Difende i migranti Insultata l’attrice Nadia Kibout
Colpevole
di solidarietà. Di aver mostrato vicinanza agli immigrati del ghetto de
La Felandina. Per questo divenuta oggetto di insulti, diffamazioni e
messaggi minatori.
È l’effetto social post
sgombero degli ex capannoni industriali di Metaponto. La vittima è
Nadia Kibout: attrice francese , di origine algerina, vive da otto anni a
Bernalda. «Zoc… vai dai terremotati, no da questa gente di m… come sei
tu di m… , fatti inc… da sti negri». È uno dei tanti commenti sulla
bacheca Facebook della donna. A far scatenare le reazioni violente, la
diretta delle prime fasi dello sgombero, la mattina del 28 agosto. «Che
Italia è questa, ma chi vi ha chiamato», si legge più avanti. Poi ci
sono i vari e banalissimi: «Portali a casa tua», «Ma allora gli
italiani», «Non sono razzista, ma…».
Fin
dal 7 agosto, giorno del rogo che ha distrutto buona parte del ghetto e
in cui è morta una ventottenne nigeriana, Nadia è stata sempre presente.
Ha portato acqua e vestiti. Sorrisi e
mediazione, o traduzioni,
all’occorrenza. Insomma, ha cercato come ha potuto di dare una mano.
«Sono
spinta semplicemente da una mia sensibilità. Da umanità. Ho sempre
pensato che sia un dovere di tutti quello di aiutare il prossimo. Sono
nata così e non saranno gli insulti a cambiare le mie attitudini».
Preferisce non rispondere direttamente ai commenti, ma procederà
legalmente, difesa dall’avvocato Pietro Ditaranto: «Credo che denunciare
sia l’unico strumento per mettere fine a questi comportamenti,
espressione di animi beceri, meschini, ignoranti. Mi hanno dato della
nigeriana come fosse un’offesa, peraltro non è la mia nazionalità. Nel
particolare, quel messaggio è un attacco alla dignità della persona, e
della donna in particolare. Siamo sempre trattate come oggetto, come
corpo da dilaniare con la violenza sessuale». «Basta che uno comincia e
partono tutti a ruota libera. Questo è il pericolo della rete – afferma
con rammarico, Nadia – penso a tutte le giovani donne che si sono
trovate nel vortice dell’odio fino a togliersi la vita. Ciò mi fa rabbia
e al contempo mi addolora e angoscia profondamente. Per fortuna io non
sono sola. Ho avuto molte attestazioni di solidarietà». La tristezza è
anche per gli autori dei commenti. Uomini, ma anche molte donne. Dalla
capitale europea della cultura. «Ho riconosciuto tante persone di
Bernalda. Quando mi incontreranno sicuramente cercheranno di evitarmi.
Non ci sarà la tastiera a proteggerli». Le frasi denigratorie non sono
arrivate solo sui social. Ne sarebbero volate anche durante l’assemblea
del Forum Terre di dignità, dopo lo sgombero. «Nadia deve ringraziare
l’Italia per averle dato l’opportunità di esprimere le sue doti
artistiche», e con la diretta della mattina del 28 agosto «avrebbe
cercato solo dei like»: alcuni testimoni raccontano che sarebbero state
queste le parole di un rappresentante dell’amministrazione comunale.
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