lunedì 2 settembre 2019

Solidarietà a Nadia Kibout - Noi a La Felandina abbiamo visto il suo impegno a fianco dei braccianti de La Felandina

Nadia Kibout a La Felandina

Difende i migranti Insultata l’attrice Nadia Kibout

Colpevole di solidarietà. Di aver mostrato vicinanza agli immigrati del ghetto de La Felandina. Per questo divenuta oggetto di insulti, diffamazioni e messaggi minatori.
È l’effetto social post sgombero degli ex capannoni industriali di Metaponto. La vittima è Nadia Kibout: attrice francese , di origine algerina, vive da otto anni a Bernalda. «Zoc… vai dai terremotati, no da questa gente di m… come sei tu di m… , fatti inc… da sti negri». È uno dei tanti commenti sulla bacheca Facebook della donna. A far scatenare le reazioni violente, la diretta delle prime fasi dello sgombero, la mattina del 28 agosto. «Che Italia è questa, ma chi vi ha chiamato», si legge più avanti. Poi ci sono i vari e banalissimi: «Portali a casa tua», «Ma allora gli italiani», «Non sono razzista, ma…».
Fin dal 7 agosto, giorno del rogo che ha distrutto buona parte del ghetto e in cui è morta una ventottenne nigeriana, Nadia è stata sempre presente. Ha portato acqua e vestiti. Sorrisi e
mediazione, o traduzioni, all’occorrenza. Insomma, ha cercato come ha potuto di dare una mano.
«Sono spinta semplicemente da una mia sensibilità. Da umanità. Ho sempre pensato che sia un dovere di tutti quello di aiutare il prossimo. Sono nata così e non saranno gli insulti a cambiare le mie attitudini». Preferisce non rispondere direttamente ai commenti, ma procederà legalmente, difesa dall’avvocato Pietro Ditaranto: «Credo che denunciare sia l’unico strumento per mettere fine a questi comportamenti, espressione di animi beceri, meschini, ignoranti. Mi hanno dato della nigeriana come fosse un’offesa, peraltro non è la mia nazionalità. Nel particolare, quel messaggio è un attacco alla dignità della persona, e della donna in particolare. Siamo sempre trattate come oggetto, come corpo da dilaniare con la violenza sessuale». «Basta che uno comincia e partono tutti a ruota libera. Questo è il pericolo della rete – afferma con rammarico, Nadia – penso a tutte le giovani donne che si sono trovate nel vortice dell’odio fino a togliersi la vita. Ciò mi fa rabbia e al contempo mi addolora e angoscia profondamente. Per fortuna io non sono sola. Ho avuto molte attestazioni di solidarietà». La tristezza è anche per gli autori dei commenti. Uomini, ma anche molte donne. Dalla capitale europea della cultura. «Ho riconosciuto tante persone di Bernalda. Quando mi incontreranno sicuramente cercheranno di evitarmi. Non ci sarà la tastiera a proteggerli». Le frasi denigratorie non sono arrivate solo sui social. Ne sarebbero volate anche durante l’assemblea del Forum Terre di dignità, dopo lo sgombero. «Nadia deve ringraziare l’Italia per averle dato l’opportunità di esprimere le sue doti artistiche», e con la diretta della mattina del 28 agosto «avrebbe cercato solo dei like»: alcuni testimoni raccontano che sarebbero state queste le parole di un rappresentante dell’amministrazione comunale.

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