1. I
sindacati confederali dovevano dire un chiaro NO alla
cassintegrazione permanente all’ArcelorMittal, invece hanno fatto:
furia francese e ritirata spagnola. Hanno detto No all’inizio della
cassintegrazione salvo poi accettarla di fatto; ora sono passati ad
accettarla esplicitamente dicendo ”Se no...”.
La
piattaforma per cui si incontrano oggi con l’azienda sarebbe già
una sconfitta per i lavoratori, perché la strada di assottigliare il
numero non garantisce assolutamente niente. AM gestisce la cassa
secondo i suoi esclusivi interessi, e anche nella precedente cigo per
1395 lavoratori ha assottigliato lei stessa i numeri. E’ inutile,
quindi, trasformare in richiesta sindacale quello che è il normale
andamento flessibile dell’utilizzo della cigo.
La
rotazione, che è sempre accettazione della cassintegrazione, sarebbe
una cosa migliore; ma di che parliamo se AM chiede questa cigo sulla
base di una riduzione per effetto della crisi di mercato? E quindi
vuol dire che sono ben precise lavorazioni che vengono ridotte e la
rotazione è applicabile per poche realtà.
Poi
i sindacati confederali chiedono il rientro al lavoro dei
manutentori, come esito della task force congiunta messa in piedi in
occasione della morte di Cosimo Massaro; su questo la trattativa è
possibile ma le intenzioni effettive dell’azienda sono tutte da
verificare.
Infine
viene fatto balenare lo specchietto delle allodole della integrazione
salariale ai lavoratori. Questo sarebbe giusto e necessario visto il
taglio di busta paga che stanno subendo gli operai, ma nessuno la
vuole dare, né l’azienda né meno che mai la Regione che finora
non è stata in grado, neanche verso i cassintegrati di Ilva AS di
fare assolutamente nulla.
La
questione è che i sindacati e anche parte dei lavoratori non
vogliono prendere atto della questione di fondo: è l’accordo del 6
settembre ‘18 che ha consegnato la fabbrica ad ArcelorMittal che ha
permesso il taglio, la cacciata dei lavoratori dalla fabbrica.
Lavoratori che ora sono stati abbandonati al loro destino dopo tante
chiacchiere dai sindacati confederali, grazie proprio a quell’accordo
che ha messo al primo posto le esigenze produttive di AM, ha
subordinato i lavoratori al mercato e quindi ha danneggiato il loro
presente e il loro futuro.
Senza
mettere in discussione questo accordo non accettando il ricatto AM
“Me ne vado...” (ma poi sta sempre qui), nessuno può ottenere
alcun risultato dalla trattativa sindacale.
Ma
sono anche altri gli equivoci presenti in questa trattativa. L’Usb
partecipa o non partecipa? Quando dice che ora vuole la chiusura
della fabbrica è evidente che l’Usb torna a consegnarsi nelle mani
del governo e non può ragionevolmente difendere gli interessi dei
lavoratori a questi Tavoli.
Il
punto all’ArcelorMIttal è uno solo: prendere nelle proprie mani la
lotta e la difesa degli interessi, diritti operai e condizioni di
lavoro.
Questo
sindacalmente vuol dire Slai cobas per il sindacato di classe. Non è
questione di interesse di sigle o di tessere, bensì di forza
autorganizzata, vera lotta e nuovo potere contrattuale; non per
chiudere la fabbrica ma per “aprirla” finalmente difendendo gli
interessi degli operai e sul problema salute anche delle masse
popolari di Taranto.
A
chi dice che lo Slai cobas non sarebbe ammesso alle trattative,
diciamo: quali sarebbero i risultati che hanno portato a casa i
sindacati ammessi alle trattative?
Il
passaggio di massa allo Slai cobas sarebbe oggi il più grande atto
di forza che i lavoratori potrebbero fare contro padroni e governo,
sarebbe mandare la palla nel campo avversario e mettere in campo il
feroce pressing che mette alle strette padroni e governo; sarebbe
passare dalla difesa sempre più sbrindellata all’attacco.
Per concludere in funzione di questa prospettiva lo Slai cobas sc
aderisce e lancia lo sciopero e la giornata di lotta del 25 ottobre,
è un’opportunità che i lavoratori devono cogliere. Lavoreremo
l’intero mese di ottobre per questa prospettiva. Sappiamo bene che
non siamo in grado attualmente di organizzare e far riuscire uno
sciopero. Puntiamo proprio per quella data, quindi, ad un’assemblea
che faccia insediare lo slai cobas in fabbrica, in ArcelorMittal e
nell’appalto; mentre ci sarà un’iniziativa cittadina per unire i
lavoratori delle differenti categorie in lotta al Comune e alla
Prefettura.
Più
difficile e complicata è la situazione nell’appalto, dove alcune
vertenze calde già avranno la loro prima conclusione nei prossimi
giorni. Ribadiamo che lo Slai cobas sc appoggia tutti i lavoratori in
lotta, qualunque sia l’organizzazione sindacale che hanno, ma è
del tutto evidente che per sostenere la nostra piattaforma (vedi
allegata) serve che i lavoratori si organizzino nello Slai cobas e in
un coordinamento operaio delle varie ditte.
Noi
diciamo già da adesso a tutti i lavoratori che si sentiranno
penalizzati dagli accordi in corso che noi li impugneremo anche
legalmente se non tuteleranno le condizioni di lavoro, il salario.
Ma
l’obiettivo nostro è di mettere fine a questa situazione e che i
lavoratori possano avere nelle loro mani la lotta e non dipendere
dai vari capetti e funzionari del sindacato, che campano da una vita
sulla pelle dei lavoratori dell’appalto.
Nei
prossimi giorni intendiamo realizzare dei presidi alla portineria
delle imprese.
I
lavoratori vogliono una lotta nuova e una nuova organizzazione
sindacale.
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