Una recente analisi dell'Ipres mostra che la situazione delle donne lavoratrici è peggiorata, e la Puglia in questo fa da apripista nel sud.
Le dimissioni per maternità sono raddoppiate nella nostra regione dal 2009 al 2013: 5 anni fa sono state 666, l'anno scorso 1098. Il dato più alto di tutto il sud.
Le donne che devono farsi carico del doppio lavoro, fuori e in casa, della famiglia sono costrette a dover rinunciare al lavoro, che poi significa rinunciare ad un reddito, ad un'indipendenza dall'uomo.
Si tratta di una "scelta" obbligata, imposta sempre più dalla mancanza di servizi sociali, di asili, dalle tariffe troppo alte, dai servizi di cura, di assistenza tutti scaricati sulle donne.
A questo si aggiungono le odiose "dimissioni in bianco" imposte da padroni alle donne, per poterle cacciare appena entrano in maternità; o le discriminazioni lavorative, salariali, di aumento di livelli, le lavoratrici in Puglia guadagnano il 20-30% in meno dei lavoratori maschi pur a pari lavori, con una differenza di circa 300 euro al mese; e "inevitabilmente" le donne si trovano collocate a posti di lavoro inferiori.
Le donne, poi, sono quelle che meno trovano lavoro.
Una condizione lavorativa che, per le donne, unisce sempre attacchi materiali, economici ad aumento di dipendenza troppo spesso accompagnata da una condizione di oppressione in famiglia.
Contro tutto questo non bastano gli "sportelli" delle consigliere di parità, non bastano le denunce che ogni tanto compaiono sulla stampa, occorre la lotta delle lavoratrici, delle disoccupate, la loro unità, organizzazione.
LE DISOCCUPATE, LE LAVORATRICI PRECARIE GIA' IN LOTTA A TARANTO STANNO PREPARANDO UN CONVEGNO SU DONNE-LAVORO, SU UNA PIATTAFORMA DI LOTTA, a cui chiamano tutte le donne che non vogliono essere solo un numero con il meno affianco nelle statistiche di questo Stato
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