INVIAMO MESSAGGI DI SOLIDARIETA', SCRIVENDO A: sindacatodiclasse@gmail.com
L'AGGRESSIONE A TREZZO: DAL RACCONTO DEL COORDINATORE SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE Sebastiano Lamera
Questa mattina, dopo la nottata davanti ai cancelli di Trezzo, abbiamo
fatto entrare i lavoratori. Ma neanche dopo 20 minuti sono usciti da
dentro circa 150 tra autisti, capi, capetti di cooperative e alcuni
lavoratori che sembravano tutti italiani. Noi eravamo in quel momento
circa 70.
Già ieri sera erano cominciate delle provocazioni da parte di capi e
capetti, ma questa mattina vi è stata una pesantissima aggressione, da
loro studiata e preparata.
Questo grossa squadraccia si è lanciata verso di noi, con bastoni,
spranghe e altri oggetti, qualche nostro lavoratore ha anche visto delle
pistole. I nostri lavoratori hanno cercato di rispondere, di togliere
le mazze dalle loro mani. Siamo poi riusciti a arrivare sulla strada,
evitando che ci incastrassero nell'area dei cancelli, mentre questi
mazzieri venivano avanti contro di noi anche con i camion. 7 nostri
lavoratori sono andati al pronto soccorso con varie ferite, sia alle
mani, braccia, sia al collo, spalle, ecc.
Come ho detto vi erano anche lavoratori tra questi mazzieri fascisti, ma
abbiamo saputo che una parte di loro era stata minacciata: se non
andavano venivano licenziati.
Alcuni di quelli che guidavano questo mega gruppo avevano il volto coperto da sciarpe.
Vi sono state minacce personali anche verso di me e direttamente verso
il nostro sindacato slai cobas; io ho trovato la mia macchina sfregiata,
con un cacciavite avevano inciso "merda".
Si è trattato di un'aggressione preparata, fatta con metodi proprio fascisti, di mazzieri padronali.
I Carabinieri che sono stati presenti per tutto il tempo
dell'aggressione sono rimasti tranquillamente ad osservare da lontano. E
altri loro tre uomini in borghese non si sono neanche avvicinati. Dopo è
comparsa anche la questura che però quasi voleva identificare noi.
Chiaramente nessun segnale da parte della Prefettura...
Non avevamo messo in conto che sarebbero arrivati a questo, altrimenti...
Alle 8 siamo riusciti a fare un'assemblea per decidere il prosieguo della nostra mobilitazione.
Abbiamo deciso di dare una risposta forte, costruendo uno sciopero di
tutto il settore e una manifestazione nazionale, perchè se perde una
parte degli operai della Logistica perdono tutti.
Il nostro obiettivo ora è riuscire a rispondere a questa aggressione in
maniera massiccia. Ora dobbiamo allargare le nostre forze
Oggi alle 15 nell'assemblea già programmata ai cancelli della Coopital
Italtrans, con lavoratori sempre della logistica, cercheremo di
cominciare a costruire l'unità tra tutti gli operai della logistica per
realizzare questo sciopero generale del settore nei prossimi giorni,
chiamando anche altre forze solidali.
Poi alle 17 andremo alle redazioni dei giornali di Bergamo e al Corriere
della Sera per dire come sono andati realmente i fatti di questa
mattina.
Altri operai di un'altra ditta della logistica erano venuti ieri e
avevamo già deciso di fare un'assemblea martedì prossimo. Domani andremo
a Brignano dove stanno gli operai che con lo slai cobas per il
sindacato di classe di Bergamo iniziarono in questa zona la lotta della
logistica.
pc 4 aprile - la lotta a Trezzo dalla stampa
"Protestano i facchini, tafferugli con i camionisti alla Ldd-Lombardini"
Una settantina i presenti, coordinati dallo Slai Cobas. Ed è stato il referente sindacale Sebastiano Lamera a relazionare in un’assemblea a cielo aperto sull’infausto esito della trattativa condotta nei giorni scorsi sotto l’egida prefettizia. I soggetti trattanti, va detto, si moltiplicano: uscita di scena la cooperativa Logic Service (cui fanno riferimento gli ex lavoratori di Vignate), si tratta con Ldd Lillo, con la società esterna che ha avuto in appalto il nuovo grande magazzino di Trezzo ma anche con due new entry, le cooperative casertane M.B. e Santa Chiara, che sarebbero ora referenti per la manodopera nelle aree di carico e scarico merci. La proposta definita dai Cobas «non accettabile» propone il reintegro a scaglioni di una sessantina sui 130 lavoratori rimasti a piedi: 5 da lunedì, e poi a scaglioni di 5, 10 e 20 sino a raggiungimento del tetto, in luglio.
«Ma i lavoratori rimasti senza stipendio sono 130, non sono sessanta — così Lamera — È un aspetto importante. E non è l’unico. Noi chiediamo un tavolo sindacale, dove le questioni siano affrontate in maniera analitica e dove venga siglato un accordo scritto. La proposta precisa che i reintegri sono vincolati a colloquio privato a chiamata, e anche qui non ci siamo. Ammesso che debbano esserci scaglioni e priorità, dobbiamo stabilirli insieme».
Cobas e lavoratori dunque rilanciano con una nuova richiesta di incontro. Ma nel frattempo, ecco la protesta trasferita in pianta stabile in viale Lombardia a Trezzo, dove, nei prossimi due o tre giorni, si attenderanno sviluppi. Nessun blocco in vista o nessuna azione eclatante (a Vignate, ricordiamolo, i magazzini furono bloccati per tre giorni e i lavoratori salirono sui tetti del capannone). Un presidio h 24, a simbolo del quale è già eleggibile la tenda da campeggio collocata di prima mattina davanti all’ingresso battuto senza interruzione dai Tir. I cui conducenti arrivano, suonano il clacson e solidarizzano: «Stiamo diventando un paese di disoccupati». Lo slogan degli «ex Logic Service» al megafono, è lo stesso di tre settimane fa: «Vogliamo il nostro lavoro. Senza, è meglio morire»
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