GENOVA - "Con il dietrofront fatto, la nuova maggioranza Pd-Renzi-Leu-M5S ha sostanzialmente condannato alla perdita del posto di lavoro circa 5.000 dipendenti e stoppato l'ambientalizzazione di Taranto con la chiusura dell'altoforno: non vorremmo assistere a un altro caso Bagnoli, visto che il risanamento del sito pugliese sarebbe insostenibile per la finanza pubblica e il rischio ambientale, lasciando i lavori di ambientalizzazione incompleti, sarebbe enorme". Così, in una nota, il segretario della Lega in Liguria e deputato, Edoardo Rixi, e il senatore Paolo Ripamonti.
Inoltre, aggiungono "dal punto di vista industriale,
avremmo un effetto a catena sugli stabilimenti di Novi Ligure e di
Genova Cornigliano, su cui anche quel che resta oggi del Pd aveva
sottoscritto un accordo di programma tra istituzioni e azienda nel
2005 e di cui chiediamo il rispetto". Rixi e Ripamonti
sottolineano che "la Lega, finché è stata al governo, si è opposta
al tentativo di togliere l'immunità alla dirigenza ex Ilava per
non bloccare il risanamento ambientale, su cui l'Arcelor Mittal ha
intrapreso un percorso in accordo con l'allora ministro allo
Sviluppo economico, Luigi Di Maio", conclude la nota.
Cresce anche a Genova la preoccupazione dopo
l'esclusione dal dl Imprese della norma
sull'immunità penale per Arcelor Mittal. "La cancellazione della tutela penale è un atto di rottura dell'accordo tra il Governo e la Mittal e mesi fa l'azienda aveva annunciato che di fronte a questo avrebbe reagito fermando lo stabilimento di Taranto. Ora non sappiamo cosa deciderà di fare Mittal, ma l'unica cosa certa è che a Genova nessuno può mettere in discussione non solo l'accordo sindacale di un anno fa ma nemmeno l'accordo di programma che significa per noi mille lavoratori in Mittal e 280 fuori con lo stesso reddito", attacca la Fiom.
sull'immunità penale per Arcelor Mittal. "La cancellazione della tutela penale è un atto di rottura dell'accordo tra il Governo e la Mittal e mesi fa l'azienda aveva annunciato che di fronte a questo avrebbe reagito fermando lo stabilimento di Taranto. Ora non sappiamo cosa deciderà di fare Mittal, ma l'unica cosa certa è che a Genova nessuno può mettere in discussione non solo l'accordo sindacale di un anno fa ma nemmeno l'accordo di programma che significa per noi mille lavoratori in Mittal e 280 fuori con lo stesso reddito", attacca la Fiom.
"Non si può pensare di stravolgere un accordo
come quello fatto tra Governo e Mittal anche perché non bisogna
dare alibi all'azienda di ritirarsi: questo sarebbe un problema
enorme per l'ambientalizzazione di Taranto e un problema
altrettanto grande per l'occupazione. Questo decreto mette a
rischio il futuro della siderurgia e certamente non lo
permetteremo", aggiunge la Fim Cisl Liguria.
Nessun commento:
Posta un commento