Ieri sciopero e manifestazione indette
dal Usb e da una parte dell’arcipelago ambientalista a Taranto, in
occasione della nuova mobilitazione del venerdì di Friday for
future.
Lo sciopero ha avuto una modesta riuscita in termini di partecipazione
effettiva degli operai e naturalmente ha scontato le manovre
tradizionali della direzione ArcelorMittal rispetto a scioperi non
confederali: un incremento delle comandate e una pressione alla non
partecipazione. Questo anche nelle imprese dell’appalto in cui, tranne
alla Pellegrini, in generale lo sciopero non ha mobilitato gli operai.
Al mattino vi era stata una forte presenza
ai cancelli di circa un centinaio di ambientalisti e studenti, insieme ad attivisti del Usb, che in
particolare alla portineria D si è espressa con comizi volanti e anche con un cordone volto a
premere sugli operai perchè non entrassero.
Tutto questo obiettivamente dimostra come da un lato cresca la mobilitazione e dall'altro le contraddizioni a fronte della
nuova fase dell’azione di ArcelorMittal e governo.
Detto questo però sono fasulli i
numeri che dà l’Usb (il 60%, di partecipazione degli operai allo sciopero non corrispondono affatto alla realtà). E questo è un cattivo costume. E odiosi e
stupidi sono stati gli attacchi agli operai che entravano da parte
delle espressioni più cialtrone della piccola borghesia
ambientalista
- “Vergognatevi”,
hanno urlato ai lavoratori che smarcavano il badge alcuni
manifestanti, che hanno poi diffuso un video sui social. C’è
chi ha chiamato gli operai che entravano “burattini” e “pecore”; con Francesco Rizzo Usb che ha cercato di salvare "capra e cavoli": "l’intento non era “forzare” le persone, che possono entrare
tranquillamente, ma faranno i conti con la propria coscienza”.
Lo sciopero è importante perché
chiama gli operai a prendere posizione e a scendere in campo. Ma lo sciopero deve avvenire su
posizione di classe, perchè gli operai non vengano schiacciati dai ricatti di
padrone e governo, del sindacalismo aziendalista e dai "ricatti morali" di parte dell’arcipelago
ambientalista, a cui di recente si è accodata la stessa Usb, come prima la
Flmu/Cub; questo ha già provocato dei danni, finisce per esercitare sugli operai una pressione per
metterli in difesa e rendergli più difficile lo sviluppo della
propria autonoma posizione di classe nella lotta per il lavoro e la
salute.
Lo Slai cobas sc non ha aderito allo
sciopero, perché il suo lavoro è altro: in fabbrica per elevare la
coscienza di classe dei lavoratori perché organizzino sulla base di
una propria piattaforma questa difficile fase della lotta che vede tra l'altro i
sindacati confederali allo sbando, poco attivi e poco propositivi, e
che quindi domanda più di prima la necessità di un effettivo
sindacato di classe e di una lotta di classe, in questa che resta la
più grande fabbrica del nostro paese e, soprattutto in questo
momento, probabilmente la più importante fabbrica in Europa dove si
gioca una partita fondamentale per il presente e il futuro della
classe operaia.
La manifestazione, resa nazionale dall'Usb, svoltasi
nel resto della mattinata ha visto una partecipazione effettiva di
circa 2mila persone e un livello di ascolto e di attenzione
sicuramente più ampio.
Essa è stata la fusione tra la
manifestazione già prevista degli studenti nel quadro
della mobilitazione di Friday for Future - sono stati questa volta
circa 500 gli studenti che hanno partecipato al corteo e hanno messo
in campo gli attuali splendori e limiti di questo movimento a livello
nazionale - e la
manifestazione nazionale del Usb che ha visto affluire a Taranto
circa 300 rappresentanze di operai e lavoratori provenienti dalle
altre città e posti di lavoro, compresa una delegazione di braccianti di varie zone,
che sono venute a sostenere la battaglia che gli operai Usb stanno
facendo in questa città.
A questi si sono aggiunte
rappresentanze della maggiorparte dei settori ambientalisti della
città.
L’aspetto positivo di questa
manifestazione sta nel fatto che la questione “ArcelorMittal/Taranto”
è stata ulteriormente rafforzata nel suo carattere di grande
questione nazionale, e questa volta fortunatamente non per le ormai ripetute e
facili trasmissioni televisive che offrono di questa realtà una sola
faccia, quella del “mostro Ilva”, dove gli operai vengono resi
fantasmi; con uno stravolgimento dell’effettiva storia di
questa fabbrica.
L’altra questione importante è che,
almeno i delegati operai del Usb, a livello nazionale hanno potuto
vedere direttamente e toccare con mano temi, problemi e situazioni. E
questo, evidentemente, non sarà senza influenza nella vita interna
di questa stessa organizzazione.
Detto questo, bisogna dire con
chiarezza che la “calata” di tutto lo staff dirigenziale del Usb,
di Rete dei comunisti/Contropiano – che è anche un pezzo di Potere
al popolo - non è stata certo la cosa migliore. Gente venuta con la
verità in tasca, con parole d’ordine precostituite, con lo stile
delle burocrazie sindacali e dei partiti della falsa sinistra; venuti a sovrapporre parole d’ordine generali e generiche,
senza misurarsi neanche lontanamente con la natura effettiva della
lotta di classe in questa fabbrica e in questa città. Innanzitutto
non riconoscendola come lotta di classe.
I dirigenti Usb e Rete
dei comunisti non vogliono riconoscere, e forse né lo potrebbero, che
senza la classe operaia di questa grandissima fabbrica, in una “fabbrica aperta”, autorganizzata
e combattiva, che ancora non c’è, questa battaglia la perdono sia
gli operai che le masse popolari di questa città, e, per le
dimensioni della fabbrica, la perdono anche tutti i lavoratori sul
piano nazionale.
Così come non aiuta la stantia ripetizione della
parola d’ordine “nazionalizzazione” che serve da panacea, quando
invece è di fatto l’altra faccia del pianeta di supporto di
ArcelorMittal e dei padroni in genere. Nazionalizzare una fabbrica
per chiuderla, o come si dice ora, timidamente e ipocritamente, per
“riconvertirla”, è una battaglia che si consegna da sé al
capitale e al suo Stato; essa per di più indebolisce e toglie
prospettiva perfino alle stesse battaglie che pure l’Usb ha fatto
recentemente in questa fabbrica sul terreno della sicurezza, con due
delegati licenziati, come sul terreno della contestazione dell’accordo
infame del 6 ottobre, dall’Usb stessa firmato, e che è stato il
segnale ai padroni di ArcelorMittal e al governo che sul sindacato
potevano contare. Questo fa sì che i padroni, a cui hai dato il
dito, oggi ti chiedono la mano.
Lo Slai cobas sc anche in questi giorni
discute, anche duramente e vivacemente, nel massimo rispetto
reciproco, con i compagni operai del Usb, che sosteniamo con
forza ogni volta che viene fatta un’azione positiva in fabbrica o
fuori come ogni volta che vengono repressi. Perchè il problema in discussione non è l’impegno di
questi compagni operai ma la linea.
Chiaramente questa discussione
continua, e i prossimi giorni, le prossime settimane sono importanti.
Ma a partire da un dato, che è più grande delle linee e delle
proposte in discussione: si vuole cancellare la classe operaia a
Taranto, aiutando di fatto i piani di esubero che padroni e governo
vogliono? O si vuole, a fabbrica aperta, lottare a fondo contro
esuberi e cassintegrazione, anche perchè gli stessi operai siano i principali protagonisti della bonifica della fabbrica? Si vuole fare e riprendere la guerra in
questa fabbrica sulla sicurezza, sulla salute, il rinnovamento degli
impianti e dei processi di produzione o si vuole star dietro alle
fantasiose proposte dell’ambientalismo piccolo borghese che
trasformerebbero Taranto in una nuova Bagnoli di dimensioni epocali.
E’ questa la scelta vera.