L'ultimo blitz delle fiamme
gialle, a caccia del tesoro della famiglia utile a risanare il
siderurgico. Il Gruppo nel 2008 sborsò 120 milioni di euro e divenne il
primo azionista italiano dopo Air France
di ELENA PRATO
Settantuno milioni di euro di quote societarie
dell'Alitalia riconducibili alla famiglia Riva. Anche questi rientrano
nel sequestro beni in corso di esecuzione da ieri a carico dell'Ilva da
parte della Guardia di Finanza di Taranto. Sono tredici in tutto le
società controllate dal gruppo Riva nei confronti delle quali sono
scattati i provvedimenti, con sede in 24 città. Nella caccia al tesoro della famiglia - necessario a sanare i danni ambientali provocati della gestione dell'acciaieria - stimato in 8,1 miliardi di euro da impiegare nelle opere di bonifica e ambientalizzazione, le fiamme gialle sono arrivate anche al pacchetto azionario della compagnia di proprietà delle società riconducibili al patron Emilio, che nel 2008 sborsò 120 milioni di euro per accollarsi il 10 per cento dell'Alitalia, divenendone il primo azionista italiano dopo Air France.
Il coinvolgimento delle nuove società è stato possibile grazie all'articolo 2359 del Codice civile che estende gli effetti del sequestro alle società "controllate, collegate o comunque sottoposte all'influenza dominante" da quelle principali e oggetto del primo sequestro. Quello che nel maggio dello scorso anno fu disposto dal gip del tribunale di Taranto, Patrizia Todisco.
Ieri, i militari hanno sequestrato beni per circa un miliardo di euro, dopo il miliardo e 200 milioni di euro rastrellato negli ultimi mesi. In particolare, sono state interessate 9 società controllate in via diretta e indiretta in forma dominante, da Ilva S.p.A; 3 società controllate in via diretta, in forma dominante, da Riva Forni Elettrici S.p.A.; una società controllata mediante influenza dominante da Riva Fire s.p.a. Sono stati sequestrati beni immobili per oltre 456 milioni di euro, disponibilità finanziarie per oltre 45 milioni di euro, azioni e quote societarie per un totale di circa 415 milioni di euro, tra cui i 71 milioni di Alitalia. Sono stati sequestrati altresì un centinaio di automezzi, il cui valore complessivo è ancora in corso di quantificazione.
Le attività sono state eseguite principalmente nelle sedi di Milano e di Taranto ma hanno interessato anche le città di Roma, Genova, Cagliari, Modena, Parma, Reggio Emilia, Sondrio, Varese, Potenza, Bolzano, Savona, Bergamo, Brescia, Verona, Napoli, Salerno, Bari, Vercelli, Como, Massa Carrara, Lecco, Cuneo.
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