giovedì 11 luglio 2019

FORMAZIONE OPERAIA - L'OPERAIO NON VENDE IL LAVORO MA LA SUA FORZA-LAVORO - Su "salario prezzo e profitto" - 5° parte

Il discorso e l’azione di Marx in questo fondamentale opuscolo rivolto agli operai per indirizzarne la lotta, liberandoli dalle confusioni, fumisterie e deformazioni dei vari Weston, che sono, come dire, gli odierni economisti e sindacalisti del padrone, hanno un obiettivo che va oltre il contingente della lotta per il salario, quello di formare gli operai ad una visione profonda e scientifica della loro condizione e del loro sfruttamento, per dar loro coscienza di sé, intesa coscienza dei loro obiettivi finali e coscienza del limite della propria attuale lotta.


Marx via via che procede nel suo ragionamento scioglie e sviluppa i nodi, in forma semplice e diretta che rifugge dall’apparenza e banalità.

Il punto a cui siamo arrivati ora è quello della Forza-lavoro. Marx smonta anche qui l’apparenza, l’apparenza di quella che viene chiamato “valore del lavoro”, partendo dall’affermazione netta e chiara che “non esiste una cosa come il valore del lavoro, nel senso comune della parola" e che cercare il valore del lavoro nel lavoro stesso è una tautologia che non ci dice niente”. Dire: “il valore di una giornata di lavoro di dieci ore è uguale a dieci ore di lavoro… - dice Marx  - è una affermazione tautologica e, inoltre, un’affermazione assurda”. Nessuna cosa potremmo spiegare con simili tautologie neanche gli ordinari fenomeni fisici.

Il problema dice Marx è differente: "ciò che l’operaio vende non è direttamente il suo lavoro ma la
sua forza-lavoro che egli mette temporaneamente a disposizione del capitalista". Nella società delle merci la forza lavoro è una merce come le altre; le leggi del capitale fissano "il massimo di tempo entro il quale un’operaio può vendere la sua forza-lavoro". Si può dire che questa è quasi l’unica ma sostanziale differenza con la schiavitù, “se fosse permesso all’uomo di vendere la sua forza-lavoro per un tempo illimitato la schiavitù sarebbe di colpo ristabilita”.

Questa della vendita della forza-lavoro, però, spinge Marx a chiarire la questione di fondo che bisogna mettere in discussione: come mai siamo in una società "per cui sul mercato abbiamo un gruppo di compratori che posseggono terra, macchina, materie prime e i mezzi di sussistenza" che sono prodotti, a parte la terra, del lavoro, mentre dall’altro vi sono tutti gli altri, "un gruppo di venditori che non hanno altro da vendere che la loro forza-lavoro, le loro braccia e il loro cervello lavoranti".
Cioè, da un lato un gruppo di compratori che comprano continuamente per realizzare profitto e arricchirsi e dall’altro un gruppo che vende continuamente per guadagnare solo il proprio sostentamento.

Questo sistema si basa su un’accumulazione primitiva ed originaria che altro non è che un’espropriazione primitiva, originata da processi storici che hanno realizzato la dissociazione dell’unità primitiva che esisteva tra il lavoratore e i suoi mezzi di lavoro.

Per eliminare questo sistema serve una rivoluzione che distrugga l’attuale sistema.

Detto questo come obiettivo finale indicato ai lavoratori mentre gli si sta spiegando le leggi e dando indicazioni rispetto alla fondamentale lotta per il salario, Marx torna a spiegare di cosa è determinato il valore della merce Forza-lavoro che il lavoratore vende: dal costo degli alimenti per mantenersi in vita, gli oggetti d’uso corrente per il suo sostentamento, per allevare i figli che lo dovranno sostituire sul mercato del lavoro, e, con tanta, tanta ironia e feroce denuncia, Marx dice “per perpetuare la razza degli operai”; e poi altri costi, come quelli di istruzione e di perfezionamento, ecc.

Chiarito il punto Marx torna a misurarsi con le rivendicazioni effettive della classe e smonta il desiderio vano che scaturisce da quel radicalismo falso e superficiale della richiesta di “uguaglianza dei salari” .
Purtroppo, dice Marx, questa uguaglianza è impossibile perché "diverse specie di forza-lavoro hanno un diverso valore, richiedono cioè diverse quantità di lavoro per la loro produzione".
Questo è il capitale, bellezza! Rivendicare una paga uguale è come "richiedere la libertà sulla base di un sistema schiavistico". Parole come “equità”, “giustizia” sono parole vuote nel sistema capitalista. E Marx dice: “la questione che si pone è la seguente: Che cosa è necessario e inevitabile entro un dato sistema di produzione?”.

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