venerdì 13 settembre 2013

Ilva - il governo va verso un nuovo decreto - ancora per salvare Riva dalla magistratura e dalle sue responsabilità- utilizzando il ricatto attivato da Riva con la chiusura degli impianti

Zanonato fa propria la tesi di  Riva , che con il sequestro legittimo e dovuto della magistratura non sarebbe in grado di proseguire l'attività produttiva - cosa assolutamente non dimostrata - la richiesta di landini del commissariamento  non ci dice come essa tuteli lavoro e continuità dell'inchiesta giudiziaria- sequestro dei beni compreso

i sindacati confederali indicono una mobilitazione per lunedì alle 9.30 

lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce a questa mobilitazione e per quanto riguarda taranto organizza tre giorni di mobilitazione e contro informazione per il 18-19-20 

slai cobas per il sindacato di classe taranto

347-5301704

 ROMA - Subito la cassa integrazione. Poi l'ipotesi di un commissariamento o di un sequestro dei beni che però non impedisca il proseguo delle attività produttive. Sono diverse le ipotesi sul tavolo del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, per tutelare i 1400 lavoratori lasciati a casa dopo la chiusura, in tutta Italia, degli stabilimenti Riva Ilva. Dopo aver incontrato i sindacati in mattinata, lunedì prossimo, secondo quanto si apprende, il ministro incontrerà il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante per discutere proprio della decisione della famiglia Riva di chiudere sette aziende dopo il sequestro di beni per circa 8 miliardi relativo alla vicenda Ilva avvenuto a luglio scorso. Ferrante, le cui funzioni di presidente dell'Ilva sono sostanzialmente 'congelate' a causa del commissariamento dell'azienda, incontrerà tra l'altro il ministro nella veste di rappresentante di Riva Forni elettrici.

"Si ragiona su cento cose e ho valutato anche un'ipotesi di commissariamento ma con la legge Ilva mi pare impossibile perché queste acciaierie non hanno una situazione di disastro ambientale" ha spiegato il ministro "l'ipotesi sulla quale sto lavorando è quella di verificare nei tribunali se sia possibile un sequestro che non blocca le attività produttive", ha aggiunto.

Durante il vertice a Palazzo Chigi sulla questione del Gruppo Riva "non è stata presa una decisione di merito - ha poi chiarito Zanonato - abbiamo deciso di ritrovarci lunedì dopo aver studiato a fondo la questione che ha aspetti complessi per vedere se è possibile gestire l'azienda indipendentemente dal sequestro. In alternativa, ha spiegato, si dovrà verificare se sarà necessario "adottare una norma che non blocchi l'attività produttiva, salvaguardando la volontà dei giudici di tutelare il patrimonio che va messo a disposizione per il danno che eventualmente è stato fatto". Quest'ultima ipotesi, secondo il ministro potrebbe lasciare margini anche il percorso del commissariamento ma "dobbiamo studiarla perché è una cosa complessa sotto il profilo giuridico", ha sottolineato. Poi Zanonato twitta una foto del tavolo di discussione.

"Faremo tutto quanto in nostro potere, naturalmente nel rispetto delle regole, per assicurare un futuro a questi lavoratori", ha assicurato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ribadendo che è già stato "convocato un tavolo per discutere di cassa integrazione. Noi siamo pronti a fare tutto il necessario per assicurare reddito e futuro a queste persone in grave difficoltà".

Una richiesta di commissariamento arriva da Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil: "Il governo convochi un tavolo e avvii il commissariamento, al fine di garantire occupazione e continuità produttiva", ha detto incontrando oggi i lavoratori Riva dello stabilimento di Lesegno, in provincia di Cuneo. "La scelta di Riva di mettere in libertà più di 1.400 lavoratori è un atto di drammatizzazione inaccettabile, perché scarica sui dipendenti responsabilità non loro".

Da parte sua la società ha dichiarato in una nota che lo stop degli impianti è "un atto dovuto dopo il provvedimento del gip" e "non una scelta aziendale". Una "tempestiva esecuzione del provvedimento che "ordinando il sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli impianti e dei saldi attivi di conto corrente. In ottemperanza a tale provvedimento - spiega - l'azienda ha pertanto dovuto procedere con immediatezza alla messa in sicurezza degli impianti" prosegue Riva acciaio che "consapevole dell'impatto sociale provocato dalla disposizione impostale, ribadisce il proprio massimo impegno a collaborare con tutte le istituzioni per ricercare le migliori soluzioni a salvaguardia dei propri lavoratori e del patrimonio aziendale".

Giovedì i sindacati metalmeccanici si incontreranno con i vertici del ministero del Lavoro per aprire la procedura di cassa integrazione per gli stabilimenti del Gruppo Riva. Ai sindacati, infatti, è stato assicurato che Riva chiederà di avere ammortizzatori sociali per i lavoratori. Le segreterie di Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al governo un "intervento urgente e deciso. E' necessario - hanno sottolineato - che gli impianti vengano riavviati al più presto per impedire che un lungo stand-by produttivo degli stabilimenti faccia perdere ordinativi e clienti in un momento in cui molti paesi concorrenti non aspettano altro. Nel frattempo, va previsto l'intervento della cassa integrazione per evitare che a pagare siano i lavoratori. Non lasceremo che l'azienda possa impunemente scaricare sui lavoratori, che non hanno nessuna colpa, il costo delle sue inadempienze. Non assisteremo passivamente alla distruzione del settore siderurgico in italia. Per queste ragioni, lunedì prossimo alle 9,30 i lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva si mobiliteranno in difesa del proprio posto di lavoro e contro "l'inaccettabile ricatto" messo in atto dall'azienda.


Un altro appello al governo è quello del segretario Cgil Susanna Camusso: "Il governo utilizzi queste ore per dirci lunedì quale norma ha predisposto e manda in Parlamento. Una norma che deve precedere altri dibattiti. La produzione dell'acciaio in questo Paese - ha proseguito davanti al presidio dei lavoratori organizzato a Cerveno - è troppo importante perché non si continui a produrla. Non mi interessa come si può fare", purché un provvedimento possa trovare una soluzione al più presto. L'iter giudiziario - ha aggiunto il segretario - non può intaccare l'attività produttiva e il lavoro".

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