Pubblichiamo stralci di questo reportage/intervista sull'Ilva di Prismanew, non tanto per le denunce della situazione che non aggiunge niente di nuovo, ma perchè è sintomatico di certi sindacalisti (come quella intervistata) - sia pur ora un pò "pentiti" - che finora non hanno detto niente, si sono nascosti e invece accusano gli altri di non aver detto e fatto niente prima.
Ci vuole una bella faccia tosta! Tra l'altro da parte di chi continua anche nell'intervista a voler rimanere nell'anonimato (e questa sarebbe pure una sindacalista - che ci sembra onestamente appartenere a un sindacato di destra, forse la Cisnal), e non ha il coraggio neanche di metterci la faccia. (se stava in televisione avrebbe parlato col cappuccio? - Delle due l'una: o ha paura dell'azienda o ha paura dei suoi colleghi sindacalisti)
Questa sindacalista ha invece il coraggio di dire: "ma dov'erano negli anni passati lo Slai cobas e l'Usb...". Ma dov'era lei! Perchè lo slai cobas non solo c'è stato prima di Riva e dopo Riva, non solo ha sempre denunciato, "bollato" la gravissima situazione di attacco alla sicurezza, alla salute e alla vita esistente all'Ilva e causata dall'Ilva (prima all'Italsider), non solo ha "costruito" a Taranto, la lotta sull'amianto, non solo per questa attività continua sulla sicurezza, contro i morti operai ha avuto anche, unica volta, la denuncia-querela direttamente da Emilio Riva - che poi ha perso alla grande, non solo con i suoi esposti ha contribuito ad avviare processi per infortuni mortali e in uno di questi (quello dell'operaio Di Leo) a seguito della denuncia dello slai cobas, sono processati anche sindacalisti, non solo anche recentemente gli operai slai cobas hanno fatto scioperi, vedi tutta la vicenda del Mof, insieme agli operai Usb, ecc, ecc.; ma lo slai cobas ha costruito, con altre realtà, partendo proprio dalla situazione all'Ilva e a Taranto una Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro e sul territorio, che ha fatto manifestazioni nazionali, l'ultima il 22 marzo scorso direttamente ai cancelli dell'Ilva e ai Tamburi, che ha promosso diverse iniziative, anche verso la magistratura, ecc., unendo su questo e mobilitando familiari, magistrati, avvocati, ma anche artisti, intellettuali, ecc. Per l'Usb, presente invece da pochissimo all'Ilva, alcuni operai, come Marco Zanframundo licenziato, stanno pagando di persona la denuncia e lotta contro la mancanza di sicurezza.
In tutto questo, in tutti questi anni, dove stava la cosiddetta "sindacalista" e soprattutto dove stavano i sindacati confederali, tutti? O meglio questi stavano, e stanno, ma dalla parte dell'azienda, contro gli operai dei sindacati di base e contro le loro lotte. Infine, la nostra "sindacalista" continua a nascondersi, dice che "deve essere avviato al più presto un nuovo percorso", ma quale? Muta...
Onestamente, consigliamo ai giornalisti di Prismanews di intervistare chi ogni giorno sta all'Ilva e lotta - e non si nasconde...
Stralci da:
Ilva: “A Taranto corruzione etica”. Reportage Prismanews
La differenza fra la vicenda del Monte dei Paschi e l’Ilva e’ che qualcuno, a Siena, si e’ tolto la vita per la vergogna (o per il senso di colpa). A Taranto invece no...Nel nostro giro per il capoluogo ionico di voci ne abbiamo ascoltate tante. Fra queste anche quella di una sindacalista che ci chiede la cortesia (e’ l’Italia, bellezza!) di non essere citata...
Sono costretto dai condizionamenti a cui lei e’ sottoposta a chiamarla Tiziana. Se il nome e’ artificioso mi auguro almeno che possa dirmi cosa, di Taranto e dell’Ilva, che non e’ ancora emerso. “Su questo posso essere sincera… Grazie ai Comitati e’ emerso tutto ciò che doveva venire fuori, comprese le ‘stranezze’ fra le Istituzioni, i controllori e l’azienda... ma non meno secondario e’ stato discutere del ruolo concertativo al quale si sono prestati i sindacati confederali e pure certi Prefetti. Diciamo che in questa parte di Puglia, negli anni si e’ assistito a un fenomeno strano: sono uscite allo scoperto voci che prima nessuno aveva ascoltato. Taranto ha dovuto ammalarsi e morire prima di aprire squarci di verità”.
Le chiedo, secondo lei, i motivi di tale silenzio durato tanto? “Posso solo ipotizzare, osservando a distanza quello che la mia esperienza di sindacalista mi ha suggerito… E’ stato il cosiddetto ’interesse nazionale’ a spingere al silenzio, un interesse che qui e’ stato mal interpretato e ha di fatto annullato il valore del lavoro. E’ stata una scelta presa a più livelli e che alla fine si e‘ dimostrata terribile per tutti. Nei fatti si e’ trasformata in una corruzione etica”.
La deriva etica e’ uno dei mali denunciati a più riprese da Papa Francesco e prima ancora da Papa Benedetto. Qual e’ stato il ruolo della Chiesa cattolica, qui? “...Ebbene, la Chiesa qui e’ stata assente. Mi duole dirlo: il vescovo di Taranto nulla ha fatto ne’ detto in passato… mentre adesso tutti dicono, parlano, agiscono. E’ interessante notare la differenza che si e’ avuta nel corso degli anni: siamo passati dal silenzio più totale alle urla più assordanti! In tanti stanno parlando, oggi; addirittura siamo arrivati al punto tale da ottenere la bonifica per le scuole del quartiere Tamburi… certamente un ottimo risultato ma occorre che alla fine Taranto possa godere di un lavoro eco-compatibile altrimenti tutto sarà reso vano...”.
Il sindacato di base sta lottando da tempo. Dopo le celeberrime dichiarazioni del commissario Enrico Bondi (e il dossier di 44 pagine... - N.d.R.) e’ stata alta l’adesione allo sciopero proclamato da USB nello stabilimento lo scorso luglio. Slai-Cobas bollo’ quelle dichiarazioni di Bondi come ‘Ignobili e gravissimi atti… un insulto agli operai, ai cittadini, ai morti, ai malati… un irridente attacco ai magistrati, agli organi di controllo’. “Il sindacalismo locale ha sofferto, ad esempio, della personalizzazione del rapporto che ha portato alcuni colleghi della Triplice a barattare piccoli favori con il voto. Al sindacato piu’ in generale mancano circa 3mila tesserati che prima erano della Cisnal (sindacato di Destra - N.d.R.) e che ora sono spariti… E in quanto a Ubs e Slai-Cobas, e’ vero che stanno battendo i pugni. Ma dov’erano negli anni passati?”...
Tiziana: ma davvero l’acciaio dell’Ilva e’ strategico per il nostro Paese? A livello mondiale non sono i Cinesi a produrre di più e a basso costo? “Partiamo dal ciclo produttivo: quello che la famiglia Riva manda avanti e’ un sistema vecchio pur se la qualità ancora tiene. Lei parla di Cina ma si dovrebbe evocare il Brasile, dove sono pronti a entrare in produzione circa trecento - dico: trecento! - stabilimenti. Strano che nessuno lo faccia presente, eppure e’ così. Dunque il futuro di Taranto e’ segnato, con o senza Ilva! Ed ecco perché deve essere avviato al più presto un nuovo percorso, che sarà ovviamente lungo e difficile. Ma obbligatorio”.
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