Permanendo il rischio, non attuando l'Ilva ancora le prescrizioni date dallo Spesal (perchè da tempo 60gg), gli operai non possono continuare a lavorare all'AFO2.
Tutti i delegati RSU, e i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza devono assumersi la responsabilità - ai sensi del TU 81/08 - di dare indicazioni e coprire sindacalmente gli operai che non devono continuare a lavorare, fino ad accertamenti di tutte le cause completati e fino ad interventi di eliminazione delle cause che hanno portato alla morte/assassinio di Alessandro Morricella, e di messa in sicurezza i lavoratori.
GLI RLS E GLI RSU NON POSSONO SOLO DENUNCIARE, DEVONO AGIRE!
(Dal
verbale dello Spesal dopo l'infortunio che ha causato la tragica fine
di Alessandro):
“A
seguito dell’infortunio indicato in oggetto, al fine di eliminare
le circostanze di pericolo verificatesi nelle condizioni attualmente
in essere, si prescrive ex art. 20 D.Lgs. n. 758/94 al Datore di
lavoro Responsabile del reparto AFO2 di adottare tutti i
provvedimenti necessari atti ad evitare
pericolose esposizioni del personale alla proiezione di metallo fuso
durante le operazioni di colaggio dell’altoforno (art.
71 comma 3 allegato VI, punto 1.9.1 del D.Lgs. 81/2008). Nel
frattempo
si
fa divieto ex art.55 c.p.p.
di
effettuare qualsiasi operazione di prelievo diretto delle temperature
ghisa nel POZZINO GHISA. I provvedimenti della presente prescrizione
dovranno essere eseguiti entro 60 (sessanta) giorni dalla notifica
del presente verbale.”
(Dall'esposto
del USB):
È
noto a tutti che è in corso l’attività di indagine atte a
verificare le cause che hanno portato al tragico evento, così come è
noto a tutti che gli stessi addetti ai lavori , ingegneri, maestri,
colatori, tecnici ecc… non riescono a spiegare pur avendo
esperienze più che decennali, le cause che hanno portato alla
reazione che ha prodotto il getto di ghisa che ha investito
Alessandro. Tutti però sono concordi sul fatto che bisogna creare
una protezione che consenta in caso di reazione di contenere le
eventuali fuoriuscite o fiammate di ghisa, limitando così
l’esposizione dei lavoratori alle stesse.
Precisiamo
tra l’altro che l’ Altoforno 5 , è l’unico Altoforno munito di
tale sistema di protezione che è denominato “COVER”e che gli AFO
1-2-4 ne sono sprovvisti.
Ed
è proprio sulla base di questo che ci sembra contraddittorio il
contenuto del verbale di prescrizione emesso dalla SPESAL di Taranto
che da un lato “ordina” al responsabile di “evitare
pericolose esposizioni del personale alla proiezione di metallo fuso
durante la fase di colaggio dell’altoforno”, dall’altro non
dà indicazioni di fermata dell’altoforno e concede 60 giorni ad
ILVA per ottemperare alle prescrizioni stesse.
È
bene ricordare che il prelievo della temperatura è solo una delle
operazioni che i lavoratori svolgono durante la fase di colaggio e il
rischio di proiezione di metallo fuso è presente durante tutta la
fase del colaggio stesso.
Quindi
è certo che l’elemento di rischio di “proiezione di metallo fuso
incandescente durante la fase di colaggio” non è ancora
scongiurato, ed è altresì chiaro che in circostanze come questa di
cui ancora oggi non siamo in grado di determinarne le cause e quindi
la loro rimozione , potremmo quantomeno immediatamente limitarne gli
effetti “PROTEGGENDO” da SUBITO i lavoratori.
La
scrivente in ultimo chiede, in attesa delle giuste contromisure a
protezione e salvaguardia della salute dei lavoratori, la fermata
immediata degli AFO 2-4 , coscienti del fatto che ciò provocherebbe
grosse ripercussioni sulla marcia di tutto lo stabilimento ma
fermamente convinti che un altoforno si può riparare o ricostruire,
mentre la vita umana no.
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