Gozzi: "L'acciaio è un valore, impensabile fermarlo per uno scontro sulle norme"
Non può essere una norma, uno scontro
legale o una differente interpretazione del diritto a fermare
l’acciaio italiano. Tonino Gozzi, amministratore delegato del
gruppo Duferco, già al vertice di Federacciai, non vuole nemmeno
sentir parlare di abbandono o ridimensionamento dell’acciaio,
eccellenza italiana e punto di forza della nostra bilancia
commerciale, di fronte a uno scenario ancora indefinito che
riguarda il futuro dell’ex Ilva.
«Taranto è un impianto fondamentale per la filiera dell’industria italiana, così come tutte le altre fabbriche di Cornigliano e Novi. La trasformazione del metallo è un’eccellenza della manifattura italiana. Come si può pensare di ridimensionarla?»
Ma il rischio esiste...
«Guardi, mi conforta l’intervista a Repubblica del ministro del Sud Provenzano che da economista Svimez ha inquadrato il problema di un’industria vitale, e non solo per il Sud. Ma negli ultimi giorni ho visto anche dichiarazioni dei decisori politici che hanno sottolineato l’importanza dell’azione di un gruppo che si sta impegnando con un piano industriale e ambientale davvero non comune. D’altra parte, anche il precedente governo, con il ministro Di Maio, ha lavorato molto per arrivare a un accordo difficile, ma fondamentale. Quindi sono sicuro che prima di fare un salto nel buio si terrà conto di tutto questo».
Questo Paese può fare a meno dell’acciaio?
«Le rispondo con un dato: l’Italia è la seconda manifattura europea. La meccanica e la trasformazione del metallo sono un’eccellenza italiana che sostiene in misura marcata la nostra bilancia commerciale. Significa competitività, efficienza. E quando si guarda al debito italiano, si incassa fiducia anche per la forza della struttura italiana che poggia sulla manifattura. Allora ripeto io la domanda che mi ha posto: questo Paese può fare a meno dell’acciaio?».
Si riuscirà a trovare un accordo definitivo sul tema ambientale?
«Mi lasci dire una cosa: Mittal ha presentato il piano ambientale più rigoroso e avanzato al mondo dal punto di vista del controllo e dell’impatto sul territorio. Non mi risultano misure così rigorose da nessun’altra parte. Sta per essere completata la gigantesca copertura dei carbonili, l’hangar più grande del mondo. Mi pare che di questo ci sia percezione anche a livello governativo, con le parole di Provenzano e di Di Maio che riportano al centro il tema dell’industria italiana. Il sistema della tutela legale mi pare di buon senso, non è pensabile che i dirigenti attuali possano essere incriminati per eventuali errori non imputabili a loro, ma a chi li ha preceduti. Adesso però non bisogna fare l’errore di dare alibi a ArcelorMittal per andarsene».
«Taranto è un impianto fondamentale per la filiera dell’industria italiana, così come tutte le altre fabbriche di Cornigliano e Novi. La trasformazione del metallo è un’eccellenza della manifattura italiana. Come si può pensare di ridimensionarla?»
Ma il rischio esiste...
«Guardi, mi conforta l’intervista a Repubblica del ministro del Sud Provenzano che da economista Svimez ha inquadrato il problema di un’industria vitale, e non solo per il Sud. Ma negli ultimi giorni ho visto anche dichiarazioni dei decisori politici che hanno sottolineato l’importanza dell’azione di un gruppo che si sta impegnando con un piano industriale e ambientale davvero non comune. D’altra parte, anche il precedente governo, con il ministro Di Maio, ha lavorato molto per arrivare a un accordo difficile, ma fondamentale. Quindi sono sicuro che prima di fare un salto nel buio si terrà conto di tutto questo».
Questo Paese può fare a meno dell’acciaio?
«Le rispondo con un dato: l’Italia è la seconda manifattura europea. La meccanica e la trasformazione del metallo sono un’eccellenza italiana che sostiene in misura marcata la nostra bilancia commerciale. Significa competitività, efficienza. E quando si guarda al debito italiano, si incassa fiducia anche per la forza della struttura italiana che poggia sulla manifattura. Allora ripeto io la domanda che mi ha posto: questo Paese può fare a meno dell’acciaio?».
Si riuscirà a trovare un accordo definitivo sul tema ambientale?
«Mi lasci dire una cosa: Mittal ha presentato il piano ambientale più rigoroso e avanzato al mondo dal punto di vista del controllo e dell’impatto sul territorio. Non mi risultano misure così rigorose da nessun’altra parte. Sta per essere completata la gigantesca copertura dei carbonili, l’hangar più grande del mondo. Mi pare che di questo ci sia percezione anche a livello governativo, con le parole di Provenzano e di Di Maio che riportano al centro il tema dell’industria italiana. Il sistema della tutela legale mi pare di buon senso, non è pensabile che i dirigenti attuali possano essere incriminati per eventuali errori non imputabili a loro, ma a chi li ha preceduti. Adesso però non bisogna fare l’errore di dare alibi a ArcelorMittal per andarsene».
Genova d'acciaio, i sindacati: "Tenere alta l'attenzione"
"E' chiaro che quello di oggi è stato un
incontro interlocutorio in cui il governo ha di fatto cercato di
tranquillizzare i sindacati. Il 7 o l'8 novembre sarà fissato un
tavolo a tre con anche la presenza dell'azienda. La sensazione al
momento è quella che non siano state ancora scoperte le carte
quindi l'attenzione deve restare alta per essere pronti a dare
battaglia". Così il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro
commenta l'incontro tra i segretari di Fiom, Fim e Uilm e il
Governo su Arcelor Mittal. "Il Governo dice che ha incontrato per
ben tre volte l'azienda ma mai si è parlato della questione della
tutela legale, né di una riconversione dell'area a caldo - spiega
Manganaro - bensì solo delle difficoltà del ciclo produttivo...".
"Prendo atto che il ministro Patuanelli ha riconfermato l'accordo del 6 settembre 2018 e gli impegni sul risanamento ambientale e industriale, ovvero che nulla muta del piano industriale. Il dato negativo che registriamo è che non ha dato nessuna rassicurazione sulla tutela legale e questo può creare non pochi problemi rispetto alla posizione di Mittal" aggiunge il segretario della Uilm genovese Antonio Apa. "Comunque - dice - prendiamo atto della convergenza totale del Ministro sull'accordo siglato al Mise l'anno scorso che per noi rimane valido a tutti gli effetti".
"Prendo atto che il ministro Patuanelli ha riconfermato l'accordo del 6 settembre 2018 e gli impegni sul risanamento ambientale e industriale, ovvero che nulla muta del piano industriale. Il dato negativo che registriamo è che non ha dato nessuna rassicurazione sulla tutela legale e questo può creare non pochi problemi rispetto alla posizione di Mittal" aggiunge il segretario della Uilm genovese Antonio Apa. "Comunque - dice - prendiamo atto della convergenza totale del Ministro sull'accordo siglato al Mise l'anno scorso che per noi rimane valido a tutti gli effetti".
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