giovedì 26 settembre 2019

Cassintegrazione e appalto - I sindacati confederali non possono fare il gioco delle tre carte sulla pelle dei lavoratori

E’ necessario che la lotta venga tolta dalle loro mani e riportata nelle mani dei lavoratori, se si vuole realmente lavoro, salari e diritti.

1. I sindacati confederali dovevano dire un chiaro NO alla cassintegrazione permanente all’ArcelorMittal, invece hanno fatto: furia francese e ritirata spagnola. Hanno detto No all’inizio della cassintegrazione salvo poi accettarla di fatto; ora sono passati ad accettarla esplicitamente dicendo ”Se no...”.
La piattaforma per cui si incontrano oggi con l’azienda sarebbe già una sconfitta per i lavoratori, perché la strada di assottigliare il numero non garantisce assolutamente niente. AM gestisce la cassa secondo i suoi esclusivi interessi, e anche nella precedente cigo per 1395 lavoratori ha assottigliato lei stessa i numeri. E’ inutile, quindi, trasformare in richiesta sindacale quello che è il normale andamento flessibile dell’utilizzo della cigo.
La rotazione, che è sempre accettazione della cassintegrazione, sarebbe una cosa migliore; ma di che parliamo se AM chiede questa cigo sulla base di una riduzione per effetto della crisi di mercato? E quindi vuol dire che sono ben precise lavorazioni che vengono ridotte e la rotazione è applicabile per poche realtà.
Poi i sindacati confederali chiedono il rientro al lavoro dei manutentori, come esito della task force congiunta messa in piedi in occasione della morte di Cosimo Massaro; su questo la trattativa è possibile ma le intenzioni effettive dell’azienda sono tutte da verificare.
Infine viene fatto balenare lo specchietto delle allodole della integrazione salariale ai lavoratori. Questo sarebbe giusto e necessario visto il taglio di busta paga che stanno subendo gli operai, ma nessuno la vuole dare, né l’azienda né meno che mai la Regione che finora non è stata in grado, neanche verso i cassintegrati di Ilva AS di fare assolutamente nulla.

La questione è che i sindacati e anche parte dei lavoratori non vogliono prendere atto della questione di fondo: è l’accordo del 6 settembre ‘18 che ha consegnato la fabbrica ad ArcelorMittal che ha
permesso il taglio, la cacciata dei lavoratori dalla fabbrica. Lavoratori che ora sono stati abbandonati al loro destino dopo tante chiacchiere dai sindacati confederali, grazie proprio a quell’accordo che ha messo al primo posto le esigenze produttive di AM, ha subordinato i lavoratori al mercato e quindi ha danneggiato il loro presente e il loro futuro.
Senza mettere in discussione questo accordo non accettando il ricatto AM “Me ne vado...” (ma poi sta sempre qui), nessuno può ottenere alcun risultato dalla trattativa sindacale.

Ma sono anche altri gli equivoci presenti in questa trattativa. L’Usb partecipa o non partecipa? Quando dice che ora vuole la chiusura della fabbrica è evidente che l’Usb torna a consegnarsi nelle mani del governo e non può ragionevolmente difendere gli interessi dei lavoratori a questi Tavoli.

Il punto all’ArcelorMIttal è uno solo: prendere nelle proprie mani la lotta e la difesa degli interessi, diritti operai e condizioni di lavoro.
Questo sindacalmente vuol dire Slai cobas per il sindacato di classe. Non è questione di interesse di sigle o di tessere, bensì di forza autorganizzata, vera lotta e nuovo potere contrattuale; non per chiudere la fabbrica ma per “aprirla” finalmente difendendo gli interessi degli operai e sul problema salute anche delle masse popolari di Taranto.
A chi dice che lo Slai cobas non sarebbe ammesso alle trattative, diciamo: quali sarebbero i risultati che hanno portato a casa i sindacati ammessi alle trattative?
Il passaggio di massa allo Slai cobas sarebbe oggi il più grande atto di forza che i lavoratori potrebbero fare contro padroni e governo, sarebbe mandare la palla nel campo avversario e mettere in campo il feroce pressing che mette alle strette padroni e governo; sarebbe passare dalla difesa sempre più sbrindellata all’attacco.
Per concludere in funzione di questa prospettiva lo Slai cobas sc aderisce e lancia lo sciopero e la giornata di lotta del 25 ottobre, è un’opportunità che i lavoratori devono cogliere. Lavoreremo l’intero mese di ottobre per questa prospettiva. Sappiamo bene che non siamo in grado attualmente di organizzare e far riuscire uno sciopero. Puntiamo proprio per quella data, quindi, ad un’assemblea che faccia insediare lo slai cobas in fabbrica, in ArcelorMittal e nell’appalto; mentre ci sarà un’iniziativa cittadina per unire i lavoratori delle differenti categorie in lotta al Comune e alla Prefettura.

Più difficile e complicata è la situazione nell’appalto, dove alcune vertenze calde già avranno la loro prima conclusione nei prossimi giorni. Ribadiamo che lo Slai cobas sc appoggia tutti i lavoratori in lotta, qualunque sia l’organizzazione sindacale che hanno, ma è del tutto evidente che per sostenere la nostra piattaforma (vedi allegata) serve che i lavoratori si organizzino nello Slai cobas e in un coordinamento operaio delle varie ditte.
Noi diciamo già da adesso a tutti i lavoratori che si sentiranno penalizzati dagli accordi in corso che noi li impugneremo anche legalmente se non tuteleranno le condizioni di lavoro, il salario.
Ma l’obiettivo nostro è di mettere fine a questa situazione e che i lavoratori possano avere nelle loro mani la lotta e non dipendere dai vari capetti e funzionari del sindacato, che campano da una vita sulla pelle dei lavoratori dell’appalto.
Nei prossimi giorni intendiamo realizzare dei presidi alla portineria delle imprese.
I lavoratori vogliono una lotta nuova e una nuova organizzazione sindacale.

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