Un gruppo di cittadini di Taranto ha presentato, tramite gli avvocati dello studio legale internazionale Saccucci di Roma, un nuovo ricorso contro l’Italia alla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo in merito agli effetti delle emissioni dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal (ex Ilva) di Taranto. “Il governo – spiega all’ANSA l’ex consigliere comunale Lina Ambrogi Melle, prima firmataria – è
chiamato a fornire una risposta circa la violazione del diritto alla
vita (art. 2 Cedu), del diritto al godimento della vita privata e
familiare (art. 3) e del diritto a un ricorso effettivo (art. 13)“.
L’istanza è stata presentata dai cittadini che già avevano presentato un primo ricorso culminato il 24 gennaio scorso con la condanna dello Stato italiano per la violazione di due articoli della Convenzione. “La Corte – aggiunge Ambrogi Melle – ora valuterà se deferire la controversia ad un comitato di tre giudici in luogo della sezione composta da sette giudici, e ciò al fine di confermare la condanna dell’Italia“. Con sentenza del 24 gennaio, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, la Corte dei diritti dell’uomo ha già accertato “la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei ricorrenti e, più in generale, della popolazione residente nelle aree adiacenti agli impianti dello stabilimento ex Ilva ed ha sentenziato che lo Stato italiano vi ponga rimedio nel più breve tempo possibile“.
L’istanza è stata presentata dai cittadini che già avevano presentato un primo ricorso culminato il 24 gennaio scorso con la condanna dello Stato italiano per la violazione di due articoli della Convenzione. “La Corte – aggiunge Ambrogi Melle – ora valuterà se deferire la controversia ad un comitato di tre giudici in luogo della sezione composta da sette giudici, e ciò al fine di confermare la condanna dell’Italia“. Con sentenza del 24 gennaio, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, la Corte dei diritti dell’uomo ha già accertato “la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei ricorrenti e, più in generale, della popolazione residente nelle aree adiacenti agli impianti dello stabilimento ex Ilva ed ha sentenziato che lo Stato italiano vi ponga rimedio nel più breve tempo possibile“.
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