mercoledì 12 giugno 2013

ENI - ora viene fuori, grazie all'insistenza dello slai cobas, la clausola sociale per difendere la continuità lavorativa. Ieri in scena, la disumanità dei padroni e il servilismo dei sindacati confederali.

Oggi in un incontro in prefettura, presenti Eni, Ditte appaltatrici e solo le 3 segreterie dei sindacati confederali - nonostante che per primo lo Slai cobas aveva chiesto un Tavolo in Prefettura - vi è stato esplicitamente un impegno, che deve essere scritto, da parte della Direzione dell'ENI a porre nei cambi di appalto la clausola sociale verso le nuove ditte appaltatrici perchè prendano in forza gli operai delle precedenti ditte. Questo impegno è sostenuto dalla Prefettura.
Bene! Prendiamo atto che i sindacati confederali, che invece ieri nell'incontro informale al cancello centrale con il Direttore dell'ENI, di fronte all'intervento dello slai cobas che aveva sollecitato la clausola negli appalti, e l'applicazione in questo senso di un accordo del 1987, avevano affermato che questo accordo non è mai esistito, che loro non hanno mai parlato di "clausola" per i cambi di appalto, oggi cambiano posizione e improvvisamente la clausola c'è e si deve applicare.
Questo è nei fatti un risultato degli operai slai cobas della Rendelin, che invece di essere riconosciuti per la coerenza delle posizione che stanno esprimendo dall'inizio di questa mobilitazione, vengono anche attaccati da alcuni sindacalisti. E ieri, solo loro, hanno ribattuto al Direttore dell'Eni che dichiarava che "L'Eni non c'entra niente", mentre i sindacalisti confederali presenti stavano vergognosamente zitti, e di fatto a dare ragione al direttore sulla non esistenza di una clausola a difesa degli operai.
Ora vogliamo che massimo entro la settimana si dia seguito agli impegni assunti oggi in Prefettura, impegni che devono valere per tutti le ditte appaltatrici nei cambi di appalto e per tutti gli operai, a partire oggi dagli operai De Pasquale e Rendelin. Quindi che si velocizzino i nuovi incontri con ENI, Prefettura e Ditte.
Chiediamo che nei prossimi incontri siano presenti anche i rappresentanti dello Slai cobas.
Chi non li vuole evidentemente ha la coscienza sporca.
Nel frattempo lo sciopero e i presidi indetti dalle Rsu di Fim, Fiom e Uilm e dallo Slai cobas continuano, fino a risultati certi e per tutti.
Respingiamo però la linea dell'ENI che, usando un discorso di "emergenze", già da ieri sta di fatto chiedendo un rientro di parte dei lavoratori in sciopero, al fine di indebolire e smantellare di fatto i presidi. Come durante gli altri scioperi, l'ENI può chiedere e ottenere solo le "comandate" normali previste. Non di più. 

Ma ieri è andata in scena anche la disumanità di cui sono capaci i padroni.
Il direttore dell'ENI che a fronte dei gravi problemi e sofferenze di operai che rischiano di perdere lavoro e diritti parlava di ineluttabilità delle leggi del mercato; della loro legittimità di scegliere le ditte che offrono il "massimo ribasso" (salvo poi scaricarlo sugli operai); di "suoi dipendenti" parlando degli operai diretti dell'Eni, per distinguerli in maniera arrogante e offensiva dai lavoratori delle ditte, i cui destini non erano un problema di responsabilità che si doveva accollare l'Eni; che ogni richiesta di imporre clausole alle ditte era "teoria", ecc.
A fronte di questa disumanità contrastata solo dall'operaio slai cobas della Rendelin che ha contrapposto la realtà delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori; ieri è andata in scena anche il "servilismo" dei sindacalisti confederali che fanno i "duri" quando stanno da soli e gli "agnelli" di fronte al padrone, e che non hanno assolutamente resplicato e gli unici interventi sono stati di disponibilità a fare le "comandate" che richiede l'Eni.

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