Diario di un presidio – Parte 1 - Claudio D’Ingeo (un papà)
Oggi è il settimo giorno di presidio sotto Palazzo di Città, in una bella giornata di sole, ed ho pensato di portare con me mia figlia Alessia, che ha 4 anni, per farle conoscere questo posto di cui ha sentito parlare dal suo papà. Questa settimana, quando mi vedeva uscire di casa, mi chiedeva sempre “Papà dove vai?” . “Vado dai cittadini fuori dal Comune”, “E che cosa sono?”, “Sono miei amici che non vogliono più vedere bambini con la bua come te”. Bene. La piccola deve aver fatto un po’ di confusione perché appena siamo arrivati in Piazza Castello mi ha chiesto: “Papà siamo arrivati a Genova?”. È comprensibile perché i 40.000 chilometri percorsi in macchina, nei suoi pochi anni di vita, lascerebbero il segno in qualunque bambino soprattutto, poi, se non si tratta di viaggi di piacere. “Chi ci sarà stamattina al presidio?”, è il pensiero che accompagna sempre un po’ tutti, nel tratto di strada tra il parcheggio e le tende. “Uè. ciao Marco!”, “Ciao Mirko, come va?”, ”Christian tutto bene?”. Sempre tanti saluti, tanti abbracci con tutti forse perché c’è davvero la consapevolezza di essere dei “cittadini fuori dal Comune” ed un senso di appartenenza a questa piccola comunità all’interno della città. Questi cittadini nel corso delle loro giornate cercano sempre qualcuno con cui parlare di inquinamento e di alternative di lavoro ma non sempre i loro interlocutori sono interessati a questi discorsi. Invece al presidio sanno già di poter parlare di certe cose e di essere capiti al volo! E chiacchierando e confrontandosi con tutti il tempo passa senza neanche rendersene conto. Anche stamattina abbiamo dato un piccolo contributo alla causa, con la nostra presenza al presidio, e con la speranza di rivedersi al più presto. Poi i soliti saluti, strette di mano e abbracci. “Ciao Giovanni, ci vediamo!”. Detto fra noi non credo che Alessia abbia ben capito cosa facevano quelle persone sotto la tenda, anche perché ha preferito passeggiare con la Mamma in città vecchia, mentre il Papà parlava con i suoi amici! Ma non importa, quando sarà grande capirà chi erano quei cittadini #fuoridalcomune.
Diario di un presidio – Parte 2 - Simona Fersini (una mamma)
Spiegare ad un bambino di 7 anni perché ci sono dei “signori” che vivono #fuoridalcomune non è semplice perché gli devi raccontare che c’è qualcuno che ha deciso di sacrificare un’intera città ed i suoi abitanti in nome del profitto. Allora ti viene in aiuto la favola delle “sirene e del mostro d’acciaio” e gli spieghi che quei “signori” sono lì perché amano la nostra città e la vogliono rendere più bella, più a dimensione di bambino, vogliono che i bambini una volta diventati “grandi” non vadano via. Capisci che il messaggio è stato compreso quando la mattina dopo, appena aperti gli occhi, ti dice dopo il buongiorno “mamma andiamo dai “signori” di ieri così “da grande” rimango a Taranto?” Un figlio davvero #fuoridalcomune. (Inchiostroverde)
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