ROMA
– Una riunione interlocutoria per fare un’analisi della situazione e
per “approfondire” alcuni nodi che, di fatto, bloccano il processo di
riqualificazione ambientale dell’Ilva di Taranto. All’incontro a Palazzo
Chigi, presieduto da Graziano Delrio, c'erano il ministro dello
Sviluppo economico Federica Guidi, il commissario Enrico Bondi e il
subcommissario Edo Ronchi.
Sul tavolo lo stato dell’arte del grande siderurgico tarantino: a
cominciare dal Piano ambientale, ancora all’esame della Corte dei conti,
per arrivare al reperimento delle risorse per l’adeguamento tecnologico
degli impianti, fino al nuovo Piano industriale.
E proprio il Piano industriale, che sembrerebbe essere già pronto,
potrebbe aver subito un ampliamento: sia nell’orizzonte temporale,
spostando la linea in avanti dal 2016 al 2020, che in quello economico,
dai 3 miliardi previsti avrebbe sfondato la soglia dei 4 miliardi (si
parla di 4,3 miliardi), in cui sarebbero stati inclusi anche circa 700
milioni per la sicurezza.
Il Piano industriale in realtà è fermo; infatti in base alla legge deve
esser presentato entro 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta
ufficiale del Piano ambientale, a sua volta in attesa del via libera
definitivo da parte della Corte dei Conti. Ora, a distanza di oltre un
mese dalla sua approvazione con decreto della presidenza del Consiglio
dei ministri – rileva Ronchi – dovrebbe ricevere il via libera entro il 2
maggio. Un Piano, quello ambientale, che riunisce le prescrizioni che
l'azienda deve rispettare in un arco di 36 mesi con effetti sul fronte
dell’inquinamento e su quello sanitario.
Ma, al centro della riunione con il governo, ci sono state soprattutto
le “problematiche aperte” per l’azienda, anche perchè un “nuovo incontro
– spiegano – con ulteriori aggiornamenti” è previsto per la prossima
settimana.
Tra le altre cose, un punto fondamentale cui si dovrebbe far fronte
riguarda il reperimento delle risorse per finanziare la riqualificazione
ambientale degli impianti e dare applicazione alle prescrizioni
dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Tra le ipotesi al vaglio
– che peraltro sono previste dal decreto sulle emergenze ambientali ed
industriali (il cosidetto 'Terra dei fuochì) – ci sono l’aumento di
capitale, oltre che il possibile intervento della Cassa depositi e
prestiti.
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