Ancora
una volta Di Maio ha ordito il suo delitto perfetto: modificando la
scadenza dell'immunità penale ha disinnescato un eventuale
pronunciamento della consulta contro la porcata dell'esimente. Lo sapeva
Di Maio, lo sapevano i parlamentari tarantini che, dopo aver votato il
decreto salva-imprese, si sono stracciati le vesti chiedendo, a gran
voce, al governo di cui fanno parte, un nuovo decreto. Un film, quindi,
dal finale scontato la cui trama si sviluppa su due piani: uno
strettamente legato alla costituzionalità dei vari decreti ed un altro
squisitamente politico che svela l'incapacità colpevole (o dolosa?)di un
governo che non vuole assumersi la responsabilità di tutelare e
garantire due diritti fondamentali: diritto alla salute e diritto al
lavoro. Vogliamo ricordare che nel 2013 la stessa Consulta,
pronunciandosi sul primo decreto salva ilva, affermò che entrambi i
diritti sono sullo stesso piano. Una sentenza che a nostro parere non è
stata rispettata visto che i 12 decreti che sono stati emanati in
seguito non sono riusciti a garantire nessuno dei due.
In definitiva si continua a perdere tempo, i camini continuano a sputare veleno e noi continuiamo a respirarli, senza nemmeno avere l 'onore di sapere se tutto questo è costituzionale o no.
In definitiva si continua a perdere tempo, i camini continuano a sputare veleno e noi continuiamo a respirarli, senza nemmeno avere l 'onore di sapere se tutto questo è costituzionale o no.
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