martedì 30 ottobre 2018

Teleperformance - lavoratori licenziati usando il decreto dignità - difesa d'ufficio del M5S

Fermo restando che Teleperformance ha potuto fare in tutti questi anni ciò che ha voluto con un uso selvaggio dei contratti, con l'appoggio e anche i soldi di vari governi e in passato anche della Regione;
fermo restando che la Cgil ha normalmente spostato le lotte dei lavoratori verso richieste alle Isituzioni, di fatto coprendo e in alcuni casi sostenendo al politica di Teleperformance di giustificare la sua politica scaricando sulla concorrenza non controllata;
fermo restando che anche ora la Cgil fa un discorso ambiguo: da un lato il suo rappresentante Daniele Simon dichiara di condividere il decreto dignità, dall'altra ne chiede di fatto delle deroghe, per "salvare capra e cavoli", indebolendo e confondendo la necessaria lotta dei lavoratori, tra cui molte lavoratrici;

le dichiarazioni della deputata Alessandra Ermellino del M5S sono oscene (vedi sotto la sua dichiarazione).

In Teleperformance, e in tante altre aziende, il decreto dignità sta diventando uno strumento in mano
ai padroni per non rinnovare (legalmente questa volta) migliaia di contratti di lavoro, poi bellamente sostituiti da altri lavoratori usa e getta, dato che il decreto dignità non ha inserito, come invece sarebbe stato giusto, l'obbligo per le aziende di trasformare i contratti a termine in corso in contratti a tempo indeterminato, e la Ermellino difende il decreto con la motivazione...: che Teleperformance l'ha sempre fatto, che se non licenziava ora i lavoratori li avrebbe licenziati comunque dopo, e via di queste "stronzate".

Ecco, o si lotta decisamente contro teleperformance e il governo o non c'è difesa della continuità lavorativa.
  
Ermellino: “Chi oggi pensa che il Decreto Dignità sia un vulnus per i lavoratori di Teleperformance Taranto non solo dimostra di non essere coerente con la storia di quella azienda ma soprattutto perpetra una propaganda pretestuosa dove i lavoratori sono solo un ripiego per attaccare la riforma del lavoro di turno. In poco più di dieci anni Teleperformance Taranto è diventata la seconda realtà occupazionale della città, passando per varie riforme del lavoro, da contratti a tempo indeterminato ai contratti a progetto che hanno spremuto fino a dove era possibile i dipendenti dell’azienda solo per arrivare a segnare il termine delle campagne pubblicitarie. Poi è dilagato il fenomeno della delocalizzazione e infine il Jobs Act del governo Renzi che ha falcidiato il mondo del lavoro. Ai contestatori del Decreto Dignità che, secondo loro, si abbatterebbe in maniera più che negativa sulla vita dei lavoratori Teleperformance, dico che sarebbe meglio giocarsi la carta della sincerità con questi dipendenti, smettendola di strumentalizzare una riforma che non ha niente a che fare con le conseguenze che denunciano, perché la visione dei ‘polli in batteria’ all’interno dei call center c’è sempre stata. Il punto a Taranto, da un po’ di tempo a questa parte, è sempre uno: si guarda il dito di chi indica la luna, i posti a rischio sarebbero comunque stati a rischio nel lungo periodo, non certo per colpa del Decreto Dignità. La questione del lavoro all’interno dei call center e, più in generale in Italia è a monte e, il Decreto Dignità anche con la reintroduzione delle causali spinge il datore di lavoro a rivalutare il contratto a tempo indeterminato. Entriamo infine nel merito dei limiti imposti al contratto di somministrazione, oltre alle causali obbligatorie per l’imprenditore che stipula un rapporto di lavoro per più di dodici mesi, si prevede che il contratto dovrà avere una durata massima di 24 mesi e potrà essere prorogato al massimo per quattro volte, inoltre il numero di lavoratori assunti con contratto di somministrazione a tempo determinato non potrà eccedere il 30% dell’intero organico”. Lo dichiara la deputata Alessandra Ermellino del Movimento 5 Stelle.

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