Questa mattina il custode giudiziario Barbara Valenzano entrerà nell’ex Ilva per recuperare la documentazione necessaria per avviare la procedura di spegnimento dell’altoforno 2, dopo una serie di interlocuzioni e incontri già avuti nei giorni scorsi con i vertici dell’azienda. E’ quanto confermano alcune fonti interne al siderurgico tarantino. Dunque, almeno per il momento, non sembra essere scongiurata la possibilità di evitare la fermata dell’impianto dopo che lo scorso 9 luglio il pm De Luca della Procura di Taranto, avendo ricevuto il 3 luglio il provvedimento del Gup del 27 giugno che rigettava l’istanza di dissequestro dell’impianto (Altoforno AFO 2) presentata
dai Commissari Straordinari di Ilva in A.S. il 23 gennaio scorso, prendendo atto della circostanza oggettiva che alcune delle sette prescrizioni imposte all’Ilva spa in A.S. (con provvedimento del 7.9.2015 e non oggetto di impugnazione e di alcuna eccezione) “non risultano attuate o risultano attuate solo in parte“.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/07/10/afo-2-ecco-lordinanza-trattativa-in-corso2/)
La procedura di fermata non è delle più semplici, ma secondo indiscrezioni dovrà essere attuata nel più breve tempo possibile (tra le 48 e le 72 ore). Il PM De Luca ha infatti disposto “ai fini della compiuta esecuzione del sequestro preventivo del 27.6.15 dell’Altoforno 2 presso lo Stabilimento ex Ilva, L’avvio delle procedure per lo spegnimenîo del suddetto impianto secondo il cronoprogramma verrà redatto dal custode“, che procederà “alla concreta programmazione delle modalità e dei tempi di esecuzione del sequestro preventivo dell’AFO 2, verificandone la relativa attuazione“.
Si resta al momento in attesa invece, della prevista istanza che i Commissari Ilva in A.S. dovrebbero presentare nei prossimi giorni al giudice Maccagnino ed alla Procura, che dal prossimo 1 ottobre presiederà il processo sull’incidente mortale che nel giugno del 2015 costò la vita all’operaio Alessandro Morricella. Da cui prese piede il sequestro dell’impianto la cui facoltà d’uso fu garantita all’ex Ilva dall’intervento legislativo del governo con il famoso decreto del 4 luglio dello stesso anno, finito poi nel mirino e giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, nella parte relativa all’utilizzo dell’impianto anche a fronte di sequestro da parte della magistratura.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/07/09/2ex-ilva-la-procura-ferma-laltoforno-2-commissari-e-arcelormittal-chiedono-la-sospensiva4/)
Secondo indiscrezioni trapelate già nell’incontro del 9 luglio a Roma al MiSE, giorno antecedente alla tragedia del IV sporgente del porto di Taranto dove ha perso la vita il gruista Cosimo Massaro, i Commissari d’intesa con ArcelorMittal Italia e sotto ‘consiglio‘ del vicepremier Luigi Di Maio, avrebbero di lì a breve presentato un documento nel quale si impegnavano a realizzare tutti gli interventi previsti su Afo 2, in cambio della possibilità di continuare ad utilizzare l’impianto. Silenzio da parte di ArcelorMittal Italia, forse in attesa di un intervento diretto del governo.
Si è anche ipotizzato che i Commissari Straordinari possano presentare alla Procura una fidejussione bancaria come copertura per gli interventi previsti sull’impianto.
Ricordiamo che attualmente Afo 2 garantisce un terzo della produzione di ghisa del siderurgico, visto che l’altoforno 1 non è al massimo del suo utilizzo, l’altoforno 3 è in fase di demolizione, l’altoforno 5 (che da solo garantisce il 45% della produzione) è fermo oramai da cinque anni in attesa di un revamping che tarda ad arrivare mentre l’altoforno 4 è l’unico in piena attività (nonostante i problemi di aprile scorso). Afo 2 che tra l’altro nel piano industriale di ArcelorMittal sarà definiivamente spento nel 2023, quando dovrebbe terminare il revamping dell’Altoforno 5, come previsto dal Piano Ambientale.
I prossimi giorni saranno sicuramente decisivi per sbrogliare l’ennesima matassa della vicenda dell’ex Ilva.