da tre altoforni più piccoli (1,2 e 4 sono a fine vita, ma hanno ancora davanti fra i 5 e gli 8 anni) oppure da uno più grande (il mastodontico Afo 5, anche se ci vorranno ancora due anni per sistemarlo). A questo, il Governo vorrebbe aggiungere un forno elettrico, che si potrebbe alimentare con il rottame oppure con il preridotto" MA: "il forno elettrico non appartiene per nulla alla cultura industriale di ArcelorMittal, almeno negli impianti in Europa. Un forno elettrico si progetta, realizza e installa in due anni. Un forno elettrico può costare fra i 200 e i 300 milioni di euro..."

In tutto questo i sindacati confederali sono al palo. "Nessuno - scrive Sole 24 Ore - ha finora coinvolto i sindacati, che rischiano di trovarsi di fronte a un dilemma: accettare o non accettare una soluzione prefabbricata e predeterminata da altri". 
I sindacati si sono messi loro nella condizione di non contare - e come lo potrebbero quando da un lato si fa dello osceno aziendalismo in aiuto a Mittal (vedi in particolare la Cisl) e dall'altro non indicono neanche mezza mobilitazione dei lavoratori? e l'"andata a Roma" e "futuro sciopero generale" sono pietose bugie, rinviate sine die, con cui tentano di tenere in attesa gli operai.
Alla fine della storia, come è stato per il famigerato accordo del 6 settembre 2018, accetteranno gli esuberi, al massimo contrattando qualche numero più basso, ma comunque quello che serve alla Mittal per scaricare sui lavoratori la crisi, e per fare una produzione di poco più di 4 milioni di tonnellate - "per 6 milioni - scrive il Sole 24 Ore - basterebbero sempre ottimisticamente, 7.500"
Questi sindacati che dall'inizio di questa vicenda hanno giocato di rimessa e non hanno mai portato sui Tavoli loro proposte, anche in questa fase non portano alcuna piattaforma reale, neanche quelle misure (prepensionamento per l'amianto, pensione a 25 anni nella siderurgia, ecc.) che dovrebbero essere scontate in una fabbrica come l'Ilva e per rispondere agli "esuberi".

Ilva - Sullo sciopero Usb e manifestazione del 29 novembre - La scelta vera...

Ieri sciopero e manifestazione indette dal Usb e da una parte dell’arcipelago ambientalista a Taranto, in occasione della nuova mobilitazione del venerdì di Friday for future.
Lo sciopero ha avuto una modesta riuscita in termini di partecipazione effettiva degli operai e naturalmente ha scontato le manovre tradizionali della direzione ArcelorMittal rispetto a scioperi non confederali: un incremento delle comandate e una pressione alla non partecipazione. Questo anche nelle imprese dell’appalto in cui, tranne alla Pellegrini, in generale lo sciopero non ha mobilitato gli operai.
Al mattino vi era stata una forte presenza ai cancelli di circa un centinaio di ambientalisti e studenti, insieme ad attivisti del Usb, che in particolare alla portineria D si è espressa con comizi volanti e anche con un cordone volto a premere sugli operai perchè non entrassero.
Tutto questo obiettivamente dimostra come da un lato cresca la mobilitazione e dall'altro le contraddizioni a fronte della nuova fase dell’azione di ArcelorMittal e governo.
Detto questo però sono fasulli i numeri che dà l’Usb (il 60%, di partecipazione degli operai allo sciopero non corrispondono affatto alla realtà). E questo è un cattivo costume. E odiosi e stupidi sono stati gli attacchi agli operai che entravano da parte delle espressioni più cialtrone della piccola borghesia ambientalista - Vergognatevi”, hanno urlato ai lavoratori che smarcavano il badge alcuni manifestanti, che hanno poi diffuso un video sui social. C’è chi ha chiamato gli operai che entravano “burattini” e “pecore”; con Francesco Rizzo Usb che ha cercato di salvare "capra e cavoli": "l’intento non era “forzare” le persone, che possono entrare tranquillamente, ma faranno i conti con la propria coscienza”.
Lo sciopero è importante perché chiama gli operai a prendere posizione e a scendere in campo. Ma lo sciopero deve avvenire su posizione di classe, perchè gli operai non vengano schiacciati dai ricatti di padrone e governo, del sindacalismo aziendalista e dai "ricatti morali" di parte dell’arcipelago ambientalista, a cui di recente si è accodata la stessa Usb, come prima la Flmu/Cub; questo ha già provocato dei danni, finisce per esercitare sugli operai una pressione per metterli in difesa e rendergli più difficile lo sviluppo della propria autonoma posizione di classe nella lotta per il lavoro e la salute. 

Lo Slai cobas sc non ha aderito allo sciopero, perché il suo lavoro è altro: in fabbrica per elevare la coscienza di classe dei lavoratori perché organizzino sulla base di una propria piattaforma questa difficile fase della lotta che vede tra l'altro i sindacati confederali allo sbando, poco attivi e poco propositivi, e che quindi domanda più di prima la necessità di un effettivo sindacato di classe e di una lotta di classe, in questa che resta la più grande fabbrica del nostro paese e, soprattutto in questo momento, probabilmente la più importante fabbrica in Europa dove si gioca una partita fondamentale per il presente e il futuro della classe operaia. 

La manifestazione, resa nazionale dall'Usb, svoltasi nel resto della mattinata ha visto una partecipazione effettiva di circa 2mila persone e un livello di ascolto e di attenzione sicuramente più ampio.
Essa è stata la fusione tra la manifestazione già prevista degli studenti nel quadro della mobilitazione di Friday for Future - sono stati questa volta circa 500 gli studenti che hanno partecipato al corteo e hanno messo in campo gli attuali splendori e limiti di questo movimento a livello nazionale - e la manifestazione nazionale del Usb che ha visto affluire a Taranto circa 300 rappresentanze di operai e lavoratori provenienti dalle altre città e posti di lavoro, compresa una delegazione di braccianti di varie zone, che sono venute a sostenere la battaglia che gli operai Usb stanno facendo in questa città.
A questi si sono aggiunte rappresentanze della maggiorparte dei settori ambientalisti della città.

L’aspetto positivo di questa manifestazione sta nel fatto che la questione “ArcelorMittal/Taranto” è stata ulteriormente rafforzata nel suo carattere di grande questione nazionale, e questa volta fortunatamente non per le ormai ripetute e facili trasmissioni televisive che offrono di questa realtà una sola faccia, quella del “mostro Ilva”, dove gli operai vengono resi fantasmi; con uno stravolgimento dell’effettiva storia di questa fabbrica.
L’altra questione importante è che, almeno i delegati operai del Usb, a livello nazionale hanno potuto vedere direttamente e toccare con mano temi, problemi e situazioni. E questo, evidentemente, non sarà senza influenza nella vita interna di questa stessa organizzazione.

Detto questo, bisogna dire con chiarezza che la “calata” di tutto lo staff dirigenziale del Usb, di Rete dei comunisti/Contropiano – che è anche un pezzo di Potere al popolo - non è stata certo la cosa migliore. Gente venuta con la verità in tasca, con parole d’ordine precostituite, con lo stile delle burocrazie sindacali e dei partiti della falsa sinistra; venuti a sovrapporre parole d’ordine generali e generiche, senza misurarsi neanche lontanamente con la natura effettiva della lotta di classe in questa fabbrica e in questa città. Innanzitutto non riconoscendola come lotta di classe. 
I dirigenti Usb e Rete dei comunisti non vogliono riconoscere, e forse né lo potrebbero, che senza la classe operaia di questa grandissima fabbrica, in una “fabbrica aperta”, autorganizzata e combattiva, che ancora non c’è, questa battaglia la perdono sia gli operai che le masse popolari di questa città, e, per le dimensioni della fabbrica, la perdono anche tutti i lavoratori sul piano nazionale.
Così come non aiuta la stantia ripetizione della parola d’ordine “nazionalizzazione” che serve da panacea, quando invece è di fatto l’altra faccia del pianeta di supporto di ArcelorMittal e dei padroni in genere. Nazionalizzare una fabbrica per chiuderla, o come si dice ora, timidamente e ipocritamente, per “riconvertirla”, è una battaglia che si consegna da sé al capitale e al suo Stato; essa per di più indebolisce e toglie prospettiva perfino alle stesse battaglie che pure l’Usb ha fatto recentemente in questa fabbrica sul terreno della sicurezza, con due delegati licenziati, come sul terreno della contestazione dell’accordo infame del 6 ottobre, dall’Usb stessa firmato, e che è stato il segnale ai padroni di ArcelorMittal e al governo che sul sindacato potevano contare. Questo fa sì che i padroni, a cui hai dato il dito, oggi ti chiedono la mano.

Lo Slai cobas sc anche in questi giorni discute, anche duramente e vivacemente, nel massimo rispetto reciproco, con i compagni operai del Usb, che sosteniamo con forza ogni volta che viene fatta un’azione positiva in fabbrica o fuori come ogni volta che vengono repressi. Perchè il problema in discussione non è l’impegno di questi compagni operai ma la linea.
Chiaramente questa discussione continua, e i prossimi giorni, le prossime settimane sono importanti. Ma a partire da un dato, che è più grande delle linee e delle proposte in discussione: si vuole cancellare la classe operaia a Taranto, aiutando di fatto i piani di esubero che padroni e governo vogliono? O si vuole, a fabbrica aperta, lottare a fondo contro esuberi e cassintegrazione, anche perchè gli stessi operai siano i principali protagonisti della bonifica della fabbrica? Si vuole fare e riprendere la guerra in questa fabbrica sulla sicurezza, sulla salute, il rinnovamento degli impianti e dei processi di produzione o si vuole star dietro alle fantasiose proposte dell’ambientalismo piccolo borghese che trasformerebbero Taranto in una nuova Bagnoli di dimensioni epocali.
E’ questa la scelta vera.

giovedì 28 novembre 2019

FORMAZIONE OPERAIA - "STATO E RIVOLUZIONE" DI LENIN - UN CONTRIBUTO DAL GRUPPO DI STUDIO DI PALERMO

Lo studio di "Stato e rivoluzione" serve per comprendere meglio la questione dello Stato e del potere politico.

"Stato e rivoluzione" è un testo che deriva da una necessità oggettiva legata al periodo storico tra la prima fase del processo rivoluzionario (la cacciata dello zar in Russia e la costituzione del governo provvisorio) e la fase volta alla presa del potere definitivo da parte del partito di Lenin; necessità di lanciare un'arma contro chi aveva assunto posizioni controrivoluzionarie (vedi la "soluzione" parlamentarista ed elettorale del partito socialdemocratico tedesco con Bernstein o la questione dei cosiddetti "crediti di guerra", cioè il sostegno alla guerra nel proprio paese, relativamente alla I guerra mondiale dei partiti della II internazionale…) e di porre dei paletti precisi sul percorso rivoluzionario da portare invece fino in fondo.
Lenin compie un grande sforzo teorico che, proprio come dice lui stesso, "si deve accentuare quando i compiti pratici diventano più incombenti".

Lenin spiega esattamente cosa si intende per dittatura, sia intesa come borghese che del proletariato, una dittatura della maggioranza nel periodo di transizione dopo la presa del potere.
Lo stesso vale per il concetto di “democrazia”, nella società borghese: (essa è) sempre compressa nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la

Commenti da Usb Taranto facebook che criticano le cose che si dicono nell'assemblea in corso del Usb

Mariopaolo Sami 
Delegato Rsa Usb vigili del fuoco Genova

La lotta del sindacato deve essere in difesa della salute e della sicurezza degli operai e delle popolazioni dei quartieri limitrofi A FABBRICA APERTA, non per la chiusura della fabbrica. La riconversione è una prospettiva aleatoria che tiene gli operai lontani e li chiude sotto il controllo di Uilm, Fim e Fiom

La nazionalizzazione non è una rivendicazione sindacale di classe. Non è proprio lo Stato attraverso l'IRI ad aver creato il siderurgico di Taranto e ad averlo gestito per anni? Non è lo stato ad averlo venduto prima ai Riva e poi ad Arcelor Mittal? Non è lo stato ad aver concesso l'esimente penale? Perché mai una fabbrica nazionalizzata dovrebbe difendere gli interessi dei lavoratori? Solo i lavoratori possono farlo, con la forza della loro lotta, contro i padroni e contro questo loro Stato

Far lottare gli operai per la chiusura della fabbrica significa metterli alla coda dei comitati cittadini, in cui per il loro carattere interclassista prevale l'interesse piccolo borghese. Gli operai devono essere chiamati alla lotta in difesa del salario, della salute e della sicurezza, a fabbrica aperta e i comitati che  sostengono questa lotta devono accodarsi agli operai non viceversa. Questo deve fare un vero sindacato di classe.

I cittadini sono una categoria interclassista. I lavoratori sono una classe sociale con interessi immediati e storici, sindacali e politici, opposti e diversi dalle altre classi. La piccola borghesia vuole vivere di turismo e non gliene frega nulla degli operai e del movimento operaio. Questo un sindacato che si dice di classe dovrebbe averlo ben chiaro.

Serve la forza dei lavoratori per difendere salute e sicurezza. Se rivendichi la chiusura i lavoratori li allontani e li butti nelle braccia dei sindacati di regime.

L'intervento dello Slai cobas sc all'assemblea di Potere al popolo di ieri

Sulla questione ambientale - per cui domani, anche a Taranto, scendono in piazza tanti giovani

La questione ambientale pone il rapporto dialettico e contraddittorio tra uomo e natura e tra grande industria e proletariato, unica classe che può rivolgere la potenza delle forze produttive generate dal capitale non nella distruzione dell'umanità ma come forze al servizio dell'umanità, della ricostituzione del rapporto uomo-natura, una volta liberate dalle catene del capitale.

NOCIVO E' IL CAPITALE NON LA FABBRICA

"Il capitale (…) nel suo movimento effettuale viene influenzato dalla prospettiva di un futuro imputridimento dell'umanità e di uno spopolamento infine incontenibile né più né meno di quanto su di esso influisca la possibilità della caduta della terra sul sole. Tutti sanno che in ogni imbroglio speculativo sulle azioni una volta o l'altra deve scoppiare il temporale, ma ciascuno spera che il fulmine cada sulla testa del suo prossimo, e non prima che egli abbia raccolto e portato al sicuro la pioggia d'oro. Après moi le deluge! è il motto di ogni capitalista e di ogni nazione capitalistica. Quindi il capitale non ha riguardi per la salute e la durata della vita del lavoratore, quando non sia costretto a tali riguardi dalla società. (…) Ma, considerando il fenomeno nel suo complesso, tutto ciò non dipende neppure dalla buona o cattiva volontà del capitalista singolo. La libera concorrenza fa valere leggi immanenti della produzione capitalistica come legge coercitiva esterna nei confronti del capitalista singolo".
K. Marx, F. Engels, Opere XXXI. Il capitale, La città del sole, Napoli 2011, p. 293

«La grande industria moderna ha creato da una parte un proletariato, una classe che per la prima volta nella storia può porre l'esigenza dell'abolizione non di questa o di quella particolare organizzazione di classe, o di questo o di quel privilegio particolare di classe, ma delle classi in generale (…). E dal fatto che la stessa grande industria, dall'altra parte, ha creato nella borghesia una classe che possiede il monopolio di tutti i mezzi di produzione e i mezzi di sussistenza, ma che, in ogni periodo di ascesa vertiginosa e in ogni crisi che lo segue, dimostra di essere incapace di dominare ancora in avvenire le forze produttive che, crescendo, sono sfuggite al suo potere; una classe sotto la cui guida la società corre verso la rovina, come una locomotiva il cui macchinista è troppo debole per aprire le valvole di sicurezza che si sono bloccate. In altri termini proviene dal fatto che sia le forze produttive create dal moderno modo di produzione capitalistico, sia anche il sistema di distribuzione dei beni da esso creato, sono caduti in flagrante contraddizione con quello stesso modo di produzione e precisamente in tal modo che, a meno che tutta la società moderna debba andare in rovina, deve aver luogo un rivoluzionamento del modo di produzione e di distribuzione che elimini tutte le differenze di classe. Su questo fatto materiale, tangibile, che, in una forma più o meno chiara, ma con necessità irresistibile, si impone alla mente dei proletari sfruttati, su questo fatto e non sulle idee che questo o quel filosofo in pantofole hanno del giusto e dell'ingiusto, si fonda la certezza di vittoria del socialismo moderno».
F. Engelg, Antidüring, a cura di V. Gerrattana, Editori riuniti, Roma 19712, p. 167-168

mercoledì 27 novembre 2019

USB spara stupidaggini e illusioni sulla "economia pubblica" - Ma soprattutto copre l'analisi dell'Italia come paese capitalista e imperialista

L'Usb presenta un paese l'Italia che non esiste, separandolo dalla sua natura capitalista e imperialista, un paese che al massimo sarebbe "incapace" a difendere lavoro e salute - quando l'Italia come paese capitalista e imperialista non può che affermare e difendere le leggi dei capitalisti privati che possono sempre e solo avere interesse al profitto e allo sfruttamento di uomini e natura per esso - e non è che "falliscono" nel "coniugare lavoro, sicurezza e salute pubblica" (di cui gliene può fregar di meno), ma falliscono per la guerra di concorrenza degli altri capitali.
L'Usb vuole la chiusura della fabbrica, che sempre in questi casi ha significato cancellazione della classe operaia e quindi dell'unica forza-possibilità che può imporre con la lotta la difesa di lavoro, salario, salute, diritti; e che significa lasciare un territorio distrutto e continua fonte di inquinamento, con devastazione anche sociale (da Bagnoli a Lorraine, ad altre realtà).
Le alternative occupazionali, la cosiddetta "riconversione", non sfuggono certo alle logiche di sfruttamento, distruttive del capitale.
L'Usb inganna i lavoratori sui grandi meriti dell'economia pubblica. L'Ilva era "pubblica" e all'epoca ha lasciato per strada più morti di dopo, dentro e fuori la fabbrica; oggi al governo si discute contemparaneamente dell'Ilva e del fallimento dell'Alitalia e quest'ultima è un'industria pubblica.
L'Italia non è che sottostà ai ricatti dei privati, l'Italia, come tutti i paesi capitalisti, con il suo Stato, i suoi governi, è un comitato d'affari della borghesia. La nazionalizzazione delle imprese, in un paese capitalista come il nostro, o attuerebbe le stesse leggi dei privati, o rimetterebbe in piedi aziende in crisi per restituirle ai privati. I fatti, già noti e vissuti sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari, sono più duri delle parole. E l'Usb e chi parla di nazionalizzazione, di industria di Stato, come panacea di tutti i mali, vogliono solo ingannare. 
Infine, l'Usb parla che lo Stato italiano dovrebbe ricostruire Agenzie e Istituti pubblici. Stendiamo un velo pietoso riguardo a riedizione di Istituti che già hanno ampiamente dimostrato di lavorare solo e soltanto per conto dei capitalisti. Ma ci sta già pensando il governo a rivolgersi ad Agenzie e Istituti, "in grado di coniugare ricerca e industria". E' di ieri, nel giornale Sole 24 Ore, la notizia che il governo si sta rivolgendo ad Agenzie che affianchino il governo per la redazione del nuovo piano industriale. E quella in pole position è il Gruppo Rina con il CSM (centro sviluppo materiali), che già ha operato per l'Ilva, per la Thyssen ai tempi della Morselli, per la stessa ArcelorMittal in Sudamerica.

L'APPELLO DEL USB

Nuovo clima tra Emiliano/Melucci e Mittal-Morselli - Operai, nessuna illusione! Per gli operai sia dell'ArcelorMittal che dell'appalto gli esuberi sono sempre dietro l'angolo

Dopo l'incontro tra Regione, Comune di Taranto e la Morselli, si è rapidamente passati dai toni "altisonanti" dei giorni scorsi di Emiliano e Melucci ad "abbracci e clima disteso":
Il Governatore: "Primo risultato importante. Mi auguro cambio di paradigma su salute e tecnologia fabbrica... Io non potrò dimenticare questa giornata, perché è la prima volta in quattro anni che accedo in questi uffici della fabbrica... ringrazio sia l’ad Morselli e i suoi uffici per l’accoglienza...”. Melucci: "Ricuciti rapporti... Oggi in qualche modo abbiamo scoperto che le distanze sugli obiettivi finali e sulle soluzioni che stiamo tutti quanti ricercando sono meno ampie di quello che immaginavamo prima".
Ma nessuna illusione vi può essere tra gli operai su ciò che li attende nel prossimo futuro senza una lotta autonoma, seria e prolungata, su una propria piattaforma!
I padroni grandi e piccoli delle Ditte, usando e scaricando i loro problemi sui salari e sul lavoro degli operai, hanno ottenuto; gli operai restano a rischio.
Sui 5mila esuberi dei lavoratori diretti - più chiaramente a catena tanti altri per lavoratori appalto e indotto - la Mittal non ha fatto finora alcun passo indietro, nè negli incontri con Conte nè a livello locale. 
E, al di là dei ringraziamenti e del "clima ricucito" con la Morselli, Governo, Istituzioni locali, al massimo tratteranno sui numeri e su false "soluzioni" di ricollocazione sul territorio.
Mentre per una effettiva ambientalizzazione dentro la fabbrica e in città, per ora si tratta solo di mere ipotesi e aleatori progetti, senza piani e tempi concreti.
I sindacati confederali che in questo periodo sembrano non avere alcuna voce in capitolo, e giocano di rimessa, non presentano una vera piattaforma, proposte concrete di salvaguardia del lavoro, dell'ambiente, su cui aprire una lotta continua e prolungata.
L'Usb, da parte sua, dopo aver firmato il famigerato accordo capestro del 6 settembre 2018, ora è passata armi e bagagli alla linea di "chiusura della fabbrica", chiamando gli operai alla coda della piccola borghesia ambientalista. 
In queste condizioni, vi potranno essere pure incontri di "cordialità e di reciproca collaborazione", ma gli operai perderanno comunque!
Nessuna illusione, Nessuna attesa.
I padroni e padroncini sono organizzati, gli operai NO!
E questo il problema più importante ora da affrontare e risolvere. Ci vuole organizzazione e lotta di classe degli operai autonoma dai padroni e dalla linea e andazzo sindacale.
A partire dall'organizzazione di nuclei operai, delegati più coscienti - indipendentemente dalla collocazione sindacale - che sia d'esempio e sia da riferimento per la massa dei lavoratori, tuttora confusi e sbandati.

ILVA - UN'ASSEMBLEA DI POTERE AL POPOLO, A CUI, INVITATO, INTERVIENE LO SLAI COBAS SC TARANTO


martedì 26 novembre 2019

"Cantiere Taranto". Ciò che è sicuro sono le migliaia di cassintegrati ex Ilva e ArcelorMittal. Il resto è fantasia...

"Una vera università per arginare la fuga dei giovani, un rafforzamento dei presìdi sanitari potenziando ospedali e organici dei medici e poi interventi per favorire la ricollocazione dei 500 dipendenti che non lavorano più nel porto, dei 1.900 cassintegrati a carico dell’amministrazione straordinaria dell’Ilva e in futuro anche eventuali altri esuberi di ArcelorMittal: sono queste le misure portanti del ‘Cantiere Taranto’ che il premier Giuseppe Conte intende varare a breve con un nuovo decreto. A parlarne è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco, in un’intervista a ‘La Stampa'.
Fra le altre cose sull’ex Ilva dice: “innanzitutto dobbiamo prevedere un sostegno a favore dei 1.900 cassintegrati che sono rimasti con l’amministrazione straordinaria. Pensiamo di creare un fondo per favorire mobilità e reinserimento e sfruttare la disponibilità di alcune importanti imprese pubbliche che potrebbero trasferire o realizzare a Taranto alcune fasi dei loro processi produttivi... credo che si debbano sollecitare anche imprese private e imprese internazionali ad utilizzare Taranto come base del loro business puntando sugli incentivi della zona franca che consente un credito fiscale del 50% con un tetto di 50 milioni”. Lo scudo penale, conclude Turco, “al momento non è una questione importante”.

Processo Ilva - sentiti capiturno: per loro andava tutto bene o non sapevano...

Questa mattina al processo Ilva un'altra vergogna è andata in scena. Sono stati sentiti per la morte di Francesco Zaccaria il 28 novembre 2012 a seguito della caduta della gru, due testi: Pignatelli Orazio e Pignatelli Angelo, capiturno al porto, responsabili del lavoro sulle gru. Entrambi lavorano tuttora in Ilva.
Riportiamo sinteticamente le loro dichiarazioni, che parlano da sole.
 
Pignatelli Orazio – prima gruista, poi capoturno. 
La disposizione, per cui con un vento costante di 60 Km orari si doveva far scendere i gruisti, è stata sempre rispettata. In caso di vento forte, ntervenivano gli anemometri delle gru per fermarle, e i gruisti andavano sulla passerella.
Era la capitaneria di Porto che ci mandava comunicazioni di allerta meteo. Il 28 novembre arrivò un fax dalla Capitaneria che parlava di “vento forte”.
La gru DM5 era idonea a lavorare.Il freno antiuragano era presente nella DM5.
Non ero a conoscenza dei rischi dei gruisti. Non ricordo se vi era una procedura di emergenza per pericoli. Non ha mai visto traslata la cabina.
Nessuno dei gruisti il 28 novembre mi ha chiesto di scendere; io non gliel’ho detto perché non vi era il vento.

Pignatelli Angelo – capoturno al porto. 
A me le macchine vengono date non so come sono, se sono state revisionate. Non ero a conoscenza dei dispositivi di emergenza. Nè che sulle gru vi era un dispositivo antiuragano. 
(A questo punto la presidente della Corte di Assise è intervenuta per riprendere il teste: come? Lei era capoturno e non sa neanche se una macchina è stata revisionata o no?)
La gru DM 5 era in buone condizioni nel 2001. Presumo che nel 2012 era in condizioni ottimali.
Vi era una manutenzione periodica sulle macchine.
In caso di necessità, in 4 minuti un gruista scende giù.

Taranto oggi era un esempio delle forti contraddizioni: tra accoglienza dei migranti e impegno nell'azione militare all'estero dell'imperialismo italiano al servizio degli USA

Oggi sono arrivati e accolti nel porto di Taranto 62 migranti tra cui vari minori. E' la terza volta che la città di Taranto accoglie i migranti. E ancora una volta diamo il nostro caldo "benvenuto!" agli uomini, donne, ragazzi, che rivendicano il diritto umano di esistere, dopo essere scampati alle torture (alcuni dei migranti arrivati portavano sulla propria pelle ferite, ustioni, ecc.) e alla morte in mare.

Ma oggi, in altra parte della città, all'Arsenale, avveniva un'altra operazione, opposta: l'annuncio dei lavori alla nave Cavour per il suo adeguamento agli F35. Una commessa da 74 mln di euro che durerà circa un anno.

Al porto si salvano vite umane, alcune che scappano dalle guerre, all'Arsenale si lavora per la guerra, per la morte di vite umane!

Gli F-35 sono uno strumento militare. L’F-35 è progettato per essere impiegato nelle manovre di supporto aereo ravvicinato, per missioni di supremazia aerea e per il bombardamento.

Ma è anche un enorme costo di denaro pubblico che invece di essere utilizzato per lavoro, bonifiche - e a Taranto ci vorrebbero eccome di miliardi per queste - viene utilizzato per le missioni di guerra. Almeno 14 miliardi di euro sono stati per il rifacimento della flotta aeronautica italiana. Si parla del programma più costoso di tutti i tempi. Un programma militare lanciato dagli Stati Uniti, al quale si sono uniti otto Paesi di tutto il mondo. Tra questi, l’Italia con la Leonardo.

L'altro aspetto importante è l'effetto sull'ambiente. "Il serbatoio di un F-35 contiene 8391 kg di carburante. La combustione per ogni litro di carburante produce in media 2,5 kg di CO2. Dunque lo svuotamento dell’intero serbatoio di un F-35 (viaggio andata e ritorno nelle missioni in medio oriente) produce circa 21mila kg di anidride carbonica, pari all’emissione giornaliera di 1000 abitanti del nostro Paese"
Su questo, come mai non hanno nulla da denunciare i nostri ambientalisti?

ArcelorMittal - i sindacalisti dei padroni invece che organizzare la lotta operaia lavorano per organizzare un rapporto di fiducia tra padroni, governo e operai

Ex Ilva, Palombella (Uilm): “Sfiducia e preoccupazione per l’intesa tra Governo e azienda”

Da Corriere di Taranto

“C’è grande incertezza e preoccupazione per quello che uscirà dalla trattativa tra governo e ArcelorMittal. Da quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa, ci sarebbe un accordo di massima tra l’azienda e Governo ma questo non deve e non può sacrificare quello firmato un anno fa che garantisce il risanamento ambientale, tutela i livelli occupazionali e la continuità produttiva...”. Lo dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm, durante il suo intervento a ‘Uno Mattina’.

“Chiediamo – continua il leader Uilm – un incontro urgente con l’Esecutivo per avere contezza sullo stato della trattativa perché le organizzazioni sindacali devono essere coinvolte e presenti nella trattativa e non possono essere considerate semplici spettatori o notai. Non si può cestinare in questo modo un importante accordo firmato un anno fa. Non permetteremo altri sacrifici per i lavoratori”.
“Attualmente – conclude – c’è un clima di sfiducia dei lavoratori nei confronti dell’azienda per quanto riguarda le difficoltà nella ripresa produttiva, soprattutto per lo svuotamento dei magazzini che porterebbe alla fermata di tutte le attività. Dopo questo ennesimo passo falso, Mittal deve recuperare un rapporto di fiducia con i lavoratori e le organizzazioni sindacali, partendo dal rispetto degli accordi sottoscritti”.

lunedì 25 novembre 2019

Parliamo della precaria internalizzazione delle lavoratrici e lavoratori pulizie scuole statali

Gli ingannapopolo M5 stelle hanno trasformato la stabilizzazione dei 16.000 lavoratori appalti pulizie scuole statali in una precarizzazione, esuberi e decurtazione salariale di massa.
Della strumentale assunzione sbandierata dal 1 gennaio si è arrivati al 1 marzo (ma non è detto che non si arrivi a settembre) - c'è lo "slittamento tecnico" - si dice - perchè chiamarlo proroga alle ditte per i 5stelle pareva brutto...

L' USB, dopo lo sciopero indetto il 20 di novembre, prendendo in giro i lavoratori, dopo gli incontri ai tavoli ministeriali, ha spacciato ai lavoratori per una grande vittoria la riduzione a un part-time di 18 ore settimanali per tutti i lavoratori che pur avendo i requisiti per rientrare nella graduatoria risultano in soprannumero rispetto al numero dei posti accantonati che in molte città sono decisamente ridotti rispetto ai lavoratori, solo a Napoli i lavoratori in "esubero" sarebbero 1200, a Taranto i posti accantonati sono 200 mentre i lavoratori sono 600 circa.

Usb poi ha superato se stessa proponendo la mobilità fuori sede provinciale e addirittura regionale, una mobilità vergognosa per chi dovrebbe per giunta lavorare 18 ore settimanali con un misero stipendio. Inoltre é bloccata dal decreto la possibilità di chiedere dopo 3 anni il passaggio al full time.
Per i poveri cristi, poi, che si trovano in mancanza dei requisiti: titolo di studio e anzianità di servizio di 10 anni, si prospetta lo spettro della disoccupazione in un'età che la ricollocazione é praticamente nulla!

Comunque  la stabilizzazione come Ata dei rientranti in graduatoria é prevista per 11.263 lavoratori, mentre i 'fuoriusciti' dovrebbero aspettare una graduatoria a settembre, ma non si sa né come né dove e né quando li dovrebbero collocare, e devono comunque accontentarsi del contratto a tempo determinato.
Mentre i soggetti ancora più deboli che dovrebbero essere tutelati in uno stato di diritto, che hanno scontato la loro pena, nonostante siano impiegati da più di 20 anni con le ditte, potranno scegliere se finire in mezzo ad una strada e fare la fame o tornare ad arrangiarsi illegalmente.

LO SLAI COBAS CHIEDE CHE SIANO STABILIZZATI TUTTI I LAVORATORI!
NEMMENO UN POSTO DI LAVORO DEVE ANDARE PERSO
NESSUNA RIDUZIONE DI ORARIO!

LE LAVORATRICI E I LAVORATORI SONO INVITATI A VENIRE Il 4 DICEMBRE ALLE ORE 10 SOTTO IL PROVVEDITORATO AGLI STUDI PER ORGANIZZARCI  E RESPINGERE I PIANI DEL GOVERNO.

Slai Cobas per il sindacato di classe
Rsa Fiorella Masci
Per info: 3339199075


Padroni, commissari e governo marciano divisi per colpire uniti - nell'interesse del capitale e del profitto attaccando lavoro e salute



Si chiederanno almeno 12 mesi per effettuare i lavori di ammodernamento richiesti sull'impianto teatro dell'incidente mortale del 2015

Sarà depositata quest’oggi presso il tribunale di Taranto, la nuova istanza contenente una richiesta di proroga del termine del 13 dicembre fissato dal Tribunale del Riesame, per la realizzazione

A Taranto esercitazioni militari della Marina Italia/Europa/Nato in simbiosi con l'industria bellica Leonardo

Su questo tutti allineati e coperti Istituzioni/partiti/padroni grandi e piccoli/stampa borghese e associazioni!
Taranto, droni contro le minacce emergentiecco l'esercitazione europea Ocean 2020
Ue e Nato insieme per sorvegliare mari e coste e rispondere alle minacce emergenti, anche con l'aiuto di nuovi mezzi a pilotaggio remoto. E' questo l'obiettivo di Ocean2020, il primo progetto di ricerca militare per la sicurezza marittima europea, finanziato dalla Commissione europea e guidato da Leonardo, che tra ieri e oggi ha mosso i suoi primi passi tangibili con una dimostrazione nelle acque del golfo di Taranto.
Dall'Italia alla Svezia, dalla Spagna all'Estonia, Ocean2020 riunisce 15 Paesi e 42 partner e apre la strada alla ricerca militare europea, che dal 2021

ALTRI DUE MORTI A BORGO MEZZANONE (FG)! Basta nostri fratelli di classe morti!

Ieri notte, in un casolare nei pressi del CARA di Borgo Mezzanone, due uomini sono morti a causa delle esalazioni di monossido di carbonio di una stufa. Per ora si conosce il nome di una sola delle due vittime: si chiamava Elvis Bakendaka, camerunense. Solo qualche giorno fa un altro incendio aveva colpito alcune baracche poco distanti.
Ancora una volta non si tratta di una morte casuale, ancora una volta è il risultato delle condizioni di sfruttamento e precarietà cui è soggetto chi lavora nelle campagne. Vivere in casolari abbandonati, senza elettricità né acqua, non è una scelta: è l'unica opzione per moltissimi lavoratori stranieri che nei distretti agro-industriali non hanno altre alternative. A chi finora dormiva all'interno del CARA di Borgo Mezzanone senza il permesso ufficiale, per esempio, è stato ordinato di andarsene entro il 15 dicembre; una misura restrittiva che, attraverso sgomberi che non forniscono reali alternative, non fa altro che aumentare la precarietà e l'insicurezza. 
Rabbia e dolore enormi di fronte all'ennesimo "ancora". 
A fianco di chi lavora nelle campagne, contro le politiche di apartheid, la marginalizzazione e lo sfruttamento che continuano ad uccidere e contro ogni strumentalizzazione sulla pelle delle persone.
Basta morti nei ghetti!

Braciere killer, così sono morti i due migranti di Borgo Mezzanone. 

Intossicati dalle esalazioni di monossido di carbonio sprigionate da un braciere.

domenica 24 novembre 2019

SEMPRE TANTISSIME DONNE IN PIAZZA - MA OCCORRE DI PIU', ROMPERE LA "NORMALITA'" - E LE DONNE LO POSSONO FARE! MASSICCIA DIFFUSIONE DELL'OPUSCOLO "360°"

Domani alle ore 18 in via Livio Andronico, 47 presentazione a Taranto dell'opuscolo e resoconto del corteo di Roma da parte delle compagne di Taranto del Mfpr che vi hanno partecipato.

 Ieri la manifestazione delle donne contro la violenza sessuale, i femminicidi, contro il sistema che produce questa feroce guerra contro le donne - le stesse statistiche borghesi segnalano l'aumento dei femminicidi - ha di nuovo mostrato la grandezza, potenzialità del movimento delle donne. Vi erano tantissime ragazze, alcune giovanissime che portano la freschezza di ribellione, presa di coscienza, ma anche gioia di lottare. Da Roma, in particolare, vi erano le donne migranti organizzate, come vi erano le rappresentanti delle dure lotte per la casa, contro gli sgomberi che si fanno in questa città.

Ma il corteo non ha segnato delle novità, dei passi avanti. L'unica, dolorosa, "novità" è stata la denuncia, rabbia, emozione che ha attraversato la manifestazione per l'assassinio, torture e violenza alla "Mimo" perpetrata dallo Stato, polizia cilena, con il momento del sit-in silenzioso di tutto il corteo seguito dai forti slogan in ricordo di tutte le donne uccise dallo Stato borghese e dal nostro grido: rivoluzione!
E dobbiamo anche dirci che quest'anno la partecipazione, sebbene sempre più grande di qualsiasi movimento, è stata circa la metà degli altri anni. Non si è voluto dare ascolto alle sollecitazioni, proposte venute anche nella assemblea nazionale di Nudm di un mese fa a Napoli che dicevano di fare una manifestazione più combattiva, più indirizzata contro i Palazzi del potere.
Si è fatta invece la manifestazione "normale", quando la condizione della maggioranza delle donne, i femminicidi, il lavoro che viene tolto e diventa sempre più precario e misero, la condizione familiare, ecc. diventa sempre meno "normale"; anche ieri vi è stato l'ennesimo feminicidio e la morte in mare di nostre sorelle migranti, di cui responsabile è solo questo governo, questo Stato, questo sistema imperialista.
Così in questa manifestazione non possono trovare rappresentanza, neanche eco le lotte delle lavoratrici che pur ci sono con una protagonismo determinato e in prima fila delle donne, dalla lotta delle operaie della Whirlpool, alla lotta delle lavoratrici precarie di Palermo, degli asili di Taranto, della logistica del nord, ecc.

Occorre essere "anormali"! 
Occorre di più e meglio.
Occorre prendere sempre più coscienza che "tutta la vita deve cambiare" e per questo serve una lotta a 360°, continua, prolungata, che non abbia meno obiettivo che la Rivoluzione per rovesciare questo sistema, da "moderno medioevo, contro padroni, governi, Stato, uomini che odiano le donne.
Questo comporta discutere di quale linea serve, quale lotta serve, quale ideologia, ecc. quale classe deve prendere nella mani questa battaglia perchè sia diretta verso quell'obiettivo, se le proletarie che lottano ogni giorno e sono la maggioranza reale o la piccola borghesia che chiede dei cambiamenti impossibili in questa marcia società capitalista.

Per questo, quest'anno le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno posto al centro della loro azione nella manifestazione la diffusione del Quaderno "360°" contenente gli Atti del seminario teorico fatto quest'estate, perchè ci si "armi" la testa e il cuore per avanzare nella lotta.
Più di 100 copie sono state vendute, sia a ragazze che a donne anziane, sia a realtà collettive che a donne singole, a compagne di lunga militanza come compagne nuove, ecc. A dimostrazione, forse, della necessità, maturità, di trasformazione di un movimento delle donne importante ma che diretto dal femminismo piccolo borghese rischia di essere routinario.
Tante lo hanno preso, dopo una breve presentazione dei contenuti del seminario, con interesse, anche curiosità, sorpresa che finalmente si affrontino quei temi.
Questo messaggio "lotta a 360°..." è stato portato anche sui muri con locandine, con le scritte, nei cartelli.

Il 25 novembre in alcune città, come a Palermo, a Taranto vi saranno nuove presentazioni del Quaderno, rivolte soprattutto alle lavoratrici in lotta perchè prendano con più convinzione, più coraggio nelle loro mani la battaglia per un femminismo proletario rivoluzionario, ancora troppo debole, ma assolutamente necessario.

Volantinaggio di solidarietà agli operai ArcelorMittal tra gli operai dei Cantieri Navali di Palermo

L'assemblea dei delegati metalmeccanici lancia un 'falso movimento' per Ilva e fabbriche in crisi

"Una «mobilitazione generale» – probabilmente una manifestazione nazionale a Roma di sabato – per fare delle vertenze industriali – a partire dall’ex Ilva – una questione nazionale..." 
A parte che è una decisione assolutamente tardiva che mostra l'arretratezza di questa assemblea ma si tratta di una decisione assolutamente insufficiente rispetto a quello che dice di essere. Sull'Ilva bisogna aprire un braccio di ferro nazionale, costruendo uno sciopero generale con manifestazioni concentrate nazionalmente in ogni sede Ilva - Genova e Taranto quindi si deve andare a una manifestazione nazionale che riguardi l'Ilva e tutte le altre fabbriche in lotta, che non può essere la processione del sabato a Roma a Palazzi del potere chiusi e salvaguardando lo shopping natalizio.
Delegati e operai che abbiano un minimo di coscienza sindacale di classe sanno bene che solo così la lotta è vera; tutto il resto è fare tutto per non fare niente e non disturbare il manovratore.

«Sono molto d’accordo a fare uno sciopero generale – ha sostenuto la segretaria generale della Fiom Francesca Re David tra gli applausi – che metta al centro il lavoro e l’industria. Abbiamo bisogno che i lavoratori ci credano». Dal palco dell’Ambra Jovinelli, Re David ha precisato: «Pensiamo che vadano costruite iniziative nei territori che parlino delle crisi che stiamo attraversando e delle soluzioni possibili al governo e alle imprese. Non si può aspettare solo la mobilitazione nazionale, bisogna costruirla. Dobbiamo, attraverso una presenza viva dei metalmeccanici sul territorio, costruire iniziative settore per settore, parlando al paese, al governo e alle imprese e chiedere a Cgil Cisl Uil di costruire una grande mobilitazione».
Una richiesta che le confederazioni hanno subito accolto. «Con Cisl e Uil e con le categorie dobbiamo valutare se unificare le tante crisi aperte per arrivare ad una mobilitazione dell’insieme dei lavoratori, sulla difesa del lavoro e sulla politica industriale», risponde subito da Napoli il segretario della Cgil. Secondo Maurizio Landini «sono tante le vertenze aperte e i dati non ci fanno sperare in meglio per il 2020».
La segreteria generale Cisl Annamaria Furlan è convinta di dover «realizzare una mobilitazione generale», dice senza al momento usare la parola sciopero, che «unitariamente dovremo stabilire nelle prossime giornate». Saranno le segreterie unitarie, non ancora convocate, a decidere cosa mettere in campo e quando...

Tutto questo vuol dire che le stesse iniziative decise si faranno nel lontano 2020 del tutto non incidenti nella dinamica dello scontro in atto all'ILVA/ArcelorMittal, come nelle altre vertenze importanti.

sabato 23 novembre 2019

ArcelorMittal/Appalto 26- 27-28 novembre - 3 giornate di informazione e chiarezza dello Slai cobas per il sindacato di classe


Le reazioni sindacali all'incontro Conte/Mittal

Uilm“Trattativa sia ad armi pari”

«Dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi si deve avviare una trattativa ad armi pari, senza pregiudiziali. Si deve partire dall’accordo del 6 settembre 2018 che ha avuto il consenso del 93% dei lavoratori e che è l’unico che garantisce risanamento ambientale, tutela livelli occupazionali e continuità industriale». Così Palombella dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il Governo e i vertici di ArcelorMittal. «Ora ci aspettiamo che ArcelorMittal ricominci ad approvvigionare gli stabilimenti con materiali di qualità per evitare una chiusura che altrimenti sarebbe inesorabile – ha aggiunto – Devono ripartire immediatamente anche le attività di manutenzione e gli interventi di ambientalizzazione». «Ci saremmo aspettati – prosegue – che dopo la richiesta di proroga dei termini del ricorso d’urgenza, l’azienda ritirasse la procedura prevista dall’articolo 47, anche se questa non avrebbe effetti concreti ma sarebbe comunque un segnale di avvio di una trattativa senza veti». «Al momento – conclude – non siamo stati ancora convocati dal Governo e non conosciamo le azioni che vorrà intraprendere. Noi rimaniamo contrari a qualsiasi atto che preveda esuberi, il blocco del risanamento ambientale, la riduzione dei salari dei lavoratori e ipotetici piani di riconversione diluiti nel tempo che non avrebbero modo di essere messi in pratica».

Fim Cisl
Se il Governo italiano e ArcelorMittal intendono riavviare il dialogo, finalizzato alla salvaguardia degli impianti produttivi, lo facciano pure, ma per noi è fondamentale ritirare procedura ex art. 47, il minimo per riprendere il dialogo e ripartire da quanto sancito al Mise poco più di un anno fa, con l’accordo del 6 settembre 2018». Lo afferma il segretario generale aggiunto della Fim Cisl di Taranto, Biagio Prisciano, ripreso dall’agenzia ANSA. «Accogliamo favorevolmente – aggiunge – ogni miglioria dal punto di vista ambientale e sotto il profilo della sicurezza, perché Taranto e i lavoratori hanno bisogno di tranquillità per una fabbrica ecosostenibile e sicura,che sia rispettosa di ambiente e salute. Come Fim, però, non accetteremo alcun esubero,questo deve essere chiaro al Governo ed ArcelorMittal». Secondo Prisciano, «Taranto con il suo territorio sta già pagando un prezzo alto in sotto il profilo occupazionale per via di una crisi che da anni ha messo in ginocchio il mondo produttivo e del lavoro. Abbiamo già visto chiudere tante aziende e tante famiglie penare, tenute in vita dagli ammortizzatori sociali. Per questo ribadiamo al Governo nazionale e ad ArcelorMittal la nostra posizione netta: nessun esubero». «Il 6 settembre 2018 – conclude – abbiamo firmato quell’accordo perché c’erano garanzie per tutti, ivi compresi gli attuali 1700 lavoratori in Cigs, attualmente in forza a Ilva in As, per i quali a fine piano c’è la garanzia di rientrare a lavoro».

Fiom Cgil

ArcelorMittal ha dimostrato in questo anno, nella gestione dello stabilimento, di essere inaffidabile e soprattutto di non mostrare particolare interesse al futuro produttivo, ambientale e occupazionale di Taranto. Il governo non può lasciare nelle mani di una multinazionale un sito strategico per il Paese e pertanto si rende necessario l’intervento pubblico”. Lo dichiara all’agenzia AGI il segretario Fiom Cgil Taranto, Francesco Brigati, valutando l’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier Conte, i ministri Gualtieri e Patuanelli, e i Mittal, a capo dell’omonima multinazionale siderurgica che gestisce l’ex Ilva e lo stabilimento di Taranto. Il ruolo del pubblico nell’ex Ilva così “lo sosteniamo da tempo come FIom Cgil. Sul piano occupazionale – afferma Brigati – non siamo disposti come sindacato a concedere nulla e continueremo a rivendicare quanto sottoscritto il 6 settembre 2018 e soprattutto il rispetto del contratto di aggiudicazione che, all’art. 13, prevede possibili modifiche su investimenti mantenendo gli attuali livelli occupazionali”. “Inoltre, sul fronte ambientale – rileva la Fiom Cgil – è utile introdurre innovazioni tecnologiche che eliminino le sostanze cancerogene come il benzopirene. Si riparta dal piano Bondi – conclude Brigati – per ridare una speranza al futuro ambientale, occupazionale e produttivo di Taranto”.