domenica 20 aprile 2014

L'Arcivescovo Santoro fa comizi, sostituendosi ai politici e ai rappresentanti istituzionali, e usa i "misteri" per pacificare la rabbia della gente che sta male

Marx diceva che "la religione è l'oppio dei popoli". L'Arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro fa di più: la religione è tutto e fa tutto, sostituisce le istituzioni e i politici di Taranto, interviene sulle situazioni di lavoro, sociali in corso; Santoro ha trasformato gli stessi riti della settimana santa in interventi politico-ideologici per dare un indirizzo alla gente. 
L'ha fatto in maniera plateale anche Venerdì scorso durante lo svolgimento della processione dei "misteri". 
Il suo è stato un comizio vero e proprio che ha cercato di toccare vari temi. 
Ne riportiamo sotto degli stralci.
Il suo primo pensiero è andato ai "marò", gli "eroi" mercenari, al servizio dei grandi armatori, che hanno assassinato due pescatori. 
Poi è passato ai lavoratori che rischiano i licenziamenti, agli operai dell'Ilva che rischiano salute, vita e anche lavoro, a chi si ritrova sempre più povero, poi alla ripresa dell'azione della grande criminalità a Taranto, alla crisi delle aziende, ai pescatori, a chi è vittima dell'inquinamento, ai giovani costretti ad emigrare, al risanamento della città vecchia...
Con un appello e "soluzioni" che tornano ad essere tutte interne alla funzione di 'oppio dei popoli' della religione, ma che non restano solo a livello sovrastrutturale: "un punto di riferimento noi lo abbiamo è la croce di Cristo, rimedio per il cuore e per tutta la società" e quindi, la "risposta" è non essere divisi, non lamentarsi (protestare), ma riconciliarsi, pregare "per quelli che ci governano: che lo facciano davvero, che siano saggi, efficienti e che costruiscano il bene comune...". Facendo di fatto un'operazione di pacificazione, di deviazione, di diga verso le lotte in corso e future. 
Il tutto condito da un autopropaganda per quello che lui e la sua diocesi stanno facendo.
Un arcivescovo che quindi agisce fino in fondo da Istituzione politica che interviene e indica la strada: rivolgersi al potere della Chiesa. Lo fa per riconciliare le masse con un sistema generale politico/istituzionale in crisi; che in questa città raggiunge i livelli più bassi, incapace anche di fare il suo vecchio, normale "mestiere".
Il richiamo a Bergoglio dell'Arcivescovo di Taranto (che nel 2015 farà venire a Taranto), non è a caso, ma sottolinea la sintonia dell'azione della Chiesa, a Taranto come a livello nazionale.

QUESTA FUNZIONE ISTITUZIONALE DELLA CHIESA NON SERVE, ANZI E' DEVIANTE VERSO I LAVORATORI, I GIOVANI, I DISOCCUPATI, CHE DEVONO RESPINGERE LE "SIRENE" E COSTRUIRE LA LORO STRADA DI SCONTRO/GUERRA CON I PALAZZI DEL POTERE E CHI LI OCCUPA.

Dal Comizio dell'arcivescovo Santoro:
"...Da un po’ di giorni mi accompagna una riflessione inizialmente amara, ma che gettata nel dolore del Signore, si carica di fiducia e di speranza. Riflettevo che magari il nostro popolo in questo periodo potrebbe scoraggiarsi perché tanti miglioramenti auspicati e invocati tardano ad arrivare, a povertà si aggiunge povertà, a sfiducia altra sfiducia.
Se penso ad esempio che tre anni fa proprio da questo balcone mi appellai perché la situazione dei due marò pugliesi si risolvesse. Speriamo che finalmente presto i nostri Latorre e Girone tornino tra noi. E se passiamo al mondo del lavoro che le cose si complicano ancora di più, come accade ai lavoratori dell’indotto della Marina, che ho visitato interpellando il ministro della difesa e ai quali rinnovo tutta la mia solidarietà. Proprio l’altro ieri nel precetto all’Ilva ho affermato in merito alle nostre complesse problematiche che “nonostante ne siano successe tante, se ne siano scritte e dette molte di più, le cose non sono cambiate di molto. Non basta salvare il salvabile bisogna innovare, cercare strade nuove”. Invito a che non ci siano ulteriori proroghe e ritardi perché la vita non può attendere.
E come non ricordare il piccolo Mimmo di Palagiano, caduto nella strage più sanguinosa accaduta in quel territorio. Che le nostre domande trovino risposta!
Se osservo le richieste senza numero da parte dei nostri poveri, le aziende che stentano o che chiudono, la fila di coloro che perdono il posto di lavoro, è inevitabile che la mia preghiera si fa più intensa.
“Alzo gli occhi verso i monti da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto verrà dal Signore (cfr Sal 120). perché noi siamo sue creature...
(Dio) Chiede però la nostra responsabilità ed il nostro impegno serio. Qualcosa abbiamo visto muoversi per la rigenerazione della Città vecchia e dopo l’assemblea che abbiamo fatto in episcopio, diverse entità si stanno interessando a partire dai bisogni e dalle necessità delle persone che vi abitano e da una visione d’insieme della nostra città. Per dare un segno concreto ieri nella messa, nella cena del Signore del Giovedì Santo, ho fatto la lavanda dei piedi a dodici pescatori della città vecchia...
Badate bene che l’invito costante al perseguimento del bene comune non è un invito di circostanza ma un dovere ed un bisogno per questa Città. Non possiamo continuare ad essere divisi. Né tantomeno possiamo pensare di costruire qualcosa di serio facendo a meno gli uni degli altri, o semplicemente lamentandoci.
Il quadro è drammatico e duro. Gli effetti della crisi si stanno facendo sentire ora nella loro virulenza, ma non possiamo lasciarci inghiottire dalle tenebre...
“Un punto di riferimento noi lo abbiamo è la croce di Cristo, rimedio per il cuore e per tutta la società. La croce come segno di amore infinito totale e gratuito...
Vogliamo lasciarci riconciliare dal Signore e così essere costruttori di solidarietà e di speranza per noi per la nostra città ferita per tutta la nostra società. Ti preghiamo per tutti; particolarmente per gli ammalati, specialmente le vittime dell’ inquinamento, per i disoccupati, per i lavoratori e i bambini. Ti preghiamo per i giovani, che non siano costretti ad emigrare per studiare e per lavorare. Ti preghiamo per quelli che ci governano: che lo facciano davvero, che siano saggi, efficienti e che costruiscano il bene comune...

Filippo Santoro - Arcivescovo Metropolita di Taranto


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