lunedì 15 ottobre 2018

Processo Ilva - I custodi della Todisco, Barbara Valenzano: all'Ilva mancava tutto...

La scorsa settimana le udienze del processo Ilva sono state concentrate sulle testimonianze dei 3 custodi nominati nel 2012 dal giudice Patrizia Todisco al momento del sequestro degli impianti dell’area caldo. In particolare è stata sentita Barbara Valenzano.
Nella sua lunga testimonianza la Valenzano ha descritto minuziosamente come era la situazione degli impianti causa dell'inquinamento per operai e cittadini, ma anche le prescrizioni date all'Ilva per diminuire l’impatto ambientale.

Scontate, ma non per questo devono essere considerate normali, le continue interruzioni a questa testimonianza fatta dagli avvocati degli imputati, in primis il solito Annicchiarico, che puntavano a screditare l'accuratezza delle cose riferite dalla Valenzano.

"La custode ha sottolineato che al suo insediamento fu introdotto un modello organizzativo aziendale, con la nomina del direttore Buffo e dei capi area per garantire la gestione delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale del 2011. A seguito di un tavolo tecnico tra azienda, Provincia, Regione e Comune sul monitoraggio delle emissioni, dei fenomeni di slopping, della
riduzione del benzo(a)pirene sfornato dalle cokerie dello spolverio dei parchi minerali, furono proposte delle misure spontanee dai dirigenti aziendali che furono bocciate dai custodi che nell’agosto del 2012 presentarono una relazione contenente interventi e prescrizioni poi contenute nella nuova Aia firmata il 26 ottobre dello stesso anno. «I cumuli dell’area parchi - ha detto l’ing. Valenzano - venivano bagnati con una ridotta frequenza perché il settaggio delle centraline meteo era tarato su valori alti, tali per cui venivano persi tutta una serie di dati che avrebbero comportato determinate conseguenze e obbligato all’adozione di rimedi».
I custodi d’altronde scrissero 6 anni fa: «l’unico intervento plausibile che possa limitare i fattori condizionanti le emissioni e gli impatti del parco minerali e fossili dell’Ilva, nonché a migliorare gli impianti a partire dai limiti dell’area sia appunto la copertura dei parchi minerari e di tutte le aree che potenzialmente determinano emissioni polverulente. Si ritiene utile, inoltre, delocalizzare gli stessi parchi e suddividerli per tipologia di deposito gli stessi, oltre che prevedere idonee pavimentazioni e sistemi di aspirazione polveri e deflusso aree piazzali». (da Gazzetta del Mezzogiorno).

La Valenzano ha riferito che era stata data prescrizione di coprire anche i nastri trasportatori, perchè portavano materiali polverulenti.
A proposito delle BAT ha detto che ve ne sono di tantissimi tipi, ma devono essere compatibili con gli impianti, se questi hanno una tecnologia vecchia non possono essere messi Bat moderni, o mettere una Bat automatizzata lì dove l'impianto è meccanico.
Ha quindi sottolineato che dalle verifiche emerse che l'Ilva faceva interventi lì e quando vi erano delle rotture degli impianti, non interventi programmati.

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