redazioneonline corriere di taranto
Contramianto
continua a registrare nuovi casi mortali per tumore dovuti alle
pregresse esposizioni amianto in lavoratori ILVA/Italsider di
Taranto. L’ultimo decesso riguarda un tornitore dell’acciaieria
ionica morto ancora per mesotelioma: una strage di operai che sembra
essere inarrestabile. Il tumore pleurico che ha condotto a morte l’ex
operaio tarantino del siderurgico è un cancro legato da sicura
esposizione all’amianto. Il caso, già riconosciuto malattia
professionale Inail e per il quale lo Spesal di Taranto – il
Servizio di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro – ha attivato tutte le
indagini previste, è stato segnalato da Contramianto al ReNaM COR
Puglia, il Registro Mesotelioma per la Puglia. Secondo stime attuali
di Contramianto ad oggi i casi di mesotelioma a Taranto hanno
superato le 500 morti, una fetta consistente di oltre 200 mesotelioma
professionali riguardano lavoratori diretti ed indotto del
siderurgico. Ma l’amianto nel siderurgico di Taranto ha provocato
altri tumori quali cancro polmonare, tumore alla laringe, cancro
gastrico, tumore ai reni, vescica, prostata e colon. Nell’ambito di
gruppi di lavoratori esposti all’amianto si stima che ad ogni caso
di mesotelioma insorto si associano tre casi di tumore al polmone;
tale valutazione induce a ritenere che per i lavoratori
Italsider/ILVA i casi di cancro polmonare, pleura-polmone-apparato
respiratorio, siano prossimi a mille tumori che hanno provocato la
morte di operai ma anche di impiegati tecnici ed amministrativi,
anche questi ugualmente esposti all’amianto negli ambienti
contaminati della fabbrica.
Intanto martedì 9 ottobre al Tribunale
di Taranto arriva dinanzi al GUP l’ennesima richiesta di rinvio
a
giudizio per la morte per mesotelioma di tre operai, due manutentori
e un capo turno, e per un quarto operaio manutentore affetto da
asbestosi, tutti ex lavoratori ILVA/Italsider esposti all’amianto.
Contramianto nel corso dell’udienza presenterà la costituzione di
parte civile a sostegno di quei lavoratori morti e malati per colpa
dell’amianto dell’acciaieria di Taranto. “Vogliamo giustizia
per le vittime fiduciosi che il procedimento penale avviato possa
fare chiarezza su lavoro, amianto, danni alla salute e responsabilità
dei dirigenti chiamati a rispondere in aula di quanto accaduto –
afferma in una nota Contramianto -. La richiesta di rinvio a giudizio
dei 12 dirigenti Italsider/ILVA si basa su possibili inosservanze
delle norme sull’igiene del lavoro che esponevano i lavoratori al
rischio amianto non prevedendo l’uso e l’assegnazione di d.p.i.
(dispositivi di protezione individuali), non formando né informando
i lavoratori sul rischio amianto, pur adibendo gli stessi a
lavorazioni che gli esponevano a polveri di amianto e fumi. Ad oggi
l’amianto è ancora presente nell’ILVA dove vi sono quasi 4000
tonnellate di amianto in gran parte friabile, un potenziale rischio
per quanti ancora oggi lavorano, necessaria una bonifica immediata
chiesta e promessa ma ancora inattuata, un pericolo per la salute. Ad
oggi le migliaia di lavoratori ILVA/Italsider attendono una adeguata
sorveglianza sanitaria che accerti le reali condizioni di salute dei
35000 esposti all’amianto del siderurgico tarantino, un programma
di tutela che tarda ad arrivare e per il quale Contramianto ha
rinnovato l’appello nazionale e regionale per rendere effettivo il
programma
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