martedì 24 settembre 2019

info - Cgil, Cisl, Uil ad Arcelor: fermare procedura appalti . senza l'indizione dello sciopero generale ArcelorMittal/ Ditte appalto è un'arma spuntata



Cgil, Cisl, Uil ad Arcelor: fermare procedura appalti

La richiesta di Cgil, Cisl e Uil ad ArcelorMittal Italia è chiara: fermare le procedure inerenti il cambio dell’appalto nell’indotto del siderurgico. “Rendere una fabbrica sostenibile, per Cgil Cisl Uil, significa far procedere di pari passo l’ambientalizzazione della più grande acciaieria d’Europa con la tenuta occupazionale dei lavoratori diretti e indiretti – indotto e appalto – senza trascurare l’attenzione massima ai temi della sicurezza. Arcelor Mittal conosce bene il pensiero e le ragioni che hanno portato le OO.SS e di categoria a sottoscrivere l’accordo presso il Mise in data 6 settembre 2018“, si legge nell’incipit di una congiunta a firma dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/09/24/indotto-e-cigo-arcelormittal-e-sindacati-trattano/)
CGIL, CISL e UIL, proprio ieri dopo una riunione con le categorie di riferimento, hanno redatto una lettera rivolta al Prefetto di Taranto con un invito “pressante a fermare le macchine, attuando una moratoria per ricalibrare l’intero percorso dell’indotto“.
Il 30 settembre prossimo infatti sarà la dead line di questo tormentato passaggio di consegne tra vecchie e nuove aziende che nel settore degli appalti in acciaieria sta gettando nella disperazione centinaia di famiglie – ricordano i sindacati -. Sono gli operai con contratto metalmeccanico o multiservizi che vedono il loro futuro incerto a causa di una difficile composizione del sistema degli appalti che purtroppo proprio sul fronte della garanzia dei livelli occupazionali viene contrastato dalle aziende subentranti e dalla stessa azienda appaltatrice“.

Quella platea è amplissima – scrivono CGIL, CISL e UIL nella lettera inviata ieri al Prefetto Antonia Bellomo – e se non adeguatamente sostenuta è tale da generare conflitti non semplicemente di ordine tipicamente lavoristico, ma con pesanti implicazioni sociali in un territorio già abbondantemente provato da tante criticità“.
I segretari confederali chiedono dunque “di disinnescare la bomba ad orologeria che rischierebbe di far saltare la stabilità di una comunità già in equilibrio precario. La frase ricorrente è: sospensione di tutte le procedure in essere. Una macchina da fermare allertando soprattutto “il capostazione”: ovvero la stessa azienda appaltatrice che non può sentirsi esonerata da responsabilità“.
Se quel disegno che si va prefigurando in queste ore con licenziamenti e ulteriore frammentazione sociale dovesse trovare conferma – dicono Peluso (CGIL), Castellucci (CISL) e Turi (UIL) – Arcelor Mittal avrà importanti responsabilità e dovrà assumersi anche quella di un  ulteriore  strappo con il territorio che non può più tollerare altre divisioni sotto l’egida del sito strategico di interesse nazionale“.
I segretari confederali dunque chiedono “proprio al rappresentante dello Stato a Taranto di provare l’ennesima mediazione. I punti esplicitati nella lettera inviata al Prefetto sono: salvaguardia dei posti di lavoro, continuità dei contratti di lavoro in essere, inserimento della “clausola sociale”, che prescinda dal contratto di lavoro applicato e stabilizzazione dei lavoratori precari garantendo la continuità occupazionale nel tempo. In sintesi, le stesse tutele previste per i lavoratori diretti dall’Accordo Sindacati/Mittal del 6 settembre 2018, nulla di più, nulla di meno. Essenzialmente un’azione di giustizia sociale che lo Stato è tenuto ad assicurare!” concludono.

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