venerdì 21 giugno 2013

Dal diario di Carmela: violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato

Carmela, 13 anni: suicida dopo lo stupro.
"In tribunale per la dignità di tutte le donne"

La vicenda della ragazzina di Taranto che ha raccontato il suo dramma in un diario diventato graphic novel, e prova regina nel processo. 

Un presidio del movimento femminista per "ogni donna uccisa, stuprata, offesa: siamo tutte parte lesa". E una manifestazione il 6 luglio a Roma


Faccia a faccia in tribunale: cinque uomini accusati di aver stuprato Carmela, una tredicenne diventata "il simbolo della violenza contro tutte le donne" che, sei anni fa, a seguito delle violenze si è buttata dal balcone; e le donne di Taranto che domani mattina presidieranno ancora una volta l'aula del tribunale perché "nessuno può indignarsi di fronte alle uccisioni e gli abusi sessuali e non fare niente".


LO STUPRO DIVENTA UN FUMETTO

È rimasta senza vocali, ferma all'ultima pagina del suo diario, aprile del 2007, la vita di Carmela Cirella, 13 anni. Carmela si è suicidata il 15 aprile. Si è lanciata dalla finestra di casa di amici, a Taranto. Qualche mese prima, tre volte in quattro giorni, era stata stuprata da cinque persone diverse: due minorenni e tre maggiorenni. I due minorenni hanno ammesso il rapporto sessuale, all'epoca avevano quasi 17 anni, Carmela 12. "Nessuno stupro", hanno però giurato in aula. E alla fine il tribunale ha deciso che per loro la pena giusta fosse la "messa alla prova": in sostanza, hai sbagliato ma non sbagliare più.
 
I tre maggiorenni, invece, hanno ancora il processo in corso: l'udienza è stata stamattina in cui sono stati sentiti testimoni del PM, l'ultima il 12 luglio. Poi la sentenza. "Nessuno di questi ha fatto un solo giorno di carcere", ha più volte raccontato il patrigno, Alfonso Frassanito, in prima linea insieme alle "compagne del Mfpr", Movimento femminista proletario rivoluzionario, nel chiedere giustizia per la giovane.
Sono loro che domani, venerdì 21 giugno al tribunale di via Marche angolo corso Italia alle 9.30, chiamano a raccolta chiunque voglia partecipare al presidio "Con Carmela nel cuore!", dedicato a "ogni donna uccisa, stuprata, offesa: siamo tutte parte lesa", scrivono per promuovere l'iniziativa organizzata in coincidenza con la penultima udienza al processo. "Verranno sentiti anche gli stupratori - spiegano in una nota - e in particolare quello che in una udienza passata aveva fatto richiesta, poi respinta, affinché il processo non si tenesse più a Taranto, perché 'temeva per la sua incolumità' visti i presidi a ogni processo della nostra associazione. Domani - annunciano - presenteremo inoltre l'importante mobilitazione nazionale del 6 luglio a Roma sull'appello 'Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente'". Il padre di Carmela sarà lì, per presentare il libro/fumetto tratto dal diario di Carmela. "La sua vita e quello che le è successo non può essere dimenticato".

A fare prova ora c'è anche il diario e le pagine scritte a mano da Carmela, recuperate dal padre e depositate agli atti: sfoghi, ma anche circostanze, nomi e cognomi. "Ho cominciato un diario, l'ho chiamato la storia più brutta della mia vita", inizia così il tour nell'orrore di questa bambina. Tutto parte da un primo tentativo di violenza, nel 2006. Sarebbe stato un marinaio: un caso senza prove, ha detto la giustizia, che ha archiviato per due volte di seguito. Fu però quell'episodio a spingere i servizi sociali del Comune a occuparsi di Carmela, che in verità aveva già un fascicolo aperto perché la storia sua e della sua famiglia era di quelle complicate. "Ho paura del dubbio perché ho visto Boogeyman" scrive la bambina. L'uomo nero. I servizi sociali la mandando in comunità. Torna a casa nei weekend. "Continuo a piangere. Voglio morire. Non vedo l'ora di vedere i miei".
Carmela non sta bene. In comunità, ma non solo. E' da casa, quartiere popolarissimo di Taranto, che scappa nel novembre del 2006. Quattro giorni. Novantasei ore durante le quali Carmela viene stuprata tre volte. Prima un minorenne, che l'avrebbe poi consegnata a un 50enne che però oggi, a processo, nega tutto. Nega di averla violentata, come sostenuto invece dalla Procura. "Era nudo e diceva che voleva ballare", ricorda la bambina nei suoi appunti.
Carmela riesce a scappare e chiede aiuto a un suo amichetto: "Volevo restare abbracciata a lui". Invece con la forza la costringeva al letto. Scappa per strada e viene fermata da due ragazzi siciliani, di 26 e 27 anni. Sono di Acireale. Sono ambulanti. E vendono statue. È proprio sul loro camper, vicino a una Venere di gesso, che abusano contemporaneamente (abuserebbero: anche loro sono a processo, in attesa di giudizio) della ragazzina. Soltanto dopo l'ennesima violenza, Carmela torna a casa. In condizioni pietose. Al pronto soccorso capiscono tutto. Gli psicologi fanno il resto. Torna in comunità.
Il padre sostiene che lì le abbiano prescritto farmaci sbagliati, senza autorizzazioni. La madre invece preferisce il silenzio. Le basta la foto della figlia. "Ma pretendo giustizia". Ora la storia di questa bambina ha trovato anche una sua casa, fatta di disegni e colori pastello: Alessia Di Giovanni e Monica Barengo (edizioni BeccoGiallo) hanno illustrato e raccontato quel diario dell'orrore, come a volerlo esorcizzare. La loro graphic novel si chiama "Io sò Carmela", frase che la bambina scriveva ovunque. E parlando di uno di "quelli che mi hanno svuotato", scriveva: "Mi diceva sempre che ero bella. È bello quando ti dicono che sei bella. Ti senti di essere qualcosa. Invece non sei niente".



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