L'effetto più grave dello sgombero de La Felandina del 28 settembre è che una realtà di 600 braccianti migranti, che si stava organizzando e aveva avviato una prima mobilitazione, con sciopero del lavoro nelle campagne e manifestazione nella zona, è stata divisa, dispersa.
Centinaia di migranti nei giorni immediatamente a ridosso dello sgombero sono andati via, e i circa 250 rimasti si sono dispersi, una buona parte è andata a Palazzo San Gervasio dove inizia la raccolta dei pomodori, altre decine sono in strutture abbandonate nei pressi delle stazioni di Metaponto e di Bernalda, o a Serra Marina, per restare vicino al lavoro, poi altri nello Sprar
di Matera, o portati con l'inganno da parte della polizia in zone del materano o potentino dicendo che c'era lavoro, ma non era vero.
La linea del Forum delle dignità di trovare soluzioni allo sgombero tramite Prefettura/Regione e dell'alleanza tra coltivatori e braccianti (esagerando l'appoggio dei coltivatori, quando pochissimi di loro lo fanno mentre la maggioranza sfrutta e basta, e rovesciando anche i termini della questione per cui se i coltivatori ottengono un prezzo migliore anche i braccianti ne beneficiano in termini di contratti, salario); questa linea ha impedito di organizzare una resistenza e di contrastare la dispersione.
Oggi, però, in una situazione sicuramente più difficile, è necessario capire con i braccianti come riorganizzare le forze e riprendere l'iniziativa di lotta, per contratti, salario, documenti, alloggi, case.
Serve riprendere lo sciopero - la scorsa settimana è stato fatto nel foggiano
serve l'occupazione di un nuovo campo nella zona, attrezzato e autogestito dai braccianti
serve una nuova manifestazione.
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