Aveva 88 anni e si è spento nella sua villa in provincia di Varese, dopo una lunga malattia. Dalla metà degli anni Novanta ha legato il suo nome all'Ilva di Taranto. La loro storia è poi sfociata nella bufera giudiziaria sui danni ambientali dell'acciaieria più grande d'Europa
MILANO - E' morto
nella sua villa di Malnate (Varese), a 88 anni, Emilio Riva. Era
il patron del gruppo omonimo dell'acciaio, che aveva acquisito a
metà degli anni Novanta l'Ilva di Taranto, nota più che altro
per le sue vicende giudiziarie legate ai danni per la salute dei
cittadini e dei lavoratori pugliesi... Dopo
Luigi Lucchini e Steno Marcegaglia, un'altra scomparsa illustre
- dopo un lungo periodo di malattia, nel caso di Riva - sembra
voler testimoniare la fine di un ciclo industriale.
Nel 2012, il patriarca di una delle famiglie più importanti della siderurgia italiana era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito della maxi-inchiesta della procura ionica sull'inquinamento ed il disastro ambientale causato nell'area ionica dall'Ilva. In quel luglio, con un provvedimento destinato a segnare la storia industriale italiana, il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha stabilito il sequestro senza facoltà d'uso dell'intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva, perché l'impianto ha causato e continua a causare "malattia e morte", anche nei bambini, e "chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza". A un anno di distanza, nel luglio del 2013, Emilio Riva - insieme al figlio Nicola - ha lasciato il regime detentivo al quale era stato condannato...
Nel 2012, il patriarca di una delle famiglie più importanti della siderurgia italiana era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito della maxi-inchiesta della procura ionica sull'inquinamento ed il disastro ambientale causato nell'area ionica dall'Ilva. In quel luglio, con un provvedimento destinato a segnare la storia industriale italiana, il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha stabilito il sequestro senza facoltà d'uso dell'intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva, perché l'impianto ha causato e continua a causare "malattia e morte", anche nei bambini, e "chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza". A un anno di distanza, nel luglio del 2013, Emilio Riva - insieme al figlio Nicola - ha lasciato il regime detentivo al quale era stato condannato...
Alla vicenda giudiziaria e ambientale di Taranto, per Emilio Riva si è intrecciata quella relativa a un'altra Procura, quella di Milano, dove il gup Anna Maria Zamagni lo ha rinviato a giudizio insieme a due ex dirigenti del gruppo e un ex manager della filiale di Londra di Deutsche Bank, in relazione a una maxi evasione fiscale da 52 milioni, che risale al 2007. Secondo l'accusa sarebbe stata creata una società ad hoc con sede in Svizzera, l'Ilva Sa, per aggirare la normativa (la 'legge Ossola') sull'erogazione di contributi pubblici per le grandi aziende che esportano all'estero.
Prima di questi ultimi risvolti giudiziari, la storia di Emilio Riva affonda negli anni Cinquanta, quando a Caronno Pertusella ha aperto il primo forno elettrico. Il 'ragiunatt' - come amava farsi indicare, anche se di recente aveva ricevuto una laurea ad honorem in ingegneria - aveva cominciato da raccoglitore di rottami di ferro, per poi diventare negli anni del boom economico un vero e proprio imprenditore dell'acciaio nel nord dell'Italia ed anche all'estero, con numerosi stabilimenti produttivi. L'acquisizione dell'Ilva di Taranto è avvenuta nel 1995, nell'ambito delle privatizzazioni dell'Iri, per una cifra molto discussa: 1.450 miliardi, un investimento che si è rivalutato di una decina di volte nel giro di una decina d'anni. Giusto per rendersi conto del peso dell'Ilva sul gruppo Riva, l'acquisizione portl nel giro di un anno a un balzo della produzione d'acciaio da 6 a 14,6 milioni di tonnellate e da 5 a 12,8 per i laminati. Oggi, nel complesso, il gruppo Riva dispone di una ventina di siti produttivi, di cui sei in Italia, per un giro d'affari da una decina di miliardi.
(30 aprile 2014)
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