Non è un rapporto risultante della storia naturale
"Quello che al “mercato delle merci” è l’incontro tra il possessore di strumenti di lavoro e possessore della propria forza-lavoro, Marx afferma chiaramente che non è risultante dalla storia naturale: “la natura non produce da una parte possessori di denaro o di merci e dall’altra puri e semplici possessori della propria forza lavorativa”. Dietro la “libertà” dell’operaio nel sistema a comando padronale, dietro il racconto di un progresso dell’umanità che libera lo schiavo e lo mette "sullo stesso piedistallo" del padrone, si nascondono secoli di violenze, espropriazioni, sangue, dominatori e dominati in lotta irriducibile. Per spiegare la trasformazione del denaro in capitale non è importante il “problema del perché quel libero lavoratore gli si presenti nella sfera della circolazione ”, ma per avere ancora altri argomenti per accrescere l’odio verso la classe dei borghesi capitalisti non bisogna mai dimenticare che il loro potere, come quello di ogni nuova società che sostituisce un’altra, è nato dalla violenza e dal sangue".
"La produzione di merci costituisce la base storica del capitalismo. Per estrarre valore da una merce occorre che chi possiede il denaro deve trovare sul mercato chi possa creare valore nell'atto del suo consumo, una tale merce esiste, è la forza lavoro .
Per forza lavoro si intende l'insieme delle capacità fisiche e intellettuali che esistono nell'uomo, nel suo movimento fisico, che può produrre oggetti. L'individuo disponendone liberamente vende la sua forza lavoro. Ciò è stato possibile solo in un determinato periodo storico, dalla nascita del capitalismo"
E' il capitalista che ha bisogno della forza-lavoro
"Un altro argomento confutato da Marx è la storiella che il padrone crea lavoro e posti di lavoro, quasi un benefattore che offre “servizi” perché una parte dell’umanità possa soddisfare i propri bisogni. Ma è la valorizzazione del capitale, la trasformazione del denaro in capitale, il profitto è l’unico scopo della produzione, è questa la realtà della società capitalista. La separazione del momento dell’acquisto della merce forza-lavoro dal suo uso è illuminante"
"Il possessore di denaro (datore di lavoro e/o capitalista) se non possiede una forza lavoro non può trasformare la sua ricchezza e quindi non può aumentarla; i suoi “bei soldini” potrebbero marcire con lui. Quindi è nella nostra mente che deve avvenire l'elaborazione del concetto: IL POSSESSORE DI DENARO, SENZA LA FORZA LAVORO non va da nessuna parte – in un certo senso lo creiamo noi.
Quando noi diciamo che “siamo fortunati ad avere un lavoro”, non diciamo una cosa del tutto corretta perché i veri “fortunati” sono loro, i capitalisti che ci sfruttano e con la nostra forza lavoro (e il pluslavoro) trasformano il loro denaro in merce e nuovamente in denaro, ma accumulando anche del plusvalore .
Gli operai rendono al compratore di mano d'opera, almeno il doppio per cui sono stati pagati
IL POSSESSORE DI DENARO continua a sfruttarci facendoci fare in otto ore (e più) il lavoro di almeno 3 persone aumentando da una parte il suo capitale e creando dall'altra l'aumento della disoccupazione. Più disoccupazione crea, più l'operaio è ricattabile in quanto facilmente sostituibile.
Ciò non accadrebbe dopo una seria presa di coscienza di questo meccanismo, rovesciando i ruoli con una avanzata lotta di classe per ridurre le ore di lavoro, creare posti di lavoro, valorizzando sempre più la nostra manodopera e mettendo in ginocchio i capitalisti (possessori di denaro), costruendo nel frattempo le avanguardie che con le masse spazzeranno via questo sistema.
E' importante che sia la “forza lavoro” a stabilire la quantità di tempo da dedicare alla produzione, altrimenti si diventa schiavi e non liberi lavoratori che possono vivere e usufruire del loro guadagno per ciò che hanno diritto.
Dalla redazione della Formazione operaia:
Gli operai senza rovesciare il sistema del capitale, instaurare il potere del proletariato ed espropriare i capitalisti, non possono "rovesciare i ruoli". Gli operai fin dagli inizi dell'800 hanno sempre combattuto per ridurre la giornata lavorativa- e questo lo vedremo bene in seguito nel capitolo proprio sulla giornata lavorativa - ma questa lotta ha portato a parziali e momentanei risultati non alla possibilita' degli operai - finchè sono forza-lavoro - di "stabilire la quantita' di tempo da dedicare alla produzione". La "forza-lavoro" nel sistema capitalista è libera solo di vendersi. L'operaio potrà essere veramente libero quando non sarà più merce forza-lavoro.
Da cosa è determinato il valore della forza-lavoro
"La vendita della forza lavoro deve avvenire sempre e soltanto per un determinato tempo.
Sul mercato fra possessore di denaro e lavoratore si stipula un contratto di compravendita per l'uso a termine della forza lavoro, il valore della forza lavoro è già determinato prima ancora di entrare in circolazione risultando dal consumo di una certa quantità di merci.
La forza lavoro può durare solo se l'individuo si conserva e per farlo ha bisogno di una certa quantità di mezzi di sussistenza, perciò il tempo di lavoro occorrente alla produzione della merce forza lavoro è nel tempo di lavoro necessario a produrre quei mezzi di sussistenza che servono all'individuo per sopravvivere ed essere in grado di continuare a lavorare per il padrone.
Tutti i bisogni naturali, come nutrirsi, vestirsi, una casa, ecc. cambiano da paese a paese e dipendono dal grado di sviluppo sociale raggiunto. Quindi nel determinare il valore della forza lavoro si deve tener conto che il suo valore cambia".
Una domanda sulla circolazione Denaro-Merce-Denaro (D-M-D).
"Non ho capito com'è la sfera della circolazione: il rapporto tra un possessore di denaro e un possessore solo della propria vita è la sintesi della produzione sociale attuale = IL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO".
Dalla redazione della Formazione operaia
Come si è già visto la forma immediata della circolazione delle merci è costituita dal processo: Merce-Denaro-Merce (M-D-M), trasformazione di merce in denaro e ritrasformazione di denaro in merce, cioè vendere per comprare. Ora accanto a questa forma ne troviamo un'altra, differente: Denaro-Merce-Denaro (D-M-D), trasformazione di denaro in merce e ritrasformazione di merce in denaro: cioè comprare per vendere.
Il denaro che percorre questo ultimo ciclo si trasforma in capitale.
Ma siccome sarebbe inutile scambiare denaro per riaverne altrettanto denaro, discende che il denaro lanciato nella circolazione ne deve tornare aumentato. La forma completa del processo è quindi D-M-D' ove D' equivale a D+d; vale a dire all'originaria somma anticipata più un incremento. Chiamiamo plusvalore l'aggiunta che eccede sulla somma originaria. Si ha dunque che nella circolazione il valore anticipato non solo si conserva, ma aumenta la propria grandezza: si valorizza. Il movimento lo trasforma in capitale.
Nella vendita a scopo di compera, fine del processo è l'appropriazione di valori d'uso atti a soddisfare bisogni. Nella compera per la vendita invece, fine del processo è la valorizzazione del valore. Il possessore di denaro che agisce come esponente di quest'ultimo movimento diventa capitalista, personificazione del capitale. Il suo scopo non è l'utilità delle merci, ma il guadagno. E non il singolo guadagno, bensì il moto incessante del guadagnare. Comprare per vendere più caro è dunque il processo del capitale come si mostra nella circolazione.
Ma come è possibile che, comprando e poi rivendendo, ossia scambiando denaro contro merce e ritrasformando la merce in denaro, si realizzi un plusvalore? La circolazione delle merci si fonda sullo scambio di valori equivalenti. Se lo scambio può essere vantaggioso per entrambi, dal punto di vista del valore nessuna nuova particella di valore, di più di quello immessovi potrebbe da esso scaturirne. Il cambiamento di forma delle merci non altera la loro grandezza di valore
Dalla circolazione non può scaturire plusvalore.
Ma se dalla circolazione non sorge alcun plusvalore è necessario che alle sue spalle avvenga qualcosa che allora lo possa generare. Ma ciò è mai possibile? È possibile che al di fuori della circolazione sgorghi plusvalore?
Innanzitutto il cambiamento di valore, che trasforma il denaro in capitale, non può derivare dal denaro stesso. Sia mezzo di acquisto, sia mezzo di pagamento, il denaro non fa altro che realizzare il valore della merce che compera o paga. In secondo luogo il cambiamento di valore non può derivare dal secondo atto della circolazione, cioè dalla rivendita della merce, perché questo atto fa ritrasformare la merce in denaro. Bisogna allora che l'aumento di valore avvenga nella merce, acquistata nel primo atto (D-M). Ma non nel valore di essa (poiché si scambiano equivalenti) bensì ed esclusivamente nel suo valore d'uso, nel suo consumo.
Ora per estrarre valore da una merce occorre che il possessore di denaro sia tanto fortunato da trovare sul mercato una merce che possegga la caratteristica peculiare di creare, nell'atto del suo consumo, valore. Esiste una tale merce? Tale merce esiste: è la capacità di lavoro, la forza-lavoro.
Impossessarci delle leggi del capitale per combattere le mistificazioni
"Occorre comprendere davvero – assimilare - le leggi del sistema capitalista. Che significa impossessarsene per riportarle alla Classe. Significa non fermarsi alla semplificazione e all’assunto “ho compreso”, perché tante sono le mistificazioni e le menzogne che il padrone usa per nascondere la sua vera natura di sfruttatore. Marx chiarisce e smaschera tutta una serie di “stereotipi” che fanno presa tra i lavoratori cioè: dal “libero e paritetico” rapporto tra “eguali”, io padrone ti pago per produrre una merce e tu mi vendi la tua forza lavoro (vero tra virgolette), che si infrange col fatto che io ti estorco più ore di lavoro per produrre plusvalore; ma anche il fatto che è l’operaio che anticipa e il padrone lo paga dopo, dove si mostra il piano capovolto, che ci dice che non c’è niente di naturale in questo rapporto; che squarcia il velo sulla “libertà” dell’operaio, ovvero: libero di farsi sfruttare o morire di fame.
Non soffermiamoci alla “comprensione”, perché Il Capitale è stato scritto da Marx non solo per fornire al proletariato la chiave di lettura scientifica del sistema capitalista, ma anche un’arma ideologica e di lotta, per combatterlo.
E' quindi necessario rimettere al centro il lavoro di Marx al servizio della rivoluzione, e non della “semplice” spiegazione scientifica del capitalismo".
E, per finire, un pò di fumetto...
Nessun commento:
Posta un commento