martedì 15 ottobre 2019

Gli ingannapopolo del M5Stelle giocano con le parole - Voi avete dato l'immunità penale all'ArcelorMittal il resto sono chiacchiere

Né la tutela legale né tanto meno l’immunità sono parti del contratto sottoscritto tra Mise e Mittal. Non è un elemento contrattuale che di fatto determina una rescissione automatica del contratto“. E’ un estratto di quanto dichiarato dall ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli sulla vicenda dell’ex Ilva di Taranto a ‘Vertenza Italia‘ che andrà in onda stasera su Rai3, secondo un comunicato della trasmissione. Il ministro sottolinea che in materia di tutela legalegià le disposizioni normative esistenti dicono questo. La tutela sul piano ambientale è proprio questa: se devi fare un plinto per realizzare la copertura dei parchi minerari non devono arrestarti in flagranza di reato perché lo stai facendo. Ma questo secondo noi esiste già nella normativa italiana non serviva la norma primaria” chiesta da Mittal. “Il ministro Di Maio – aggiunge Patuanelli – assieme a Mittal ha individuato la formula che è stata inserita nel decreto crisi dopodiché il Parlamento farà le sue scelte. Io non credo che sarà elemento per giustificare una dipartita di Mittal“, conclude il ministro.
Ancora una volta Di Maio ha ordito il suo delitto perfetto: modificando la scadenza dell'immunità penale ha disinnescato un eventuale pronunciamento della consulta contro la porcata dell'esimente. Lo sapeva Di Maio, lo sapevano i parlamentari tarantini che, dopo aver votato il decreto salva-imprese, si sono stracciati le vesti chiedendo, a gran voce, al governo di cui fanno parte, un nuovo decreto. Un film, quindi, dal finale scontato la cui trama si sviluppa su due piani: uno strettamente legato alla costituzionalità dei vari decreti ed un altro squisitamente politico che svela l'incapacità colpevole (o dolosa?)di un governo che non vuole assumersi la responsabilità di tutelare e garantire due diritti fondamentali: diritto alla salute e diritto al lavoro. Vogliamo ricordare che nel 2013 la stessa Consulta, pronunciandosi sul primo decreto salva ilva, affermò che entrambi i diritti sono sullo stesso piano. Una sentenza che a nostro parere non è stata rispettata visto che i 12 decreti che sono stati emanati in seguito non sono riusciti a garantire nessuno dei due.
In definitiva si continua a perdere tempo, i camini continuano a sputare veleno e noi continuiamo a respirarli, senza nemmeno avere l 'onore di sapere se tutto questo è costituzionale o no.

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