Fabio Riva, in volo da Londra è arrivato con un’ora di ritardo rispetto al
previsto, ma Fabio Riva ha mantenuto la promessa, formalizzata dal suo
avvocato Nicola Marseglia, consegnandosi ieri sera, qualche minuto dopo
le 21, ai finanzieri del Gruppo di Taranto che lo hanno atteso a
Fiumicino, notificandogli il mandato di arresto europeo firmato dal
giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco dopo che il 26
novembre del 2012 l’allora vicepresidente di Riva Fire, proprietaria
dell’Ilva di Taranto, era sfuggito alla cattura, rifugiandosi in
Inghilterra. Fabio Riva è salito sulle auto delle Fiamme Gialle ed è
stato condotto nel capoluogo jonico, prima nella sede del comando
provinciale e poi nella casa circondariale di via Magli.
Riva è accusato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento delle sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, corruzione, falso e abuso d’ufficio, accuse che gli sono valse prima l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Todisco e poi la richiesta di rinvio a giudizio sulla quale deciderà il gup Vilma Gilli tra qualche settimana. Fabio Riva si è sempre opposto alla procedura di estradizione ma dopo il via libera dato dalla magistratura inglese lo scorso 8 maggio, aveva ben chiaro che il possibile ricorso lo avrebbe tenuto lontano dall’Italia solo per altri 4-5 mesi al massimo. Da questa considerazione, la scelta, concordata con il suo legale, di consegnarsi nella speranza di ottenere in tempi brevi i domiciliari. In realtà, il piano, da quella che apprende la Gazzetta, prevedeva di evitare la custodia in carcere a Taranto, passando qualche notte a Rebibbia per poi chiedere di essere trasferito a Milano dove il 9 giugno inizierà (per concludersi, come da calendario, il successivo 19 giugno) il processo d’appello per la presunta truffa ai danni dello Stato commessa per conto dell’Ilva, ipotesi di reato che è valsa a Fabio Riva la condanna in primo grado a 6 anni e mezzo di reclusione.
Procedimento per il quale, peraltro, pende sullo stesso Riva un ulteriore mandato di arresto europeo (ma ai domiciliari). Il piano sarebbe saltato, però, perché l’autorità giudiziaria tarantina ha imposto il suo trasferimento nel carcere del capoluogo jonico, a prescindere dall’impegno milanese di martedì prossimo e dunque Fabio Riva comparirà già nelle prossime ore dinanzi al gip Patrizia Todisco mentre sarà il gup Vilma Gilli a decidere sulla scontata istanza di scarcerazione. A Taranto, invece, Riva oltre ad essere imputato, e ora anche detenuto, in «Ambiente svenduto», è stato già condannato dal tribunale a 6 anni di reclusione nel processo sugli operai del siderurgico morti per l’esposizione all’amianto.
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