Ilva, caccia ai beni dei Riva
un miliardo dalle società galassia
La somma sequestrata si aggiunge al miliardo e 200 milioni di euro già scovati nei conti del Gruppo. Sono otto i miliardi che secondo i magistrati servono a risanare lo stabilimento. Sulle somme bloccate nei mesi scorsi è già in atto un braccio di ferro tra Procura e il commissario Bondi
TARANTO - Non si ferma la caccia ai beni dei Riva, al tesoro 'fantasma' che doveva essere utilizzato per fare dell'Ilva uno stabilimento sicuro. Un nuovo sequestro di circa un miliardo è stato effettuato sui conti e sui beni delle società del gruppo Riva. Riguarderebbe una decina di società del gruppo fra cui quelle che si occupano dei servizi marittimi (il gruppo Riva ha una propria flotta di navi per il trasporto delle materie prime), dell'energia (lo stabilimento di Taranto ha delle centrali elettriche) e delle attività commerciali. L'operazione rientra nel filone del sequestro già disposto dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, lo scorso 24 maggio per 8,1 miliardi di euro. Si tratta di un sequestro preventivo per equivalente.Il provvedimento rientra nell'indagine complessiva riguardante la gestione dello stabilimento siderurgico jonico, relativa in particolare alle questione dell'inquinamento ambientale. Gli otto miliardi costituiscono, infatti, la somma che i periti del gip hanno stimato per riparare i gravi danni ambientali causati dall'attività dei Riva nella gestione del siderurgico. Finora erano stati scovati e sequestrati beni per circa 1 miliardo e 200 milioni. Nelle ultime ore sono stati sequestrati altri beni, immobili, partecipazioni societarie, conti correnti, compendi aziendali, automezzi.
Il provvedimento, quest'ultimo come quello del maggio scorso, non riguarda la fabbrica di Taranto, è stato spiegato, la cui produzione e attività sono salvaguardate dalla legge 231 dello scorso dicembre. Il lavoro investigativo è tuttavia andato avanti e ora la Finanza ha bloccato beni e conti di altre società della "galassia" Riva.
Il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, in base al decreto 61 del giugno scorso, poi convertito l'1 agosto nella legge 89, ha chiesto al gip lo sblocco delle somme liquide sequestrate per finalizzarle all'opera di risanamento ambientale del siderurgico, ma il magistrato non si è ancora pronunciato sulla richiesta. Contro il sequestro dei beni per 8 miliardi il gruppo Riva ha fatto ricorso al Riesame che però l'ha respinto e ora i legali dovrebbero presentare un nuovo ricorso alla Corte di Cassazione.
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