Dichiarata laurea mai posseduta, anche se non era requisito essenziale per far parte dello staff del sindaco
Mimmo Mazza
Spetta
ora alla Procura tirare le somme e decidere che direzione far assumere
all’inchiesta sullo staff del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci,
costituito con la delibera approvata dall’esecutivo il 26 luglio del
2017. Con quel provvedimento fu disposta l’assunzione della giornalista
pubblicista Doriana Imbimbo, individuata intuitu personae direttamente
dal primo cittadino per il quale aveva curato la comunicazione nella
campagna elettorale. Ad aprile scorso, fu presentata una denuncia ai
carabinieri,
denuncia nella quale si assumeva falso il titolo di studio - diploma di laurea in comunicazione di impresa e relazioni pubbliche - presente nel curriculum della Imbimbo - indagata per truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico - e utilizzato dal dirigente della direzione risorse umane Paolo Spano e dall’istruttrice della pratica Marianna Dell’Erba - entrambi indagati per abuso d’ufficio - per assegnare alla stessa l’inquadramento e il livello economico della categoria D/1, per la quale è indispensabile la laurea. Quel diploma conseguito allo Ied di Milano, invece, come hanno accertato i carabinieri non ha valore di laurea, o almeno non lo aveva al momento del conseguimento, e dunque, pur non essendo la laurea titolo indispensabile per far parte dello staff, la procedura era da ritenersi viziata da illegittimità. Lo stesso Comune, d’altronde, con determina del 22 maggio scorso - e dopo che la Imbimbo nel frattempo aveva rassegnato le dimissioni - ha preso atto della mancata corrispondenza tra titolo di studio dichiarato e posseduto, sollecitando addirittura la ripetizione di tutte le somme ricevute nel frattempo, provvedimento abbastanza singolare visto che doveva essere piuttosto chiesta la differenza tra il livello riconosciuto (D1) e quello spettante (C4), ovvero poche decine di euro al mese, perché comunque il lavoro quale componente dello staff è stato svolto. Sulla mancata istruttoria, ovvero verifica, del curriculum presentato dalla Imbimbo, poggia la contestazione di abuso d’ufficio a carico dei dipendenti comunali Spano e Dell’Erba mentre sull’aver dichiarato di avere un titolo di studio in realtà non posseduto si incardina la contestazione di truffa elevata a carico della Imbimbo. Nel lavoro investigativo compiuto dai carabinieri, però, è emerso dell’altro. Nella delibera di Giunta viene infatti citato l’articolo 11 del regolamento per l’ordinamento degli uffici e dei servizi del Comune di Taranto, secondo il quale non possono essere costituiti uffici di staff quando l’ente è in fase di dissesto. Il fatto è controverso - come si può leggere nell’articolo accanto - ma intanto vale una suppletiva contestazione, sempre per abuso d’ufficio, ai due dipendenti comunali perché il Comune di Taranto sarebbe formalmente è uscito dal dissesto solo ad aprile scorso e dunque - a prescindere dal titolo di studio - seguendo alla lettera la norma, la Giunta non avrebbe potuto proprio costituire l’ufficio di staff. Un fatto sul quale sono in corso ulteriori approfondimenti anche per capire eventuali responsabilità da parte dell’esecutivo giacché se non toccava sicuramente a sindaco e assessori verificare la bontà del curriculum della Imbimbo, è da escludere che gli stessi nel luglio del 2017 potessero non sapere che il Comune era ancora tecnicamente in stato di dissesto: ma pure qua, lo ripetiamo, non ci sono certezze granitiche.
All’attenzione del procuratore aggiunto Maurizio Carbone ci sono le dichiarazioni rese dagli indagati nel corso degli interrogatori e le memorie difensive, elementi che assieme a quelli raccolti dai carabinieri delineeranno i prossimi sviluppi della delicata inchiesta.
denuncia nella quale si assumeva falso il titolo di studio - diploma di laurea in comunicazione di impresa e relazioni pubbliche - presente nel curriculum della Imbimbo - indagata per truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico - e utilizzato dal dirigente della direzione risorse umane Paolo Spano e dall’istruttrice della pratica Marianna Dell’Erba - entrambi indagati per abuso d’ufficio - per assegnare alla stessa l’inquadramento e il livello economico della categoria D/1, per la quale è indispensabile la laurea. Quel diploma conseguito allo Ied di Milano, invece, come hanno accertato i carabinieri non ha valore di laurea, o almeno non lo aveva al momento del conseguimento, e dunque, pur non essendo la laurea titolo indispensabile per far parte dello staff, la procedura era da ritenersi viziata da illegittimità. Lo stesso Comune, d’altronde, con determina del 22 maggio scorso - e dopo che la Imbimbo nel frattempo aveva rassegnato le dimissioni - ha preso atto della mancata corrispondenza tra titolo di studio dichiarato e posseduto, sollecitando addirittura la ripetizione di tutte le somme ricevute nel frattempo, provvedimento abbastanza singolare visto che doveva essere piuttosto chiesta la differenza tra il livello riconosciuto (D1) e quello spettante (C4), ovvero poche decine di euro al mese, perché comunque il lavoro quale componente dello staff è stato svolto. Sulla mancata istruttoria, ovvero verifica, del curriculum presentato dalla Imbimbo, poggia la contestazione di abuso d’ufficio a carico dei dipendenti comunali Spano e Dell’Erba mentre sull’aver dichiarato di avere un titolo di studio in realtà non posseduto si incardina la contestazione di truffa elevata a carico della Imbimbo. Nel lavoro investigativo compiuto dai carabinieri, però, è emerso dell’altro. Nella delibera di Giunta viene infatti citato l’articolo 11 del regolamento per l’ordinamento degli uffici e dei servizi del Comune di Taranto, secondo il quale non possono essere costituiti uffici di staff quando l’ente è in fase di dissesto. Il fatto è controverso - come si può leggere nell’articolo accanto - ma intanto vale una suppletiva contestazione, sempre per abuso d’ufficio, ai due dipendenti comunali perché il Comune di Taranto sarebbe formalmente è uscito dal dissesto solo ad aprile scorso e dunque - a prescindere dal titolo di studio - seguendo alla lettera la norma, la Giunta non avrebbe potuto proprio costituire l’ufficio di staff. Un fatto sul quale sono in corso ulteriori approfondimenti anche per capire eventuali responsabilità da parte dell’esecutivo giacché se non toccava sicuramente a sindaco e assessori verificare la bontà del curriculum della Imbimbo, è da escludere che gli stessi nel luglio del 2017 potessero non sapere che il Comune era ancora tecnicamente in stato di dissesto: ma pure qua, lo ripetiamo, non ci sono certezze granitiche.
All’attenzione del procuratore aggiunto Maurizio Carbone ci sono le dichiarazioni rese dagli indagati nel corso degli interrogatori e le memorie difensive, elementi che assieme a quelli raccolti dai carabinieri delineeranno i prossimi sviluppi della delicata inchiesta.
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