Ilva: 8 miliardi per sanare? Dissenso diffuso e sindacati-contro
- Sabato 08 Giugno 2013 09:01
- Prismanews
Il decreto di commissariamento dell’Ilva? Ecco cosa dice Legambiente:
“Torna il gattopardismo. Troppe cose non vanno, l’Aia deve rimanere la road-map
da seguire. Non va modificata ma migliorata”.
E poi: “Il neo-commissario Enrico Bondi, ex-Amministratore Delegato della famiglia Riva, sarà in grado di garantire l’interesse generale e pubblico?”. Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza mette in fila tutti i propri dubbi: “Nel decreto si prevede la costituzione di un comitato di tre esperti scelti dal Ministero dell'Ambiente per definire un piano di misure per la tutela ambientale e sanitaria che equivale alla modifica dell'AIA. Ci auguriamo che questi esperti svolgano anche la funzione di garanti rispetto agli interessi pubblici e che il piano di misure che dovranno definire non annacqui l'AIA ma piuttosto la migliori, riducendo ad esempio le tempistiche troppo dilatate previste per alcuni interventi. Necessaria anche una riduzione della capacità produttiva autorizzata, senza la quale sarà impossibile ridurre l’inquinamento, salvaguardando l'occupazione e decidendo sulla base della valutazione del danno sanitario come richiesto dall’Arpa Puglia”.
Ancora più duro Slai Cobas. Per il sindacato, “Al danno si aggiunge la beffa: dopo tre anni l'Ilva sarà riconsegnata e ‘sistemata’ a padron Riva. Si pone più di prima il problema per gli operai di costruire un reale sindacato di classe, basato sui cobas. Anche questa volta Fim, Fiom e Uilm hanno solo partecipato al banchetto delle chiacchiere e hanno reso invisibili e silenti gli operai, che quindi, senza la lotta, non hanno pesato affatto per una vera soluzione che partisse dagli interessi operai e popolari. Così come si pone il problema dell'organizzazione diretta (comitati popolari) degli abitanti nei quartieri più inquinati, a partire dai Tamburi, fuori e contro i partiti e parlamentari tutti, complici della non-soluzione del Governo”.
Di parere opposto la Fim della quale recuperiamo quanto dichiarato dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: “Il commissariamento è oggi l’unica strada per rassicurare la città, l’ambiente, i committenti, i lavoratori... E’ un fatto positivo che il Governo abbia deciso il commissariamento per dare continuità al progetto di risanamento ambientale e nello stesso tempo per evitare che l’Ilva perda ulteriori quote di mercato. Bisognerà anche chiarire che cosa accadrà agli altri stabilimenti sotto sequestro del gruppo Riva Acciaio, perché ci sono commesse in sospeso e migliaia di lavoratori a rischio”.
Sono i Proletari comunisti, gruppo che si definisce “riferimento politico organizzato” qualificando come “minoranza assediata” quella degli operai dello Slai Cobas, ad affermare di “Combattere una dura battaglia… nella quale Stato, padroni e Governo contano su fedeli alleati per tenere buoni i lavoratori e consegnarli come vittime ai loro piani, i sindacati confederali che dicono costantemente agli operai di aspettare le decisioni dell’Esecutivo, le decisioni del Consiglio di Amministrazione dell'azienda, ecc.
Ma al loro fianco hanno un alleato, il 'Comitato Liberi e pensanti' che denuncia - ed è bene - come tutti siano impegnati a salvaguardare essenzialmente gli interessi di Riva e della produzione, che denuncia come la città continui a pagare un costo in termini di salute alla continuità di questa situazione, ma a questa denuncia fa corrispondere una pressione ricattatoria verso gli operai, che non dovrebbero scendere in lotta perché sarebbe a difesa di Riva, che non devono bloccare la città perché sarebbe contro i cittadini”.
Chi afferma che la soluzione migliore è chiudere la fabbrica per metterla a norma dice un’assurdità: “Qualsiasi operaio dovrebbe sapere che una volta messi fuori i lavoratori non ci sarebbe nessuna messa a norma, nessun controllo da parte degli operai della stessa,ma solo ammortizzatori sociali e rientro totalmente incerto, in un quadro di desertificazione industriale, disoccupazione di massa, trionfo della speculazione e della malavita - come è stato ed è a Bagnoli”.
Per Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (Pd), "Il dramma dell'Ilva di Taranto è figlio dei Riva che, come si legge negli atti della magistratura, hanno agito da associazione a delinquere più che da imprenditori. Ma a contribuire a questo dramma è stata anche una politica - di Destra, Sinistra, locale, nazionale - che per decenni e con rare eccezioni ha fatto finta di nulla nei casi migliori e nei peggiori si è comportata da complice. Oggi la situazione è quasi un vicolo cieco”.
Come allora trovare le risorse per una soluzione definitiva? Risponde Cogliati Dezza: “Il ministro Zanonato ha parlato di una cifra di 1,5 miliardi per effettuare gli interventi previsti dalll'AIA che però non ha alcun senso, all’Ilva non va fatto alcuno sconto. Ricordiamo al ministro che nell'autunno scorso l'ex-ministro dell'Ambiente Corrado Clini aveva parlato di cifre molto più ingenti (almeno 4) e più rispondenti al vero. La restante parte rispetto agli 8 miliardi di euro sequestrati andrà utilizzata per bonificare suolo, sottosuolo, falde e aree marine inquinate dalle attività del polo siderurgico. E non è detto che bastino”.
E poi: “Il neo-commissario Enrico Bondi, ex-Amministratore Delegato della famiglia Riva, sarà in grado di garantire l’interesse generale e pubblico?”. Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza mette in fila tutti i propri dubbi: “Nel decreto si prevede la costituzione di un comitato di tre esperti scelti dal Ministero dell'Ambiente per definire un piano di misure per la tutela ambientale e sanitaria che equivale alla modifica dell'AIA. Ci auguriamo che questi esperti svolgano anche la funzione di garanti rispetto agli interessi pubblici e che il piano di misure che dovranno definire non annacqui l'AIA ma piuttosto la migliori, riducendo ad esempio le tempistiche troppo dilatate previste per alcuni interventi. Necessaria anche una riduzione della capacità produttiva autorizzata, senza la quale sarà impossibile ridurre l’inquinamento, salvaguardando l'occupazione e decidendo sulla base della valutazione del danno sanitario come richiesto dall’Arpa Puglia”.
Ancora più duro Slai Cobas. Per il sindacato, “Al danno si aggiunge la beffa: dopo tre anni l'Ilva sarà riconsegnata e ‘sistemata’ a padron Riva. Si pone più di prima il problema per gli operai di costruire un reale sindacato di classe, basato sui cobas. Anche questa volta Fim, Fiom e Uilm hanno solo partecipato al banchetto delle chiacchiere e hanno reso invisibili e silenti gli operai, che quindi, senza la lotta, non hanno pesato affatto per una vera soluzione che partisse dagli interessi operai e popolari. Così come si pone il problema dell'organizzazione diretta (comitati popolari) degli abitanti nei quartieri più inquinati, a partire dai Tamburi, fuori e contro i partiti e parlamentari tutti, complici della non-soluzione del Governo”.
Di parere opposto la Fim della quale recuperiamo quanto dichiarato dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: “Il commissariamento è oggi l’unica strada per rassicurare la città, l’ambiente, i committenti, i lavoratori... E’ un fatto positivo che il Governo abbia deciso il commissariamento per dare continuità al progetto di risanamento ambientale e nello stesso tempo per evitare che l’Ilva perda ulteriori quote di mercato. Bisognerà anche chiarire che cosa accadrà agli altri stabilimenti sotto sequestro del gruppo Riva Acciaio, perché ci sono commesse in sospeso e migliaia di lavoratori a rischio”.
Sono i Proletari comunisti, gruppo che si definisce “riferimento politico organizzato” qualificando come “minoranza assediata” quella degli operai dello Slai Cobas, ad affermare di “Combattere una dura battaglia… nella quale Stato, padroni e Governo contano su fedeli alleati per tenere buoni i lavoratori e consegnarli come vittime ai loro piani, i sindacati confederali che dicono costantemente agli operai di aspettare le decisioni dell’Esecutivo, le decisioni del Consiglio di Amministrazione dell'azienda, ecc.
Ma al loro fianco hanno un alleato, il 'Comitato Liberi e pensanti' che denuncia - ed è bene - come tutti siano impegnati a salvaguardare essenzialmente gli interessi di Riva e della produzione, che denuncia come la città continui a pagare un costo in termini di salute alla continuità di questa situazione, ma a questa denuncia fa corrispondere una pressione ricattatoria verso gli operai, che non dovrebbero scendere in lotta perché sarebbe a difesa di Riva, che non devono bloccare la città perché sarebbe contro i cittadini”.
Chi afferma che la soluzione migliore è chiudere la fabbrica per metterla a norma dice un’assurdità: “Qualsiasi operaio dovrebbe sapere che una volta messi fuori i lavoratori non ci sarebbe nessuna messa a norma, nessun controllo da parte degli operai della stessa,ma solo ammortizzatori sociali e rientro totalmente incerto, in un quadro di desertificazione industriale, disoccupazione di massa, trionfo della speculazione e della malavita - come è stato ed è a Bagnoli”.
Per Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (Pd), "Il dramma dell'Ilva di Taranto è figlio dei Riva che, come si legge negli atti della magistratura, hanno agito da associazione a delinquere più che da imprenditori. Ma a contribuire a questo dramma è stata anche una politica - di Destra, Sinistra, locale, nazionale - che per decenni e con rare eccezioni ha fatto finta di nulla nei casi migliori e nei peggiori si è comportata da complice. Oggi la situazione è quasi un vicolo cieco”.
Come allora trovare le risorse per una soluzione definitiva? Risponde Cogliati Dezza: “Il ministro Zanonato ha parlato di una cifra di 1,5 miliardi per effettuare gli interventi previsti dalll'AIA che però non ha alcun senso, all’Ilva non va fatto alcuno sconto. Ricordiamo al ministro che nell'autunno scorso l'ex-ministro dell'Ambiente Corrado Clini aveva parlato di cifre molto più ingenti (almeno 4) e più rispondenti al vero. La restante parte rispetto agli 8 miliardi di euro sequestrati andrà utilizzata per bonificare suolo, sottosuolo, falde e aree marine inquinate dalle attività del polo siderurgico. E non è detto che bastino”.
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