giovedì 5 settembre 2013

Amiu/Comune - PARLIAMO DEL LAVORO CHE NON C'E' E SI RISCHIA DI PERDERE

Stanno uscendo altre varie denunce in questi giorni sulla situazione grave dell'Amiu, sullo stato disastroso dei servizi in città, con situazioni di vero e proprio degrado anche lì dove sarebbe in atto la raccolta differenziata; su lavori pubblici che non vengono fatti mentre si fanno lavori inutili e senza fine, con spreco di soldi pubblici - ma con, evidentemente, invece fortune finanziarie per ditte appaltatrici e per assessori compiacent; ecc. Tutto questo con un Comune e un Sindaco che fa come le "tre scimmiette": non vedo, non sento, non parlo (di questo, mentre parla a vuoto di altre cose). 
Noi più volte, anche recentemente, abbiamo denunciato questa assurda situazione e la necessità che si ponga realmente all'Ordine del Giorno la cacciata del Sindaco Stefano

Nello stesso tempo abbiamo detto e continuiamo a far appello su questo, che a Taranto sulla questioni del lavoro e chiaramente del salario, serve una rivolta di massa di disoccupati, di chi ha perso o sta perdendo il lavoro, dei lavoratori e soprattutto lavoratrici precarie, di lavoratori che da anni stanno in cassintegrazione senza speranza. Sotto una rivolta che ponga chiaro un "problema sociale di ordine pubblico", nessuno farà niente. A Taranto anche in passato è stato così.

Ed è proprio la questione del lavoro che viene fuori drammatica dalle vicende Amiu e Comune. 
La condizione di tutti i lavoratori, lavoratrici che stanno negli appalti comunali è un manifesto della vergogna: a tre, due ore, e anche meno, di lavoro al giorno, per 400 ma anche 250 euro al mese; una condizione sotto il livello di minimo di decenza e di legge; sempre poi ultraprecari, con molti contratti che durano solo alcuni mesi, con l'assurdo che devono essere pure "contenti" se lavorano per altri 4/6 mesi.
La condizione dei lavoratori dell'appalto Amiu è altrettanto; i "fortunati" sono quelli a tempo indeterminato e che almeno lavorano 6 ore al giorno (come alla Pasquinelli), ma è un lavoro di merda, tra topi, rifiuti organici, siringhe e rifiuti pericolosi di ogni tipo, in una condizione di sottorganico che li costringe troppo spesso a fare turni di 12 ore per sostituire lavoratori in malattia, in ferie, ecc., anche col ricatto che se non sostituisci la ditta manda da fuori altri operai. Poi, sarà come sarà - ma ora lo slai cobas vuole vederci chiaro - tutti i lavoratori che stanno alla Pasquinelli dimagriscono visibilmente.
Ora oltre i lavoratori della discarica, tra un pò ci saranno più di 70 lavoratori Amiu senza lavoro, perchè una serie di servizi l'amiu se li scrolla di dosso (pulizia e manutenzione del verde, pitturazione scuole e piccola manutenzione stradale, ecc.). 
E quale sarebbe la trovata dell'Amiu/Comune? Mettere questi lavoratori a fare la nuova raccolta differenziata a Tamburi, Paolo VI e Talsano, che dovrebbe partire a novembre. 
Quindi, il verde, tolto a questi lavoratori che da anni lo fanno e sono ormai esperti, rischia di fare la fine della raccolta differenziata di S.Vito-Lama che tolta ai /disoccupati poi lavoratori "Castiglia" che erano formati ad hoc e fatta da lavoratori amiu è diventata peggio della raccolta rifiuti indifferenziati (vedi tutte le denunce degli abitanti); la nuova raccolta differenziata non si farà porta a porta, e fatta da lavoratori non formati, sarà l'ennesima presa in giro.
Infine c'è tutta la questione dei lavori pubblici, in particolare quelli legati alla bonifica dei quartieri (quando e se ci saranno i fondi effettivi e sufficienti) che teoricamente potrebbero creare posti di lavoro a Taranto ma che invece non porteranno a nuove assunzioni perchè il Sindaco, alla faccia di ogni logica sociale, non intende mettere una clausola sociale nei futuri contratti di appalto che vincoli le ditte vincitrici ad assumere disoccupati, a partire proprio da quelli dei quartieri più inquinati, nè chiede corsi di formazione per preparare a questi lavori.

Per questo contro questa situazione parliamo di rivolta!
Non bastano le denunce, non bastano le proteste ogni tanto sotto o dentro il Comune, occorre una lotta lunga e dura.

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