COMUNICATO FINALE
Per chi non ha potuto partecipare questa sera vi faccio un breve
resoconto di questo primo incontro dopo la pausa estiva .
È stata una bella riunione partecipata, abbiamo fatto una prima analisi delle problematiche presenti nel nostro territorio, e non solo, da affrontare anche alla luce delle difficoltà, della campagna di odio e dei provvedimenti legislativi del precedente governo. A tal proposito ci siamo posti la domanda su cosa possiamo fare ora noi, associazioni del territorio jonico e quali iniziative intraprendere: sia per riportare al centro l’importanza del valore della buona accoglienza e chiedere la cancellazione dei decreti sicurezza Salviniani e della abolizione della Bossi Fini. Come associazioni, stasera presenti, aderiamo tutte alla campagna nazionale IO ACCOLGO, alla quale chiederemo maggiore incidenza e mobilitazione nazionale. Per le iniziative locali, dopo aver valutato tutte le proposte venute dal dibattito, ci siamo riservati di ascoltare le altre associazione e le loro proposte e di rincontrarci in una prossima riunione per studiare una piattaforma propositiva su cui lavorare.
È stata una bella riunione partecipata, abbiamo fatto una prima analisi delle problematiche presenti nel nostro territorio, e non solo, da affrontare anche alla luce delle difficoltà, della campagna di odio e dei provvedimenti legislativi del precedente governo. A tal proposito ci siamo posti la domanda su cosa possiamo fare ora noi, associazioni del territorio jonico e quali iniziative intraprendere: sia per riportare al centro l’importanza del valore della buona accoglienza e chiedere la cancellazione dei decreti sicurezza Salviniani e della abolizione della Bossi Fini. Come associazioni, stasera presenti, aderiamo tutte alla campagna nazionale IO ACCOLGO, alla quale chiederemo maggiore incidenza e mobilitazione nazionale. Per le iniziative locali, dopo aver valutato tutte le proposte venute dal dibattito, ci siamo riservati di ascoltare le altre associazione e le loro proposte e di rincontrarci in una prossima riunione per studiare una piattaforma propositiva su cui lavorare.
REPORT DEI RAPPRESENTANTI SLAI COBAS PARTECIPANTI
Riunione interlocutoria quella della
Rete Antirazzista, in parte per l’assenza di diverse componenti,
impegnate nella iniziativa ambientalista, in parte per la non
unanimità di consenso su tutte le decisioni.
Presenti Sai Cobas, Babele, Welcome
Taranto, Ohana, Arci, Libera, CGIL, altri singoli.
Abbiamo aperto noi, riassumendo i
contenuti della lettera di convocazione, un breve report sulla lotta
alla Felandina, e infine avanzando le proposte:
- prepararci per una partecipazione più
larga e incisiva nelle sulle realtà di sfruttamento e lotta dei
braccianti che stanno emergendo nei territori più vicini
- fare il punto sulla situazione dei
migranti nei centri di Taranto e di come
- aprire un percorso di mobilitazione
che punti ad estendersi a livello nazionale per aprire i porti e
l’abrogazione dei decreti sicurezza.
Babele ha replicato dicendo che da
Taranto non si può fare più di quanto già è stato fatto e che le
diverse associazioni presenti continuano fare, ognuno per la
sua parte e per le sue competenze, nelle “lotte dei ghetti” e il
“contrasto al caporalato”, che la via da seguire è quella degli
incontri e pressioni sui comuni coinvolti per rivendicare alloggi e
condizioni dignitosi.
Circa la situazione in città, ha
riferito che la nuova situazione determinata dal decreto sicurezza,
sta dispiegando i suoi effetti: Il “Consiglio Territoriale per
l’Immigrazione”, non si riunisce da mesi, l’abolizione di
qualsiasi sostegno all’integrazione, ha ridotto i centri a meri
fornitori di servizi di ospitalità, in cui le economie di scala
producono concentrazione della gestione di questi in pochi grandi
gruppi, licenziamenti in massa di operatori e ulteriore
precarizzazione di quanti continuano a lavorare in centri gestiti da
Associazioni di Volontariato, che trasformano i lavoratori in
“volontari”.
Come proposta a cui lavorare ha
indicato un incontro pubblico sui problemi posti dal decreto
sicurezza cui invitare i parlamentari locali eletti (M5S, uno dei
quali è stato promosso sottosegretario alla Presidenza del
consiglio) per chiamarli alle loro responsabilità e investirli delle
richieste poste dalla rete.
La CGIL ha sottolineato come
positivo il fatto che ci si tornava a incontrare, che la situazione
dà ragioni di ottimismo, per il fatto stesso che la rete continua a
esserci, per il nuovo governo senza più Salvini, per l’attivismo
di carabinieri e polizia nella lotta ai caporali.
Circa il da farsi, ha riaffermato che
sulle vicende quotidiane è bene lasciar fare a chi ha le competenze,
loro ad esempio le seguono a livello sindacale, altri su altri
aspetti specifici, compito della rete è articolare una proposta a
livello politico, e la proposta più adatta al momento è quella di
un convegno, in cui la Rete avanza la sua riflessione e critica al
decreto sicurezza e all’attuale gestione del problema immigrazione
e chiama parlamentari e istituzioni a confrontarsi e farsi
interlocutori delle istanze poste dal convegno.
Da Libera è venuto un distinguo sul
fatto che “non esistono governi amici!” - subito raccolto dalla
CGIL, che a rettificato “non volevo dire che è amico, solo che è
diverso e questo è già meglio” - e la condivisione della proposta
del convegno.
Arci e altri hanno appoggiato l’idea
del convegno, aggiungendo che vi andrebbe portata la testimonianza
delle esperienze positive prodotte dalla integrazione dei migranti,
non solo la critica delle politiche attuali. Hanno anche ricordato
che esiste già una iniziativa nazionale che rivendica la “riduzione
del danno” prodotto dal decreto sicurezza: la campagna “io
accolgo”. Babele ha subito obiettato che, dopo l’iniziale
raccolta di adesioni, di fatto la campagna si è presto esaurita ed è
ormai inattiva. Altri (CGIL, Arci, Libera ecc.) hanno concluso che
invece val la pena di insistere e che anzi la riunione poteva e
doveva sancire l’adesione.
Lo Slai cobas è reintervenuto per dire che non ci sono ragioni per non tornare in piazza
oggi contro il nuovo governo che su immigrazione e decreti sicurezza prosegue lungo lo stesso solco del
vecchio. E' stato obiettato che in piazza ci siamo già scesi,
tornarci con gli stessi piccoli numeri, non serve.
Abbiamo insistito, argomentando che,
primo, sulle emergenze quotidiane “lasciar fare fare alle
associazioni secondo le rispettive vocazioni e competenze”,
significa concretamente lasciare in passive quelle che nulla fanno,
lasciare che le cose continuino ad andare come ora; secondo,
invocare la legalità e avere fiducia negli apparati di polizia
significa concretamente auspicare operazioni che, nel migliore dei
casi, finiscono con due notifiche, una denuncia a piede libero per il
caporale e una di espulsione per il bracciante privo di permesso di
soggiorno (come aveva testimoniato prima l’avv. Del Vecchio nel suo
intervento); terzo la ragione di esistere di questa rete è
continuare ad alimentare ed estendere il dissenso organizzato alle
leggi e al clima di razzismo diffuso anche a livello popolare e se, in
generale, anche un convegno può servire a questo scopo, nel
concreto, una passerella col cappello in mano che dia la parola 5
peones parlamentari che hanno votato i 2 decreti sicurezza e oggi
sostengono un governo che proclama continuità proprio non ci serve.
In conclusione, vista l’ora e le presenze ridotte, si è detto che
era il caso di riconvocarci al 3 ottobre per tornare a discutere.
NOTE
- Ripartire da una manifestazione di piazza/strade è necessario per riaprire tra le masse la questione della lotta contro i Decreti sicurezza e la condizione dei migranti; essa richiede una campagna lunga, anche alla luce dei cambiamenti di governo che non devono alimentare illusioni di attesa, e a fronte di posizioni sbagliate tra le masse che restano. Questo non può essere affrontato con una manifestazione una tantum, ma con una più continua visibilità di "piazza"; per cui il problema non è il numero delle persone che la fanno, ma di tenere aperto e sviluppare la necessità della mobilitazione.
Ripartire vuol dire: non ripartire da noi, da sole iniziative interne, ma dalla battaglia aperta verso governo, Istituzioni nazionali e locali
- rispetto alle varie realtà di sfruttamento e sofferenza di vita dei migranti e delle iniziative e lavoro già in corso, il problema non è di sostituirsi a chi già opera, ma della necessità imprescindibile di dare loro voce, visibilità, sostegno e soprattutto di una lotta comune su diritti comuni: documenti, lavoro, contratti di lavoro, salario, case, alloggi, condizioni nei centri di accoglienza, diritto d'asilo, ecc.
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