Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto, contesta
l’accordo sindacale raggiunto nei giorni scorsi tra ArcelorMittal Italia
e i sindacati metalmeccanici. Diverse le motivazioni.
“E’ stata accettata la cassintegrazione. Dopo la prima cassintegrazione avviata dall’azienda unilateralmente, ora con questo accordo l’azienda ottiene l’appoggio dei sindacati confederali. Questo è un grave passo che di fatto rende permanente la cigo. La stessa premessa dell’accordo che lega la cigo alle cosiddette “ragioni oggettive del mercato”, consente ad ArcelorMittal di usarla anche per il futuro ogni volta che dichiarerà un “calo di ordini”, o giacenze in “magazzino” si legge nel documento dello Slai cobas.
“La riduzione del numero dei cassintegrati è ridicola, si passa da 1395 a 1273, solo 122 lavoratori in meno. Ma questa mini riduzione è già stata operata nelle precedenti 13 settimane dall’azienda nella normale dinamica dell’uso effettivo della cigo; quindi non è un risultato di questo accordo, ma solo una stabilizzazione dei numeri effettivi di lavoratori cigo che servono ad AM – prosegue la nota -. Si introduce, cosa grave, la possibilità di cambio mansioni, anche inferiori, secondo le esigenze dell’azienda. Questo era già ipotizzato nell’accordo generale del 6 settembre 2018, ma ora con questo accordo lo si vuole rendere effettivo. L’accordo prevede una rotazione bisettimanale ma, si aggiunge subito, “compatibilmente alle esigenze tecnico organizzative e produttive aziendali”; una formula che, come è già successo in passato e in tante altre realtà, non dice nulla e che serve per non fare una effettiva rotazione. Non c’è alcun effettivo azzeramento dello straordinario – benchè per legge sia vietato in presenza di cassintegrazione; nell’accordo si parla solo di “tendenziale azzeramento”, e aggiungendo poi una serie di paletti attenuativi (“salvo esigenze indifferibili ed imprevedibili”), si legittima la sua permanenza“.
“Vengono presentate, come frutto di questo accordo, l’anticipazione da parte dell’azienda mensile della Cigo, e la “maturazione degli istituti della tredicesima e dell’una tantum del 3% dell’accordo del 6.09.2018”, quando queste sono scontate che devono essere date agli operai in cigo In realtà questo punto serve non per dare ma per non dare, perché se la cigo è superiore alla metà delle ore lavorabili nel mese i lavoratori si vedranno ridotta sia 13° che una tantum – prosegue ancora il documento -. Si conferma di fatto la terziarizzazione di attività lavorative, che ha buttato fuori già i vìnostri colleghi e che ora si traduce nella politica della riduzione del 40% dell’appalto con centinaia di operai dell’appalto buttati fuori o in condizioni peggiori. Diversamente da come è stato presentato all’inizio, non è previsto alcun “sostegno al reddito”; i lavoratori prenderanno solo l’indennità di cassintegrazione, perdendo centinaia di euro“.
“Non facciamoci ingannare, non ci sono affatto “importanti novità”. L’accordo del 26 settembre è continuazione e complemento dell’accordo del 6 settembre 2018. Lo Slai cobas e i suoi lavoratori ricorrenti hanno impugnato nuovamente tutto l’accordo e ci battiamo per farlo cadere, così come l’immunità penale. E’ chiaro ed è gravissimo che così gli operai Ilva AS non rientreranno più in fabbrica” si legge ancora.
“AM usa la “crisi di mercato” per avere altri sostegni economici e normativi dalla UE: così i padroni salvaguardano i loro profitti e i lavoratori hanno un salario sempre più ridotto. L’accordo parla di “calo degli ordini” sul mancato intervento di messa in sicurezza degli impianti che anche rende la capacità produttiva inaffidabile per i clienti. Respingiamo questo accordo! Ma è chiaro che occorre ricostruire un vero sindacato dei lavoratori, che non c’è, e lottare realmente. 25 ottobre sciopero a livello nazionale contro governo e padroni; è l’occasione anche a Taranto per scendere autonomamente in lotta all’AM e nell’appalto” concludono dallo Slai cobas.
“E’ stata accettata la cassintegrazione. Dopo la prima cassintegrazione avviata dall’azienda unilateralmente, ora con questo accordo l’azienda ottiene l’appoggio dei sindacati confederali. Questo è un grave passo che di fatto rende permanente la cigo. La stessa premessa dell’accordo che lega la cigo alle cosiddette “ragioni oggettive del mercato”, consente ad ArcelorMittal di usarla anche per il futuro ogni volta che dichiarerà un “calo di ordini”, o giacenze in “magazzino” si legge nel documento dello Slai cobas.
“La riduzione del numero dei cassintegrati è ridicola, si passa da 1395 a 1273, solo 122 lavoratori in meno. Ma questa mini riduzione è già stata operata nelle precedenti 13 settimane dall’azienda nella normale dinamica dell’uso effettivo della cigo; quindi non è un risultato di questo accordo, ma solo una stabilizzazione dei numeri effettivi di lavoratori cigo che servono ad AM – prosegue la nota -. Si introduce, cosa grave, la possibilità di cambio mansioni, anche inferiori, secondo le esigenze dell’azienda. Questo era già ipotizzato nell’accordo generale del 6 settembre 2018, ma ora con questo accordo lo si vuole rendere effettivo. L’accordo prevede una rotazione bisettimanale ma, si aggiunge subito, “compatibilmente alle esigenze tecnico organizzative e produttive aziendali”; una formula che, come è già successo in passato e in tante altre realtà, non dice nulla e che serve per non fare una effettiva rotazione. Non c’è alcun effettivo azzeramento dello straordinario – benchè per legge sia vietato in presenza di cassintegrazione; nell’accordo si parla solo di “tendenziale azzeramento”, e aggiungendo poi una serie di paletti attenuativi (“salvo esigenze indifferibili ed imprevedibili”), si legittima la sua permanenza“.
“Vengono presentate, come frutto di questo accordo, l’anticipazione da parte dell’azienda mensile della Cigo, e la “maturazione degli istituti della tredicesima e dell’una tantum del 3% dell’accordo del 6.09.2018”, quando queste sono scontate che devono essere date agli operai in cigo In realtà questo punto serve non per dare ma per non dare, perché se la cigo è superiore alla metà delle ore lavorabili nel mese i lavoratori si vedranno ridotta sia 13° che una tantum – prosegue ancora il documento -. Si conferma di fatto la terziarizzazione di attività lavorative, che ha buttato fuori già i vìnostri colleghi e che ora si traduce nella politica della riduzione del 40% dell’appalto con centinaia di operai dell’appalto buttati fuori o in condizioni peggiori. Diversamente da come è stato presentato all’inizio, non è previsto alcun “sostegno al reddito”; i lavoratori prenderanno solo l’indennità di cassintegrazione, perdendo centinaia di euro“.
“Non facciamoci ingannare, non ci sono affatto “importanti novità”. L’accordo del 26 settembre è continuazione e complemento dell’accordo del 6 settembre 2018. Lo Slai cobas e i suoi lavoratori ricorrenti hanno impugnato nuovamente tutto l’accordo e ci battiamo per farlo cadere, così come l’immunità penale. E’ chiaro ed è gravissimo che così gli operai Ilva AS non rientreranno più in fabbrica” si legge ancora.
“AM usa la “crisi di mercato” per avere altri sostegni economici e normativi dalla UE: così i padroni salvaguardano i loro profitti e i lavoratori hanno un salario sempre più ridotto. L’accordo parla di “calo degli ordini” sul mancato intervento di messa in sicurezza degli impianti che anche rende la capacità produttiva inaffidabile per i clienti. Respingiamo questo accordo! Ma è chiaro che occorre ricostruire un vero sindacato dei lavoratori, che non c’è, e lottare realmente. 25 ottobre sciopero a livello nazionale contro governo e padroni; è l’occasione anche a Taranto per scendere autonomamente in lotta all’AM e nell’appalto” concludono dallo Slai cobas.
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