"Lavorare qui è insicuro". Dopo il sopralluogo dello Spesal, i lavoratori non volevano tornare sul campo di colata.
Ma i delegati sindacali - di cui vorremmo sapere nome e cognome - nonostante dal sopralluogo e dalle prescrizioni dello Spesal appare chiaro che mancavano importanti misure di protezione, che avrebbero salvato Alessandro - si fanno portavoci del ricatto aziendale.
Quindi questi delegati, non hanno fatto nulla prima per controllare e imporre misure di sicurezza e continuano a coprire l'azienda dopo, giocando sulla pelle degli operai.
Questi sindacalisti vanno cacciati!
(Dalla Gazzetta del Mezzogiorno) - "All'Ilva l’altra notte i due altiforni in marcia, il 2 e
il 4, hanno rischiato di essere fermati dall'azienda a causa
dell'astensione dal lavoro degli addetti all'altoforno 2, l'impianto
dove lunedì sera si è verificato un grave incidente con un operaio
ustionatosi e tutt'ora in pericolo di vita nella rianimazione del
Policlinico di Bari. In nottata è poi intervenuto un chiarimento tra i
delegati sindacali e il personale dell'altoforno 2 e quindi, intorno
alle 2, il lavoro è ripreso...
Sessanta giorni di tempo all'Ilva per attuare le
prescrizioni di sicurezza sul piano di colata dell'altoforno 2 dopo il
grave incidente di lunedì nel quale è rimasto coinvolto il 35enne
Alessandro Morricella, dipendente Ilva di Martina Franca, che, investito
da una fiammata mista a ghisa ad elevata temperatura, ha riportato
ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Le prescrizioni sono
state fissate dai tecnici dello Spesal,..
Le misure
imposte prevedono lo spostamento della postazione, da frontale a
laterale, per il prelievo della ghisa al fine di controllarne la
temperatura e la predisposizione di un'ampia copertura di protezione per
evitare che il lavoratore addetto al prelievo - la funzione che lunedì
stava esercitando Morricella quando è stato colpito - possa esser
investito dal getto pericoloso di materiale incandescente.
Nel fissare
questi adempimenti e nel dare all'Ilva due mesi di tempo per attuarli,
lo Spesal, rilevano fonti sindacali, ha detto che l'altoforno 2, nel
frattempo, può stare in marcia. L'impianto era stato fermato subito dopo
l'incidente. Ma mercoledì sera, apprese le prescrizioni dello Spesal,
il personale addetto all'altoforno 2 si è rifiutato di lavorare restando
in sala mensa. Troppo elevato il rischio, secondo loro, ma soprattutto
tanta la tensione accumulata, anche sul piano emotivo, dopo l'incidente
occorso al loro compagno di lavoro...
È quindi partito prima un confronto tra Ilva e
sindacati, poi tra i sindacati e i lavoratori dell'altoforno 2, al fine
di chiarire la situazione. Secondo fonti sindacali, l'Ilva avrebbe
paventato la possibilità di fermare non solo l'altoforno 2 ma anche il 4
se l'attività sull'impianto non fosse ripresa regolarmente. L'Ilva si è
appellata al fatto che lo Spesal non ha bloccato l'impianto ma ha
ordinato degli interventi fissando un arco temporale entro i quali
eseguirli. Stesso concetto i delegati sindacali hanno poi riportato ai
lavoratori dell'altoforno 2 incontrati subito dopo l'azienda. «Sul piano
di colata di solito ci sono quattro addetti, ma l’altra notte - dicono i
sindacalisti - se ne sono presentati in sei. Abbiamo parlato, chiarito,
e alla fine, verso le 2, in quattro hanno deciso di tornare al lavoro».
L'Ilva, dicono i sindacati, pur comprendendo lo stato
d'animo del personale dell'altoforno 2 per quello che era successo, è
stata altrettanto ferma nel dire che avrebbe fermato i due altiforni
rimasti in marcia se la situazione non si fosse sbloccata. E questo,
aggiungono i sindacati, avrebbe causato ripercussioni in tutto il
siderurgico...".
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