pubblicato il 19 ottobre 2018

Sono attualmente 320 le transazioni per l’incentivo all’esodo firmate dai lavoratori Ilva, su un totale di 394 pervenute alle organizzazioni sindacali. L’età media dei lavoratori che hanno deciso di lasciare l’Ilva, ottentendo così 100mila euro lordi pari a 77mila euro netti e due anni di NASPI, è pari ai 40 anni di età, quindi molti giovani lavoratori hanno deciso di lasciare il siderurgico per provare a costruirsi un futuro lontano dalla grande fabbrica. Costoro usufruiranno di questo schema: saranno collocati un anno in cassa integrazione, ottenere il licenziamento con i due anni previsti dalla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), ovvero l’indennità mensile di disoccupazione (istituita dall’art. 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22), ed ottenere anche l’incentivo all’esodo. Come previsto dall’accordo dello scorso 6 settembre a Roma. Le unità che potranno accedere all’esodo non potranno superare il numero di 3.097, anche nei limiti degli esuberi previsti sito per sito per Taranto, Genova, Novi Ligure, Marghera.
La richiesta di fuoriuscita incentivata potrà essere presentata fino al 31 dicembre prossimo. Secondo gli accordi raggiunti tra azienda e sindacati, gli scaglioni previsti sono i seguenti: da febbraio a fine
aprile 95mila euro, da maggio ad agosto 90mila euro, da settembre a dicembre 2019 85mila euro. Dal 2020 invece ci sarà una diminuzione di 5mila euro a trimestre per gli anni 2020, 2021, 2022: Dal 2023, da gennaio a giugno si otterranno 20mila euro, mentre per chi lascerà dal primo luglio 2023 al 31 dicembre 2023 otterrà 15mila euro.
La prossima settimana arriverà alle organizzazioni sindacali la comunicazione ufficiale per quanto attiene invece i numeri definitivi sulle macroaree, divisi reparto per reparto, sui lavoratori che rientreranno negli 8200 lavoratori che saranno riassunti da AM Invest Co Italy. La comunicazione arriverà ai lavoratori il prossimo 29 ottobre tramite raccomandata; sul portale MyIlva ogni lavoratore potrà verificare la sua posizione, e soprattutto ci sarà un numero verde che sarà attivato in quei giorni a cui si potrà chiamare per conoscere le decisioni di ArcelorMittal, visto che quasi 7mila operai non sono iscritti al portale. Inoltre, saranno attivate delle postazioni fisse all’interno dell’Ilva, probabilmente in tutte le portinerie, per fornire ai lavoratori delucidazioni in tal senso.
Tutti coloro i quali non riceveranno alcuna proposta di riassunzione, resteranno in capo ad Ilva in Amministrazione Straordinaria. E come previsto dall’accordo sindacale riceveranno, entro la conclusione del piano industriale di ArcelorMittal (non prima del 23 agosto 2023 e non oltre il 30 settembre 2025), una proposta di assunzioneChi invece deciderà di restare in Ilva in Amministrazione straordinaria pur avendo ricevuto una proposta di lavoro da parte di ArcelorMittal, usufruendo della cassa integrazione (quindi sotto il cappello protettivo dello Stato, con lo stipendio che prevede la corresponsione del 70% del salario con i ratei e senza massimali), quando Ilva in AS cesserà le attività di bonifica (per le quali saranno impiegati 300 lavoratori) sarà definitivamente fuori dall’azienda. E non è detto che le operazioni in questione termineranno entro il 2023: in molti, anche esponenti del precedente governo, immaginano che potrebbero potrarsi anche sino al 2025 e oltre. Secondo quanto previsto dal Decreto sul Mezzogiorno approvato nel 2016, i lavoratori in cigs restano coperti sino a quando non termina l’Amministrazione Straordinaria (eventualità che in Italia conta già diversi esempi). Questo significa, paradossalmente, che questi tremila e oltre lavoratori potrebbero restare in cigs anche per i prossimi 10-15 anni, qualora la società Ilva restasse con l’attuale stato giuridico.
Per quanto concerne i criteri di scelta dei lavoratori, si seguirà il seguente schema. Innanzitutto si partirà dalla linea tecnologica: ovvero, si guarderà prima di tutto ai singoli reparti, se e come resteranno in attività: questo significa che qualora, per ipotesi, un reparto verrà chiuso, inevitabilmente tutti i lavoratori di quest’ultimo risulteranno in esubero. Dopo di che, secondo un calcolo di media ponderata che sarà comunicata ai sindacati nei prossimi giorni, si valuteranno gli anni di anzianità e i carichi famliari.

In base alle prime riunioni della scorsa settimana, tra sindacati, Ilva in AS e i dirigenti di AmInvestCo Italy, al momento è stato abbozzato un piano che subirà ancora delle variazion. Lo stabilimento è stato diviso in due grandi macroaree presenti in Ilva: area a caldo e a freddo (nella nuova indicazione, area “primary” e “finishing”). 
Per quanto riguarda l’area a caldo questi i numeri abbozzati: in “sbarco materie prime e parchi minerali” si passerà da 460 a 380 unità con il 17,40% in As; in “agglomerato e altoforno/manutenzione” da 890 a 740 con il 16,90% in As; in “cokeria e sottoprodotti” da 590 a 440 con il 25,50% in As; in “produzione calcare e cave” da 210 a 175 con il 16,60% in As; in “acciaierie” i 2.050 operai diventeranno 1.600 (22%in As); “officine centrali di manutenzione” passerà da 1.680 a 1.100 operai (34,60% in As). In “Utilities” il personale diminuirà da 450 unità a 370 con il 17,80% in As, in “Facilities” da 285 a 176 con il 38,30% in As e “gestione discariche” da 66 a 50 operai (24,30% in As). Gli esuberi per l’area a freddo prevedono invece i seguenti numeri: in “treni di laminazione a caldo” i 626 dipendenti diventeranno 570 (9% in As), in “laminazione a freddo” da 672 a 510 (24,10%), in “lamiere, tubi, finiture, nastri” da 847 operai a 635 con un 26,20% di esuberi. Infine l’area logistica che occupa 1.117 unità passerà a 770 con il 31,10% in As, “Qualità” da 330 a 240 (27,30%) e lo staff da 553 a 454 con il 18% in As.