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vedi articolo da Taranto oggi - ripreso dal blog inchiostro verde
Secondo le previsioni, le azioni del triennio porteranno a ricavi operativi per circa 1.150 milioni di euro al 2016, con una crescita media annua pari al 5% (rispetto alla previsione di circa 1.000 milioni di euro nel 2013). La distribuzione geografica vede un graduale aumento delle vendite nei paesi emergenti che, in termini di ricavi, passeranno dall’attuale 42% al 45% a fine 2016. L’Italia, invece, manterrà il proprio peso a circa il 13%, ma con un progressivo ritorno alla redditività operativa, ancora oggi negativa. Il margine operativo lordo si prevede in crescita, fino a raggiungere circa 240 milioni di euro nel 2016, che si traduce in una variazione media annua del +16%. Un Piano che ha immediatamente riscontrato grande apprezzamento sui mercati finanziari.
Nell’intervista ad “Affari & Finanza”, Caltagirone jr
ha anche indicato i prossimi obiettivi del gruppo: “Vogliamo liberare
risorse per sostenere nuove acquisizioni: parlo di comprare aziende con
stabilimenti che ci consentano di sviluppare mercati locali, pensiamo al
Nord America, Africa ed Asia”. Già nel Piano Industriale si leggeva
infatti che l’aumento del margine operativo lordo sarà indotto
principalmente “da azioni di efficienza interna e di riduzione dei costi
operativi, in parte già realizzate nel corso del 2013, dall’incremento
dell’uso di combustibili alternativi e di energie rinnovabili e dal
contributo del business della gestione dei rifiuti. A ciò si
aggiungeranno anche gli effetti della riorganizzazione delle attività in
Italia”.
Caltagirone jr ha chiarito qual è l’operazione finanziaria
in atto in questo momento: “Di tre aziende distinte, stiamo completando
oggi il processo che ne costruisce una, con i relativi recuperi di
efficienza e profittabilità. Da questa azione di centralizzazione
gestionale sull’Italia, derivano risparmi per 35 milioni sui costi e
dovremmo vederne i benefici già con il bilancio 2014”. Le tre aziende
sono la Cementir Italia Spa, la Cimentas A.S. e la Aalborg Portland A.S.
Tutte e tre controllate al 100% dalla Cementir Holding Spa dopo la
riorganizzazione avvenuta nel 2008. L’Italia, come riportato più volte
dall’approvazione del bilancio 2012 dello scorso aprile, è l’unico paese
in cui Cementir è in perdita operativa: il piano prevede l’obiettivo di
tornare in utile pure in casa, “dove ricordo peraltro che i consumi di
cemento sono scesi dai 47 milioni di tonnellate del 2007 ai 21 milioni
dello scorso anno” chiosa Caltagirone jr.
Che conferma come il gruppo abbia deciso di puntare forte
sulla produzione del cemento bianco (nel 2004 fu acquistato il sito
danese di Aalborg e che viene prodotto anche in USA, Cina, Malesia ed
Egitto): “Il bianco pesa per il 20% fatturato: noi puntiamo a allargare
questo contributo, dove pesiamo già per il 15% del mercato, perché
questa nicchia ci protegge in termini di vendite e di margini, con
livelli di export elevatissimi. I nostri stabilimenti sorgono sul mare
anche per favorire le esportazioni: Aalborg per esempio vende all’estero
il 95% della produzione. Per questo attendiamo che sia completato nella
seconda metà di quest’anno il raddoppio dello stabilimento in Malesia
(dove la Cementir è presente con lo stabilimento Aalborg White Asia),
che ci assicurerà il 50% del mercato in Australia, e per questo
nell’arco di 12 mesi valuteremo la possibilità di costruire nuovi
impianti produttivi nel Far East. A parte il bianco, miriamo poi a
sviluppare il segmento waste management”.
Nei progetti rimarrà invariata la componente derivante
dalla vendita di cemento grigio (prodotto in Italia dalla Cementir
Italia da cui dipende il sito di Taranto) e di calcestruzzo (prodotto
dalla Betontir Spa, società costituita nel 1996 con il nome di
Calcestruzzi Picciolini Spa e controllata al 100% dalla Cementir Holding
tramite Cementir Italia e che ha un sito a San Giorgio Jonico). Tutto
questo ragionamento, porta dritto all’unica logica imprenditoriale
possibile, come ha dichiarato senza giri di parole lo stesso Caltagirone
jr nell’intervista in questione: “In Italia abbiamo una enorme
sovraccapacità produttiva, oltre il doppio del mercato. Tant’è che noi
abbiamo spento i forni di Taranto e Arquata Scrivia. Penso avverrà una
forte concentrazione, ossia fallimenti e/o acquisizioni. Ma a noi non
interessa aumentare il peso sull’Italia, anzi puntiamo tutto
sull’estero”.
Qualora non fosse ancora chiaro il pensiero del presidente e
ad del gruppo, lo stesso dichiara che “l’idea di base del gruppo
Cementir, e anche del Gruppo Caltagirone, è semplice: restare in Italia,
ma non dipendere dall’Italia in nulla. Massima spinta sulla
internazionalizzazione. Mi pare che la strategia sia stata capita pure
in Borsa, dato che il nostro titolo è cresciuto del 140% nell’ultimo
anno”. Dalle parole di Caltagirone jr, si evince chiaramente ancora una
volta come il futuro del sito di Taranto (dove sino all’anno scorso si
producevano 1,4 milioni di tonnellate di cemento a fronte delle 4,3
totali realizzate in Italia) sia stato scritto da tempo. E che la crisi
produttiva/giudiziaria odierna e futura dell’Ilva, sia stata una vera e
propria manna dal cielo. Idem per la crisi economica che ha colpito
l’Italia, in particolar modo il settore edile. Eppure, nonostante tutto
questo, politici, sindacati e Confindustria nostrani continuano a
parlare di “consolidamento e rilancio delle attività industriali del
sito di Taranto in modo da tutelare tutti i posti di lavoro, favorendo
anche gli investimenti per l’ambientalizzazione dell’area e dello
stabilimento con il sostegno della Regione Puglia”. Siamo proprio
curiosi di conoscere cosa verrà fuori dal tavolo in programma dopodomani
a Bari.
G. Leone (TarantoOggi, 21.01.2014)
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