(In altro articolo parliamo di questi punti del testo della sentenza)
Nella riunione si sono decise tre cose:
- di rilanciare i ricorsi per il riconoscimento del cambio tuta - su questo gli operai non devono avere alcun timore di ritorsioni da parte dell'azienda, sono centinaia anche all'Ilva di Taranto i ricorsi già in corso;
- di avviare il ricorso anche per quegli operai che hanno firmato la transazione - dato che l'oggetto di essa era non il "cambio tuta", ma "l'indennità di presenza", ed inoltre la firma è stata estorta con ricatto e con modalità illegali che noi possiamo dimostrare e documentare;
- di fare un seguito all'esposto penale per "truffa ed estorsione", attualmente all'attenzione del giud. Todisco, a fronte di altre denunce documentate forniteci anche ieri dagli operai;
- di chiedere comunque, alla luce di questa sentenza, che i sindacati confederali ritirano la firma dall'accordo del 15 dicembre 2011 - questi non possono far finta di niente o fare gli ipocriti, come la Fiom, che saluta la sentenza della Cassazione, fa anche i ricorsi individuali, ma poi non dice niente sulla vera causa di questo non riconoscimento del diritto cambio tuta: l'accordo del dicembre 2011.
Fare i ricorsi di massa aiuta in questo momento una soluzione più collettiva e generale, e aiuta lo stesso esposto. Quindi, anche se lo slai cobas agisce su più piani (compreso appunto, esposto penale, azione sindacale per far decadere l'accordo), gli operai non devono aspettare l'esito dell'esposto, ecc. ma fare subito i ricorsi.
Per questo nei prossimi giorni faremo dei banchetti alle portinerie dell'Ilva.
Per tutti poi ci si può mettere in contatto con lo slai cobas, tramite e mail: slaicobasta@gmail.com - o tel. 3475301704 - o venendo in sede, via Rintone 22 Taranto (prima di ple Bestat via Dante) il martedì e giovedì dalle 17,30 alle 19,30.
Nella riunione è stato denunciato inoltre che la Fiom nei ricorsi individuali punta a chiudere con conciliazioni che riconoscono più o meno quanto già l'azienda sta dando.Lo Slai cobas, invece, andrà avanti legalmente fino a che non si ottiene il giusto riconoscimento della retribuzione per il tempo tuta (calcolato in media in mezz'ora al giorno) con la maggiorazione dello straordinario e per 5 anni indietro.
Alla riunione di sabato erano presenti anche operai dell'appalto ENI, perchè la questione del cambio tuta e di cosa è effettivamente orario di lavoro interessa tutti i settori, lì dove l'uso della tuta e dei DPI è obbligatorio.
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