Mittal ‘sceglie’ gli operai.
Il ‘primo giorno di scuola’ di Mittal in Ilva non è stato dei più memorabili. Come avevamo ampiamente previsto e preannunciato nei giorni scorsi, il rischio che in molti fossero impreparati o avessero sottovalutato l’impatto della multinazionale dell’acciaio, era molto concreto e per chi segue da oltre un decennio le vicende Ilva, anche prevedibile. E così è stato.
Del resto, che più di qualcosa non fosse andato per il verso giusto lo si era intuito già la scorsa settimana. Quando i sindacati capirono, dopo una serie di incontri con i vertici di AM InvestCo Italy srl, che ‘l’operazione trasparenza’ che avrebbe dovuto portare a conoscere in anticipo di qualche giorno rispetto a ieri i numeri e i nomi e cognomi ufficiali dei lavoratori che avrebbero trovato collocazione nelle due macroaree all’interno delle quali si trovano tutti i reparti del
siderurgico tarantino, non era fattibile (area a caldo e a freddo (nella nuova indicazione, area “primary” e “finishing”). In particolare per la Fiom Cgil, la nuova società ha scelto infatti di intraprendere un percorso “poco trasparente”. Non si è riusciti nemmeno a sapere, in giorni di continue riunioni, il nome della società di consulenza esterna, alla quale ArcelorMittal ha affidato il compito di redigere le graduatorie con gli elenchi dei lavoratori, attraverso la media ponderata che assegnerà ad ogni singolo lavoratore un punteggio.
Secondo quanto previsto dall’accordo sindacale dello scorso 6 settembre infatti, i criteri di scelta dei lavoratori avrebbero dovuto seguire il seguente schema. Innanzitutto, al primo posto è stata posta la linea tecnologica: ovvero, si è guardato prima di tutto ai singoli reparti, se e come resteranno in attività: questo significa che qualora, per ipotesi, un reparto verrà chiuso o ridimensionato, inevitabilmente tutti o quasi i lavoratori di quest’ultimo risulteranno in esubero e quindi in cig. Dopo di che, secondo un calcolo di media ponderata che i sindacati si attendevano di conoscere già nei giorni scorsi, si sono andati a valutare gli anni di anzianità, la competenza e i carichi famliari.
Ed invece, quando ieri pomeriggio sono arrivate le comunicazioni spedite ed inviate entrambe da Ilva in amministrazione straordinaria firmate dal responsabile del personale Claudio Picucci, in molti non si sono ritrovati con le scelte della nuova società.
Sin da subito infatti, i telefoni dei rappresentanti sindacali di Fiom, Fim, Uilm e Usb sono stati tempestati di telefonate di lavoratori preoccupati per essere stati posti in cig a zero ore sino al 2023 (con la possibilità, lo ricordiamo ancora una volta, di proseguire la copertura degli ammortizzatori sociali sino a quando Ilva in Amministrazione Straordinaria non cesserà la sua attività e comunque con l’impegno firmato da Mittal di sottoporre a questi lavoratori un’offerta di lavoro per rientrare in fabbrica entro il 2025), pur avendo alle spalle molti anni di lavoro e soprattutto importanti carichi familiari.
Inoltre, il fatto che molti lavoratori posti in cig appartenessero ad associazioni o a sindacati di base (ha ovviamente acceso le polemiche sul fatto che la nuova società abbia di fatto scelto di ‘eliminare‘ dalla grande fabbrica almeno per i prossimi 5 anni i lavoratori più ‘scomodi’, in termine di denunce e battaglie su quanto avviene all’interno della fabbrica, sui temi della manutenzione, del rispetto delle regole sul posto di lavoro ed in particolare sull’attuazione delle prescrizioni presenti all’interno del Piano Ambientale. A ciò si aggiunga il fatto che molti dei lavoratori collocati in Cig sono relativamente giovani, oppure appartengono dal 4° livello in giù.
Tutto questo ha scatenato moltissime polemiche, dando vita ad una serie di illazioni, tra cui il fatto che i nomi da mandare in cig siano stati indicati alla società da alcuni sindacalisti, capi reparto, capi area e dirigenti. E a dimostrazione che più di qualcosa non torna, arriva la lettera che Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno inviatoall’amministratore delegato di Am InvestCo Italia, Jehl Matthieu, e per conoscenza al Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, segnalando “gravissime anomalie rispetto all’applicazione dei criteri di legge in ambito selettivo del personale“.
Per i sindacati si “registrano molteplici incongruenze palesi sui criteri della professionalità, anzianità e carichi familiari, per effetto dei quali non vi è più ombra di dubbio come la selezione per centinaia dei distacchi sia stata operata attraverso criteri unilaterali da parte dell’azienda, di fatto al di fuori di quanto previsto dall’accordo“. Le organizzazioni sindacali chiedono quindi “l’assoluto rispetto dell’accordo e il non discrimine dei lavoratori, altresì l’immediato confronto in sede aziendale a chiarimento delle centinaia di anomalie riscontrate. Fermo restando la possibilità eventuale di ricorsi collettivi ed individuali nelle sedi previste e ai sensi delle tutele attese dagli strumenti di legge, Fim, Fiom, Uilm e Usb annunciano in mancanza di risposte esaustive, forme di protesta presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, in cui chiederemo al Garante dell’accordo nella persona del Ministro Luigi Di Maio, l’assoluto rispetto dell’accordo e delle leggi vigenti“.
Richiesta che ha avuto pronto riscontro, con la convocazione firmata dal direttore della gestione operativa, Giampiero Castano, per l’8 novembre a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico, che vedrà intorno ad un tavolo i dirigenti di Am InvestCo Italy srl, i commissari straordinari di Ilva in AS e i rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb, Ugl e Federmanager.
Incontro durante il quale, secondo fonti aziendali, AM InvestCO Italy spiegherà e motiverà le sue scelte, che assicurano le stesse fonti avrebbero rispettato i criteri stabiliti in sede di accordo sindacale.
Sicuramente qualcosa non ha funzionato per il meglio: lo dimostra il fatto che diversi lavoratori che hanno ottenuto la riassunzione da Mittal si sono prenotati per ottenere l’incentivo all’esodo. Il che significa che ci saranno da parte della società integrazioni rispetto al piano di assunzioni previsto. Ma è chiaro che la società dovrà sedersi al confronto e dare diverse spiegazioni sulle scelte operate. E nulla di più certo che alla fine degli incontri che inizieranno dalla prossima settimana, ci saranno dei cambiamenti.
Ricordiamo che Mittal assumerà con la formula del distacco da Ilva 8.200 lavoratori da giovedì 1 novembre. Per i 2586 esuberi (di cui all’incirca in 300 saranno utilizzati nelle attività di bonifica che resteranno in capo ad Ilva in AS), con l’entrata in cig dal 1 novembre, quello di oggi è stato l’ultimo giorno in fabbrica, visto che domani usufruiranno di una ‘giornata premio’. Mentre continuano ad arrivare richieste per ottenere l’incentivo all’esodo: sino ad oggi sono state superate le 500 richieste per la transazione economica, mentre sono quasi 400 quelle firmate. Con i sindacati che sono convinti del fatto che molto probabilmente le richieste potrebbero subire un’impennata dopo le decisioni comunicate dalla nuova società: cifre che lasciano pensare che alla fine ci si avvicinerà alle 7-800 uscite volontarie ipotizzate dai sindacati nelle scorse settimane.
Del resto, che più di qualcosa non fosse andato per il verso giusto lo si era intuito già la scorsa settimana. Quando i sindacati capirono, dopo una serie di incontri con i vertici di AM InvestCo Italy srl, che ‘l’operazione trasparenza’ che avrebbe dovuto portare a conoscere in anticipo di qualche giorno rispetto a ieri i numeri e i nomi e cognomi ufficiali dei lavoratori che avrebbero trovato collocazione nelle due macroaree all’interno delle quali si trovano tutti i reparti del
siderurgico tarantino, non era fattibile (area a caldo e a freddo (nella nuova indicazione, area “primary” e “finishing”). In particolare per la Fiom Cgil, la nuova società ha scelto infatti di intraprendere un percorso “poco trasparente”. Non si è riusciti nemmeno a sapere, in giorni di continue riunioni, il nome della società di consulenza esterna, alla quale ArcelorMittal ha affidato il compito di redigere le graduatorie con gli elenchi dei lavoratori, attraverso la media ponderata che assegnerà ad ogni singolo lavoratore un punteggio.
Secondo quanto previsto dall’accordo sindacale dello scorso 6 settembre infatti, i criteri di scelta dei lavoratori avrebbero dovuto seguire il seguente schema. Innanzitutto, al primo posto è stata posta la linea tecnologica: ovvero, si è guardato prima di tutto ai singoli reparti, se e come resteranno in attività: questo significa che qualora, per ipotesi, un reparto verrà chiuso o ridimensionato, inevitabilmente tutti o quasi i lavoratori di quest’ultimo risulteranno in esubero e quindi in cig. Dopo di che, secondo un calcolo di media ponderata che i sindacati si attendevano di conoscere già nei giorni scorsi, si sono andati a valutare gli anni di anzianità, la competenza e i carichi famliari.
Ed invece, quando ieri pomeriggio sono arrivate le comunicazioni spedite ed inviate entrambe da Ilva in amministrazione straordinaria firmate dal responsabile del personale Claudio Picucci, in molti non si sono ritrovati con le scelte della nuova società.
Sin da subito infatti, i telefoni dei rappresentanti sindacali di Fiom, Fim, Uilm e Usb sono stati tempestati di telefonate di lavoratori preoccupati per essere stati posti in cig a zero ore sino al 2023 (con la possibilità, lo ricordiamo ancora una volta, di proseguire la copertura degli ammortizzatori sociali sino a quando Ilva in Amministrazione Straordinaria non cesserà la sua attività e comunque con l’impegno firmato da Mittal di sottoporre a questi lavoratori un’offerta di lavoro per rientrare in fabbrica entro il 2025), pur avendo alle spalle molti anni di lavoro e soprattutto importanti carichi familiari.
Inoltre, il fatto che molti lavoratori posti in cig appartenessero ad associazioni o a sindacati di base (ha ovviamente acceso le polemiche sul fatto che la nuova società abbia di fatto scelto di ‘eliminare‘ dalla grande fabbrica almeno per i prossimi 5 anni i lavoratori più ‘scomodi’, in termine di denunce e battaglie su quanto avviene all’interno della fabbrica, sui temi della manutenzione, del rispetto delle regole sul posto di lavoro ed in particolare sull’attuazione delle prescrizioni presenti all’interno del Piano Ambientale. A ciò si aggiunga il fatto che molti dei lavoratori collocati in Cig sono relativamente giovani, oppure appartengono dal 4° livello in giù.
Tutto questo ha scatenato moltissime polemiche, dando vita ad una serie di illazioni, tra cui il fatto che i nomi da mandare in cig siano stati indicati alla società da alcuni sindacalisti, capi reparto, capi area e dirigenti. E a dimostrazione che più di qualcosa non torna, arriva la lettera che Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno inviatoall’amministratore delegato di Am InvestCo Italia, Jehl Matthieu, e per conoscenza al Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, segnalando “gravissime anomalie rispetto all’applicazione dei criteri di legge in ambito selettivo del personale“.
Per i sindacati si “registrano molteplici incongruenze palesi sui criteri della professionalità, anzianità e carichi familiari, per effetto dei quali non vi è più ombra di dubbio come la selezione per centinaia dei distacchi sia stata operata attraverso criteri unilaterali da parte dell’azienda, di fatto al di fuori di quanto previsto dall’accordo“. Le organizzazioni sindacali chiedono quindi “l’assoluto rispetto dell’accordo e il non discrimine dei lavoratori, altresì l’immediato confronto in sede aziendale a chiarimento delle centinaia di anomalie riscontrate. Fermo restando la possibilità eventuale di ricorsi collettivi ed individuali nelle sedi previste e ai sensi delle tutele attese dagli strumenti di legge, Fim, Fiom, Uilm e Usb annunciano in mancanza di risposte esaustive, forme di protesta presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, in cui chiederemo al Garante dell’accordo nella persona del Ministro Luigi Di Maio, l’assoluto rispetto dell’accordo e delle leggi vigenti“.
Richiesta che ha avuto pronto riscontro, con la convocazione firmata dal direttore della gestione operativa, Giampiero Castano, per l’8 novembre a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico, che vedrà intorno ad un tavolo i dirigenti di Am InvestCo Italy srl, i commissari straordinari di Ilva in AS e i rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb, Ugl e Federmanager.
Incontro durante il quale, secondo fonti aziendali, AM InvestCO Italy spiegherà e motiverà le sue scelte, che assicurano le stesse fonti avrebbero rispettato i criteri stabiliti in sede di accordo sindacale.
Sicuramente qualcosa non ha funzionato per il meglio: lo dimostra il fatto che diversi lavoratori che hanno ottenuto la riassunzione da Mittal si sono prenotati per ottenere l’incentivo all’esodo. Il che significa che ci saranno da parte della società integrazioni rispetto al piano di assunzioni previsto. Ma è chiaro che la società dovrà sedersi al confronto e dare diverse spiegazioni sulle scelte operate. E nulla di più certo che alla fine degli incontri che inizieranno dalla prossima settimana, ci saranno dei cambiamenti.
Ricordiamo che Mittal assumerà con la formula del distacco da Ilva 8.200 lavoratori da giovedì 1 novembre. Per i 2586 esuberi (di cui all’incirca in 300 saranno utilizzati nelle attività di bonifica che resteranno in capo ad Ilva in AS), con l’entrata in cig dal 1 novembre, quello di oggi è stato l’ultimo giorno in fabbrica, visto che domani usufruiranno di una ‘giornata premio’. Mentre continuano ad arrivare richieste per ottenere l’incentivo all’esodo: sino ad oggi sono state superate le 500 richieste per la transazione economica, mentre sono quasi 400 quelle firmate. Con i sindacati che sono convinti del fatto che molto probabilmente le richieste potrebbero subire un’impennata dopo le decisioni comunicate dalla nuova società: cifre che lasciano pensare che alla fine ci si avvicinerà alle 7-800 uscite volontarie ipotizzate dai sindacati nelle scorse settimane.
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