Stralcio dall'udienza del 24 settembre 2019 - Chiamato in Tribunale dai difensori dell'Ing. Capogrosso - Ilva
TESTE C.
GIANNATTASIO – ho iniziato la mia attività nell’area altoforno,
sono poi transitato al movimento ferroviario, e poi ho lavorato fino
al giorno della mia pensione alla distribuzione elettrica primaria
come manutentore elettrico, operatore elettronico di laboratorio e di
impianto. Sono stato rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
intorno al '97, '98, e ho tenuto l’incarico fino al giorno della
mia pensione, giugno 2010.
AVVOCATO V. VOZZA
– Lei ricorda l’istituzione ad opera della direzione del comitato
di stabilimento per la sicurezza delle varie aree dello stabilimento?
GIANNATTASIO – Certo. Ne ho fatto parte. Ricordo che si stilavano i
documenti, ma dico anche che io ho avuto un'esperienza positivissima
sotto questo aspetto. Con la Fleming, e anche con la Dupont, due
aziende che hanno apportato consulenza sulla sicurezza all'interno
dello stabilimento, ho lavorato fianco a fianco, nel senso che ero la
persona che andava con loro a verificare la praticabilità della
formazione dei lavoratori sulle questioni comportamentali
soprattutto.
VOZZA
– Laddove si dice che: "L'Ingegner Capogrosso informa i
partecipanti che è in corso una revisione di tutte le pratiche
operative con la variazione degli elementi di rischio, così come
indicato dalla società di consulenza Fleming Tecna", lo
conferma
GIANNATTASIO – Confermo, perchè è stato fatto realmente, con
queste due aziende abbiamo fatto un buon lavoro secondo me... Quando
io ho iniziato a fare l'R.L.S., non vi nego che i primi tempi sono
stati un po’ amari, nel senso che venivamo buttati fuori dai
reparti, nel senso dai capireparto. Noi poi ci siamo rivolti
direttamente al direttore di stabilimento, è stato lui quello che ci
ha aperto le porte affinché noi potessimo svolgere bene il nostro
lavoro. E questo ci ha aiutato molto nel
coinvolgimento dei lavoratori in ordine alla gestione della
sicurezza. I lavoratori erano molto coinvolti. Poi ognuno la può
pensare come vuole.
Confermo che
questi comitati di sicurezza si svolgevano periodicamente e che noi
siamo stati coinvolti. È chiaro che i dati venivano forniti dai vari
dirigenti delle aree e dal medico competente.
Ogni qualvolta si
discuteva di un miglioramento di un qualcosa si andava sul posto a
verificare che fosse stato fatto, oppure se c’era da migliorare
qualcosa si apriva una discussione, veniva messo agli atti il nostro
parere, dopodiché il datore di
lavoro o il dirigente demandato doveva prendere le sue decisioni e
assumersi la responsabilità.
Per verificare la
maggior parte delle volte andavamo con i tecnici del reparto,
andavamo a verificare che fosse stata rimessa a posto la
passerella...
P.M. M.
BUCCOLIERO – Sì, un chiarimento. Senta, lei è responsabile,
quindi rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Da chi è
stato nominato?
GIANNATTASIO – Io sono stato nominato dalla mia
federazione, la Fim Cisl,
P.M – questo suo ruolo le imponeva di verificare se la
situazione degli impianti era sicura per i lavoratori?
GIANNATTASIO – Il mio ruolo era quello chiaramente di
rispondere a quelli che erano i dubbi dei lavoratori su determinate
situazioni, per esempio di lavoro, per cui venivo chiamato e
intervenivo. Io
ero un tecnico elettrico di centrale. La questione riguardante, per
esempio, una questione di ossigeno... è chiaro che il tecnico di
ossigeno era il preposto. Io verificavo che le condizioni che lui
aveva dichiarato nella sua dichiarazione fossero pressoché conformi
P.M. – Certo. Lei ha avuto mai contrasti con i preposti?
GIANNATTASIO – I contrasti all’inizio sono stati tanti e sono
stati dovuti al fatto che, per esempio, alcuni capireparto all’inizio
non accettavano che venisse il Giannattasio della situazione a
chiedergli: “Perché questo? Perché questo? Perché questo?",
come la legge prevedeva. Poi, lo dico e lo confermo, e lo porto
sempre con me questo ragionamento, quando abbiamo detto al direttore
che c'era questo tipo di comportamento è stato lui a rimproverare le
prime linee. Come R.L.S. ho lavorato quasi tutto il tempo con
l’Ingegner Luigi Capogrosso.
P.M. – Si ricorda di particolari problemi segnalati nell’area
a caldo?
GIANNATTASIO – Beh, in area a caldo non dimenticherò mai, ci fu
una situazione di... La voglio chiamare "ammutinamento”. Ci fu
una situazione non dico di ammutinamento del personale su un piano di
colata, Area altoforno, perché c’era stata la fuoriuscita di uno
schizzo di ghisa dalla bocca di un sottomarino mentre stavano colando
dentro. Quando arrivai, mi apprestai a prendermi la responsabilità
del fatto che i lavoratori si fossero fermati, perché prevedevo che
sarebbero stati osteggiati su questo comportamento dal preposto, dal
caporeparto del forno per esempio. Dopodiché abbiamo verificato che
c’era una sonda che non aveva rilevato il troppo pieno... può
succedere che una sonda non funzioni.
Chiaramente
abbiamo fatto in modo che da quel giorno si facesse più attenzione
alle sonde. Ma anche da parte dei lavoratori, eh! Non solo da parte
dell’azienda.
Nell’agglomerato
ho avuto solo un'esperienza purtroppo bruttissima: la morte di un
ragazzo sotto un montacarichi. Fui chiamato di domenica mattina, se
non sbaglio. Questo ragazzo stava aspettando il montacarichi e cadde
qualcosa da su, mentre lavorava una ditta. Lui si tolse il casco,
perché era agosto se non sbaglio, si stava asciugando, ed ebbe
questa cosa in testa.
Abbiamo avuto a
che fare anche un'altra volta, perché c’erano delle polveri
depositate sotto dei nastri, abbiamo convenuto che si facesse
attenzione ponendo gli aspiratori, delle pulizie più accurate. Ma
non erano polveri... diciamo grandi quantità.
P.M. – Ricorda di particolari problemi segnalati nell’area
cokeria?
GIANNATTASIO – Senta, noi venivamo chiamati spesso un po’ da
tutti, perché chiaramente il lavoratore, avendo paura anche di
alcune cose, perché stiamo in un posto abbastanza impegnativo, ci
chiamava per tranquillizzarsi. Quindi noi andavamo. Spesso e
volentieri io ho dovuto dire ai miei lavoratori: “Non fate
capricci, perché qui è tutto a posto”. Il fatto che loro
potessero anche chiamare la mia segreteria e dire: “Non me lo
mandate più, perché questo non capisce nulla”. Però è chiara
una cosa: io come R.L.S. devo essere credibile. Per cui quando le
cose non ci sono devo avere il coraggio di dire al lavoratore:
“Guarda che le cose non ci sono”.
Quando il lavoratore non mette il casco e non usa i guanti devo
dirgli:
“Metti il casso e metti i guanti, altrimenti ti segnalo io”.
P.M. – ricorda in particolare se ci sono stati problemi di
sicurezza nell’area GRF?
GIANNATTASIO – Sì, qualche volta siamo stati chiamati. Più che
altro è stato per questioni inerenti gli spostamenti dei carroponti,
e qualche volta qualche mezzo di trasporto che andava rivisto. Quindi
ci chiamavano affinché noi spingessimo per fare rimettere a posto
quei mezzi.
P.M. – con riferimento all’area parchi le hanno mai
segnalato dei problemi di emissione di polveri che si alzavano?
GIANNATTASIO – Io nell'area
parchi praticamente non ci sono mai andato, se non quando lavoravo al
movimento ferroviario, cioè passavo col treno e affiancavo l'area
parchi per scendere poi giù al porto per esempio. Da R.L.S. ci siamo
trovati a valutare, per esempio, il potenziamento degli innaffiatoi
che in quel periodo furono installati.
P.M. – con riferimento all’area acciaieria ricorda qualche
intervento che le è stato richiesto in tema sempre di sicurezza?
GIANNATTASIO – Anche in acciaieria, nei momenti in cui i miei
colleghi non c’erano, ho dovuto intervenire un paio di volte.
Qualche volta è successo il fatto che si siano trovati a contatto
l’acqua... Le solite cose che
poi sono uscite alla ribalta. L’acqua con la ghisa liquida per
esempio o con l’acciaio. Qualche volta c'è stato qualche
scoppiettio, ma nel mio caso si è trattato di poca roba, sono dei
piccoli slopping, di lieve entità... se qualcuno ha visto episodi
diversi e poi ha dichiarato determinate cose, si è assunto la
responsabilità di dire che c’è stato chissà quale fenomeno....
L’altro
collega che ha visto le cose più... addirittura fu messo fuori
stabilimento, perché fece bloccare tutta l’acciaieria portando
problemi non indifferenti. Era il duemila... 2005, 2006. Furono
licenziate undici persone in quel periodo, perché si fermarono loro
sul posto di lavoro, tutti perché c’era stato un episodio di
slopping..
PRESIDENTE S.
D'ERRICO – Chi era questo collega? Questo collega di cui lei parla
chi era?
GIANNATTASIO – Battista.
P.M. – Senta, lei ha partecipato all'operazione di
smaltimento dei trasformatori elettrici?
GIANNATTASIO – non ho partecipato, ma ero a conoscenza che si
stesse facendo questa operazione da parte dello stabilimento, di
smaltimento dell'apirolio PCB.
P.M. – E' stato a lei, come rappresentante dei lavoratori,
della sicurezza segnalato qualche problema in merito alla gestione di
questi trasformatori e al loro smaltimento?
GIANNATTASIO – Guardi, le sembrerà strano, ma pur essendo la mia
area di competenza, io so che hanno proceduto a queste cose ma
problematiche diciamo non mi sono state segnalate. Ricordo che è
stato adoperato chiaramente un sistema che garantisse diciamo che
tutto fosse fatto in regola e che fossero smaltiti come previsto; non
ho conoscenza del dove andassero, so solo che venivano entro
contenuti in dei contenitori segnalati e che venivano poi portati in
discarica, però non so dove fossero portati, il PCB. Sapevo che
venivano messi in fusti e che venivano portati fuori, però non sono
mai stato coinvolto in questa cosa, insomma.
P.M. – Senta, questa operazione di inserimento nei fusti del
PCB dove avveniva?
GIANNATTASIO – Presumo che fosse fatto nei pressi del
trasformatore, perché la tubazione del PCB sta lì.
PRESIDENTE S.
D'ERRICO – Senta, voi come sindacato avete avuto dei contrasti con
il datore di lavoro? Si ricorda dei momenti di tensione con il datore
di lavoro per motivi sempre di sicurezza immagino o per altri motivi
comunque? Avete proclamato delle astensioni dal lavoro?
GIANNATTASIO - È chiaro che noi ci scontriamo... ci confrontiamo sui
temi. Io posso essere d’accordo con la controparte... Chiamiamola
controparte. Sulla questione di sicurezza non esistono controparti.
Io posso essere d’accordo col mio datore di lavoro e lui con me un
giorno, ma il giorno successivo possiamo non essere d’accordo. Io
ho avuto, per esempio, un episodio, quando, per esempio, fu fatta una
modifica su delle operazioni di controllo di alcuni sottoscala dove
andavano normalmente due persone. A un certo punto si organizzò il
lavoro e si disse che doveva andare una persona sola. Io chiamai
subito il responsabile del reparto e gli dissi: “Guarda,
incontriamoci perché questa cosa non va bene. Perché se l’operatore
sta solo e ha un infarto e sta nel sottoscala, lì lo prendi e lì lo
lasci". Chiaramente lui è tornato indietro e ha capito che non
c'era modo di fare questa cosa, fino a che non si fosse trovata
un’apparecchiatura che fosse stata in grado di segnalare per
esempio l'uomo morto – chiamiamolo così - l’uomo a terra. Per
cui è stata forse l’unica cosa in cui abbiamo un po' alzato i
toni, ma è stata una cosa di un paio di giorni. Per quanto mi
riguarda, per le questioni di sicurezza noi abbiamo lavorato in
grande collaborazione. Significa collaborazione vera, non nel senso
collaborazione come si suol dire di comodo.
PRESIDENTE S.
D'ERRICO – Va bene. Senta, signor Giannattasio, abbiamo appreso da
un altro teste che in un certo momento fu aperta una sede Inail
all’interno dello stabilimento. Se lo ricorda questo? Un ufficio
Inail proprio che aveva sede dentro lo stabilimento.
GIANNATTASIO – Non so se fosse stata chiesta dalle segreterie
generali. Personalmente non avevo espresso questo.
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