sabato 6 luglio 2019

E' morto Adriano Riva - la cassaforte di famiglia

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pubblicato il 06 Luglio 2019, 10:11
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La notizia è passata quasi del tutto inosservata. E si è appresa soltanto nell’udienza che ha visto l’assoluzione di Fabio Riva dal reato di bancarotta dell’ex Ilva spa nel processo con rito abbreviato. L’88enne Adriano Riva, la ‘cassaforte’ di famiglia e fratello del defunto patron Emilio, è deceduto nel mese di maggio. La famiglia ha infatti mantenuto un assoluto riserbo sull’evento che di fatto chiude per sempre una parte fondamentale della storia del gruppo lombardo.
Adriano Riva è stato infatti colui che ha preso il controllo del gruppo una volta scoppiato il caso Ilva nell’estate del 2012 a Taranto. E’ colui il quale si è preoccupato di traghettare il gruppo attraverso la tempesta giudiziaria che portò al commissariamento dell’azienda, e quindi alla perdita del cuore produttivo del gruppo lombardo. Non è un caso che fu proprio lui a firmare, il
24 maggio 2017 in un noto studio legale milanese, la transazione per il rientro dalla Svizzera in Italia di 1,1 miliardi di euro, somma destinata all’ambientalizzazione dell’Ilva di Taranto (ai quali si aggiunsero altri 230 milioni di euro messi a disposizione dalla famiglia Riva), dopo aver patteggiato due anni e sei mesi con rinuncia alla prescrizione per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori. 

L’uomo che deteneva le chiavi della cassaforte della famiglia Riva 
Ma Adriano Riva era soprattutto molto altro. Era colui il quale aveva costruito, assieme al fratello Emilio, l’impero economico-finanziario del gruppo lombardo sparso per il mondo. Ha ricoperto i ruoli più importanti nelle società che per decenni hanno costituito la base e le cassaforti del gruppo.
Era colui il quale deteneva le chiavi della cassaforte di famiglia. I siti specializzata in finanza italiana, lo scorso marzo hanno riportato un’importante notizia: l’88enne Adriano Riva aveva lasciato il board della società lussemburghese Utia che detiene il 39,9% del gruppo siderurgico Riva Forni Elettrici (Rfe), lasciando la presidenza a Claudio Ottaviani, storico commercialista e fiduciario di Lugano della famiglia Riva. Board della società completatoda Sandrine Bisaro, ad Antoine Mari, direttore per Monaco di Altiqa Group, un gruppo di consulenza aziendale e pianificazione fiscale che opera fra la Svizzera e il Principato nato lo scorso anno dall’integrazione di Guardian, North Atlantic, GFO Global Family Office e Bastion Guardian. 
Adriano Riva si è dunque portato via i tanti segreti economici e finanziari del gruppo lombardo, che negli anni del ‘TarantoOggi‘ tentammo faticosamente di ricostruire, allorquando nel maggio 2013 la Guardia di Finanza squestrò il famoso miliardo di euro nell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Milano. Opera di ricostruzione completa che riuscì al Sole24Ore, certamente con molte più fonti a disposizione rispetto alle nostre, seguendo i percorsi tracciati dalla Guardia di Finanza.
La ricostruzione dell’impero dei Riva: dall’Italia all’Olanda, sino al Venezuela e a Panama
Utia infatti, insieme alla Siderlux e alla Stahlbeteiligungen, erano le tre società lussemburghesi che controllavano le aziende dei Riva sparse nel mondo. Ad Amsterdam, aveva poi sede la holding Monomarch, controllante delle tre società, di cui Adriano Riva era presidente dal 1998. Che a sua volta era controllata da una società che aveva sede dall’altra parte del mondo, di fronte alle coste del Venezuela. A Curaçao nell’edificio di Kaya Wfg Mensing 36, ha sede la Luxpack Nv, una società a responsabilità limitata (Llc) con un capitale di appena seimila dollari. Presidente della Luxpack era Adriano Riva e Curucao era il paradiso fiscale dove la famiglia Riva aveva collocato la cassaforte del suo impero.
Fino al 2003 in realtà la chiave della cassaforte dell’impero dei Riva non era a Curaçao ma a oltre 1.300 chilometri di distanza, a Panama. Qui nel 1988 è stata costituita la High Class Business Corporation. Gli azionisti della società avevano conferito mandato fiduciario allo studio di avvocati Morgan y Morgan, il cui titolare Juan David Morgan che è stato ministro degli Esteri della Repubblica di Panama. La società, con un capitale di 10mila dollari, è stata liquidata 12 dicembre 2003 ed era proprietaria delle holding lussemburghesi dei Riva, la Utia e la Stahlbeteiligungen (quest’ultima negli anni ’70 aveva assorbito le tre società lussemburghesi del gruppo, (la Sibelmauer, la Ascina e la Interiron).
Nella ricostruzione effettuata dal Sole24Ore, venne fuori che il presidente della High Class Business Corporation era Claudio Ottaviani, lo stesso fiduciario svizzero che siedeva nel consiglio della Luxpack di Curaçao, a cui a marzo è stata affidata la gestione della Utia nel cui board siedeva il solito fiduciario di Lugano, Claudio Ottaviani. Utia deteneva il 39,9% della Riva Fire (la quale era posseduta per il 39,9% dalla Luxpack di Curaçao attraverso le società lussemburghesi e la holding olandese) che a sua volta controllava – direttamente e indirettamente – l’87% del capitale dell’Ilva spa (a sua volta controlltata per il 61,62% dalla Riva Fire, per il 25,38% dalla Siderlux (posseduta a sua volta dalla stessa Riva Fire), per il 10,05% dalla Valbruna Nederland, società olandese della famiglia Amenduni, e per il 2,95% dalla Allbest, un’altra società lussemburghese che aveva la sede presso lo stesso domicilio della Utia). 
Il restante pacchetto del 60,1% della Riva Fire era sempre della famiglia milanese, ma la proprietà era stata schermata da una società fiduciaria. Infatti il 35,1% della Riva Fire era nelle mani della Stahlbridge Srl, ma la totalità del capitale era intestata fiduciariamente alla Carini società fiduciaria di amministrazione e revisione di Milano. La stessa Carini fiduciaria controllava anche il restante pacchetto del 25% della Riva Fire. Scoietà poi mandata in liquidazione nel 2015.
Un impero economico ancora oggi ‘nascosto e disperso’ nel mondo
Ma questa è solo una parte di quello che si è riuscito a scoprire dell’immenso impero economico costruito nei decenni dal gruppo Riva. Nell’agosto del 2013 la Procura di Milano scoprì che la Luxpack di Curucao, era a sua volta posseduta da un trust con sede a Jersey (il paradiso fiscale sotto la Dipendenza della Corona britannica nel Canale della Manica a pochi chilometri dalla costa francese), il Master Trust. I beneficiari economici del Master Trust sono altri otto trust (tutti di Jersey) i cui beneficial owner sono i figli di Emilio e Adriano Riva. 
Mentre nel 2017 furono individuati altri 700 milioni di euro parcheggiati in trust della Nuova Zelanda e delle Bahamas, ma gestiti ancora una volta a Jersey, che sono rimasti nella disponibilità della famiglia degli imprenditori siderurgici ex proprietari dell’Ilva.
(leggi gli articoli sul gruppo Riva https://www.corriereditaranto.it/?s=ilva+riva&submit=Go)
(foto tratta dal sito varesenews.it)

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